Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


sabato 8 maggio 2010

Di quando mi hanno respinta in aeroporto

Riporto qui la mail che ho scritto quando mi hanno respinto all'aeroporto di Tel Aviv, qundo l'ultima volta ho tentato di entrare in Palestina.
"L'unica democrazia del medio oriente"

Sono arrivata in aeroporto a Tel Aviv, o meglio Tel al-Rabi, il nome di Tel Aviv prima che nel 48 i sionisti cacciassero le popolazioni origiarie o le trucidassero. Dicevo, arrivo in aeroporto e al controllo passaporti mi fermano dicendo “aspetta un attimo che verrà qualcuno a parlare con te”.
In realtà ho aspettato 2 ore e poi una ragazza grassa e brutta, con 2 occhi piccini ed aggressivi, con un computer di fronte incomincia ad
interrogarmi, dicendo fin dall'inizio che sapevano che ero entrata 2 volte e da dove ero entrata ecc, e scrivendo tutto quello che dicevo nel suo pc. Dopo mezz'ora circa di interrogatorio in cui le spiegavo che l'ultima volta che ero stata in Palestina ero stata con la walk about love (ritrovo di fricchettoni autorizzato da israele) e che sarei tornata con la walk about love, lei mi dice che non mi crede, mi chiede se ho fatto parte di organizzazioni illegali, mi chiede di dirle tutti i nomi di quelli che conosco nella west bank (continuo a sostenere di non conoscere nessuno), e mi domanda le mie relazioni con l'ISM, le domando cosa sia l'ISM ecc, poi mi fa aprire una mail in cui credevo di non avere mail compromettenti (un indirizzol di gmail che avevo dato l'altra volta che ero entrata) e l'ho aperta pensando
sempre di riuscire a convincerla che non avevo nulla a che fare con questo ISM. In realtà dentro c'era una mail all'ISM Palestina e lei mi ha accusata di mentire e mi ha chiesto di ritrattare dicendo tutti i nomi di quelli che ho conosciuto ecc. Io le ho risposto “I don't have anything else to tell you” non ho niente altro da dire.

Mi hanno messa ad aspettare un altro paio di ore o forse di più (e a questo punto sapevo che mi avrebbero reimpatriata, perchè l'ISM, pur essendo nonviolento, è considerato illegale alla stregua di un'organizzazione terroristica), poi mi hanno portata in un altro ufficio (l'ufficio del ministero dell'immigrazione forse, un qualche ministero, non ricordo) sempre all'interno dell'aeroporto, e li mi hanno detto che mi avrebbero reimpatriata e che non avrei potuto entrare in israele per i prossimi 10 anni. Domando con che aereo, a che ora sarei arrivata, non me lo dicono. Dopo qualche altra ora mi hanno portata fuori dall'area del controllo passaporti con 2 poliziotte di scorta, ed un tizio della security ha cominciato e domandarmi di nuovo la ragione del mio viaggio, gli ho detto che me la avevano già domandata dentro, le poliziotte mi dicevano “ripondi”, a me sembrava troppo una presa per il culo e gli ho detto che non avevo nulla da dire, di nuovo. Lui risponde che questo renderà le cose più difficili, e io penso: “tanto, peggio di così...”.

Entriamo in un'altra stanza dove mi perquisiscono (non mi spogliano del tutto, mi lasciano sia i pantaloni che una maglia), perquisiscono lo zaino (in maniera piuttosto sommaria, peraltro, infatti srotolano il sacco a pelo senza aprirlo bene dentro ecc.) e si prendono i 2 cellulari che avevo con me: quando gli do quello con la sim ha la batteria al massimo e segnale buono, quando me lo restituiscono (ci lavorano diverse decine di minuti) ha la batteria a metà e non è più in grado di ricevere segnale israeliano.
Nemmeno l'altro è in grado di ricevere segnale. Prendono 3 scatole di cartone grandi uguali, in una mettono il caricabetteria del cell senza
sim, in un'altra la custodia del pc, in un'altra il pc con l'alimentatore. Mi dicono che la scatola con il caricabatteria sarebbe venuta con me, e anche quella con la custodia del pc, mentre il pc sarebbe arrivato a parte, perchè dovevano fare dei controlli, all'inizio dicono che lo avrei trovato scendendo dall'aereo e poi dicono che scesa dall'aereo sarei dovuta andare al lost and found perchè me lo avrebbero spedito più avanti.

Dopo aver manomesso il cellulare in modo che non possa più ricevere segnale israeliano mi dicono a che ora è il volo il giorno dopo, così che non potessi avere la possibilità di comunicarlo in Italia.

Torno nella stanzina di prima, e trovo una palestinese con passaporto statunitense nella mia stessa situazione, che sta per essere rimandata egli USA. Ha un velo azzurro e si dondola dicendo “I wanto to go home, I wanto to go home”, voleva andare a trovare la sua famiglia. Nel furgone con cui mi portano alla prigione sono con un altro palestinese della costa rica, è la 4° volta che tenta di entrare e voleva fare visita alla sua mamma malata, ma lo rispediscono in costa Rica. Sono in cella con una sudafricana di 25 anni, una russa di 40circa ed una nigeriana di circa 30. Loro non hanno potuto entrare perchè il soldato della frontiera ha deciso che non avevano abbastanza soldi per permettersi una vacanza in israele, loro dicevano di avere la carta di credito... Nella cella in fianco invece c'è una donna di 32 anni indiana con un bimbo di qualche mese, aveva vissuto 5 anni in israele e adesso la reimpatriavano. Lei, avendo vissuto in israele, doveva
firmare un foglio con cui dava in suo consenso a salire sull'aereo, e si rifiutava di firmare. Era un'immagine strana quella di lei che cercava di fare ridere il bambino ma nel frattempo le scendevano le lacrime sulle guance...

Ho dovuto insistere un'oretta perchè mi dessero la coperta, il coprimaterasso e lo spazzolino da denti, ma ho dovuto domandare molto più
a lungo per la chiamata con l'ambasciata a cui avevo diritto, quella me la hanno lasciata fare il giorno dopo...ero stata tanto tempo a battere sulla porta della cella, non che ci fosse molto altro da fare...anche perchè l'ora d'aria durava 10 minuti e a me non l'anno fatta fare (immagino fosse perchè ero li per meno di 24 ore).

Poi mi hanno messa su un altro furgone con una panca di ferro e le sbarre alle finestre, mi hanno portata direttamente alla pista di decollo
dell'aereo, hanno caricato il bagaglio e mi ci hanno fatta salire. I miei documenti (passaporto ecc) li aveva la hostess fino al momento dell'atterraggio.


Questo il racconto, all'incirca, di cosa mi è successo.

A me resta tanta rabbia. Tanta rabbia perchè mi abbiano proibito di entrare in Palestina per i prossimi 10 anni a causa della collaborazione con un'organizzazione nonviolenta. Tanta rabbia per il fatto che non facessero nemmeno tornare a casa i palestinesi che dovevano visitare la famiglia.
Frustrazione per il senso di impotenza che ti da il fatto di essere in prigione, per non potere comunicare con fuori, per le bugie che
raccontavano in continuazione i poliziotti.


Questo stato maledetto che si autodefinisce l'unica democrazia del medio oriente, questo stato di fatto propaggine e colonia occidentale in un mondo di cui non fa parte, questo stato la cui arroganza è spalleggiata da Europa e USA in primis, questo mostro che più permettersi di violare qualunque risoluzione dell'ONU e compiere pulizie etniche senza che da nessuna parte si propongano sanzioni.


Sul letto sopra il mio nella cella c'era scritto "someday your god will punish you, fucked israel"

Boicotta israele perchè non lascia entrare i dissidenti politici e nemmeno i palestinesi che vogliono tornare a casa.

1 commento:

  1. Tel Aviv è Tel Aviv. E la Palestina non esiste e non è mai esistita. Stattene a casina tua.

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