Scrivo questa
lettera ai compagni e compagne antimperialisti. E la scrivo fondamentalmente perché mi
rendo conto che le informazioni che escono riguardo il Rojava e la
guerra contro lo Stato Islamico sono poche e contraddittorie. La
scrivo perché vedendo le cose da qui, appare palese da che parte
stia l'imperialismo, e contro chi stia lavorando.
Perchè lottare per la libertà è un modo stupendo per affermare di essere vivi.
Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)
sabato 30 maggio 2015
sabato 23 maggio 2015
La commissione per l'ecologia
La commissione
dell'ecologia è quella deputata alla salvaguardia dell'ambiente,
degli ecosistemi, e dell'armonia in cui tutte le creature viventi
convivono.
“la questione
ambientale è importante” spiega Hêvîn
Şeho, la compagna che si
occupa di quest'ufficio “perché siamo tutti e tutte parte di un
unico ciclo. Bisogna che acqua, terra, aria e le creature che in esse
vivono rimangano in armonia. È importante tenere conto della catena:
ciascun essere vivente completa gli altri, se ci sono problemi con
una sola specie questi si ripercuotono su tutte.”
domenica 17 maggio 2015
la commissione delle donne
Desteya jin,
letteralmente, significa la mano delle donne. Dicono che è come una
mano perché ci sono tante dita ma che lavorano per una sola mano.
Desteya, talvolta, viene tradotto con la parola “ministero”.
Effettivamente, è quanto più si avvicina ad un ministero, perché
da qui vengono fatte le proposte di legge, e perché esiste il
desteya dell'economia, quello dell'ambiente, quello degli esteri
ecc... Ma, non essendo di fronte ad un sistema statale, di fatto
viene difficile identificarli con un vero ministero. In altri casi
viene tradotto con “commissione”, e probabilmente è a parola che
più si addice.
La fondazione delle donne libere
La fondazione delle
donne libere nel Rojava (Weqfa Jina Azad A Rojava) è una fondazione
gestita da donne, che punta a sviluppare progetti con lo sogan “la
libertà delle donne è alla base di una società libera”. Nella
sede di Qamislo, Henna Ali, tra le fondatrici, racconta come è nata
l'associazione e i suoi obiettivi: “Inizialmente eravamo 5 donne,
arabe e curde abitanti del Rojava: confrontandoci con la brutale
guerra in corso abbiamo rilevato la necessità che le donne
reagissero agli effetti da essa causati su donne e bambini, per
questo abbiamo aperto questa sede il primo settembre 2014. All'inizio
nessuno capiva cosa stessimo facendo, perché la parola “Weqf”,
che significa fondazione, era associata a luoghi di carattere
religioso, infatti siamo la prima fondazione laica e di donne del
medio oriente. Quindi, per farci conoscere, siamo andate casa per
casa a domandare come vivessero le donne e quali fossero le loro
necessità, abbiamo fatto incontri per spiegare le nostre attività e
la gente passo passo ha capito.” Queste statistiche sono state
svolte tra le donne arabe, curde e siriane a Qamislo, e mostrano che:
l'85% di esse aveva figli, quasi il 60% non ha mai ricevuto
un'istruzione, e il 92% vorrebbe essere istruita, mentre il 71,5%
delle donne vorrebbe lavorare, e solo il 29% lavora ricevendo uno
stipendio. Per rispondere a questa volontà delle donne di essere
autonome e superare i ruoli di genere che la società patriarcale ha
imposto loro, sono stati ideati e messi in campo diversi progetti.
mercoledì 13 maggio 2015
i martiri non muoiono mai.
Stavano combattendo
contro l'ISIS, uno dei peggiori mostri creati dall'occidente. Sono solo alcuni dei tantissimi. Erano
arrivati dal nord del Kurdistan, dalla Turchia, per combattere
assieme ai loro fratelli curdi del Rojava. E, dalle mani dell'ISIS,
sono stati ammazzati.
Sono caduti in
battaglia, difendendo i loro fratelli e sorelle. Il loro corpo è
morto, perché altri potessero vivere, e perché altri potessero
vivere liberi. Il loro corpo è morto, perché amavano troppo la vita
e la libertà.
Ma non una lacrima,
perché sono morti da esseri libri, nel difendere ciò che credevano.
Non una lacrima, perché la lotta continua, anche nel loro nome.
Ogni volta che un
nuovo combattente arriva, prende il nome di un combattente il cui
corpo è morto. Perché le idee per cui combatteva non muoiano.
Perché il suo spirito continui a lottare.
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