Ho sempre pensato
che fosse necessario anche confrontarsi e trarre ispirazione anche da
esperienze molto lontane da noi, per poter trovare soluzioni alle
contraddizioni che viviamo quotidianamente. Secondo me è necessario
comprendere e combinare tra loro diversi punti di vista per ottenere
una comprensione generale e profonda, che a sua volta porti ad una
pratica finalizzata ad un miglioramento reale della situazione in cui
viviamo. È proprio per questo che penso che le vite e le esperienze
di donne non molto lontane possano contribuire al dibattito riguardo
come costruire il nostro futuro, ed è appunto per questo che le ho
raccontate in un libro.
Viaggiando, quindi,
si impara. E credo di avere imparato alcune cose (poche, ma pur sempre qualcosa), trascorrendo più di un
anno e mezzo in Rojava.
Ho respirato una
lotta contro il sistema che ci vuole schiave1,
e che usa come primo strumento per farci schiave quello di metterci
una contro l'altra, di farci l'una all'altra nemiche. Ho compreso
come la migliore difesa contro di questo sia l'amore: è per questo
che ho intitolato il libro che ho scritto “per Amore – la
rivoluzione del Rojava vista dalle donne”. Uno degli scopi
principali di questa lotta è ricomporre la società che il
capitalismo vuole distruggere, fare in modo che gli esseri umani si
incontrino, ed apprendere assieme come fare a risolvere problemi
comuni in maniera collettiva: è per questo che esistono le komine,
cellula di base del confederalismo democratico, e tutte le altre
assemblee e luoghi di incontro.
Il contrario di
capitalismo è società, perché il capitalismo distrugge la società
e perché una rete sociale più forte degli interessi personali è
antidoto al capitalismo. Nel momento in cui contribuiamo a costruire
muri, a mettere distanze tra persone e gruppi, non siamo quindi altro
che schiave del sistema.
Ho visto quanto sia
importante non chiudere il proprio pensiero e le proprie azioni
dentro a dogmi limitanti, come sia importante liberarsene per
sperimentare strade nuove. Ho visto come i dogmi con cui cresciamo
possono impedirci di comprendere tutto quello che non riusciamo ad
incasellare nelle nostre griglie preconcette. Ho anche compreso
quanto difficile sia liberarsi di queste letture cariche di
pregiudizi che ci impediscono di librarci in aria, ho visto quanto
dolore e rabbia possa portare questa lotta interiore per imparare a
volare, e quanto splendido e grandioso sia poi il volo. Ho osservato
le rotture che può portare rinnegare sé stesse, e in questo senso
deve essere chiaro che rompere con i dogmi non significa rinnegare la
propria storia: chi rinnega sé stessa e la propria identità non è
in grado di volare.
Soprattutto, in
Rojava, ho visto che è possibile creare qualche cosa di diverso. Che
raccontano bugie quando vogliono farci credere che il mondo
capitalista sia l'unica possibile soluzione ai bisogni della gente, o
che lo Stato sia l'unica possibile forma di organizzazione. Ho visto
che realmente la società può organizzarsi senza uno Stato, che si
può dare a ciascuna secondo i suoi bisogni senza necessità
dell'accumulazione di capitale. Ho capito che è una strada difficile
da percorrere, che in ogni momento è necessario fare autocritica, e
non pensare che tutto sia chiaro limpido e incontrovertibile: perché
i tranelli sono moltissimi, e dobbiamo essere vigili per non cadere o
forti per rialzarci. Ho visto però che una forma di organizzazione
sociale diversa e più umana è possibile, è necessaria: sono
convinta che sarà il nostro futuro.
Ho poi osservato
l'importanza della bellezza. Parafrasando una vecchia frase, “se
non c'è bellezza, non è la nostra rivoluzione”. La bellezza è
necessaria quanto l'aria che respiriamo, perché la bellezza non è
solo la meta, ma soprattutto la strada.
Ho quindi riportato
un pezzo di quello che ho imparato in Rojava in questo libro,
trascrivendo i racconti delle donne che descrivevano la propria vita. Verrà data voce alle donne del Rojava, sarano loro a raccontare, non io.
Ho messo nero su bianco poi alcune delle domande che secondo me questo pezzo di
mondo ci pone, senza pensare di aver trovato qui la Verità, ma una
realtà da cui è necessario prendere spunti, perché ci pone domande
critiche su quello che stiamo costruendo, ci obbliga a riflettere su
cosa ci spinge in una certa direzione. Perché non siamo guardiane di
braci, che cercano di fare in modo che non si spengano del tutto:
siamo invece fuoco ardente, in grado di diffondersi e scaldare ed
illuminare il presente ed il futuro.
Nel libro ci sono
alcune donne che raccontano la loro storia, come vivevano prima della
rivoluzione, come partecipano alla realizzazione di una società
democratica, e quali cambiamenti ci sono stati nella loro vita.
Queste storie sono intervallate da alcune brevi riflessioni, non
volte a portare soluzioni quanto a porre quesiti: che domande pone a
noi la rivoluzione del Rojava? Quasi certamente questo testo è
incompleto, molto probabilmente si potrebbe fare di più, ma
sicuramente è un inizio, un sasso nel lago. Senza pretese, un
contributo al dibattito.
Non troverete questo
libro nelle librerie, solo nelle presentazioni che verranno
organizzate, o al massimo in qualche “banchetto” di compagne.
Perché? Perché questo libro è uno strumento, un canale per poterci
conoscere, un laccio per avvicinarci. Non serve leggerlo da sole
chiuse nella corazza proprio isolamento. Incontriamoci, discutiamone,
critichiamoci a vicenda. E facciamo fiorire nuove idee, senza
dimenticare le vecchie o rinnegare la storia che ci ha portate ad
essere quello che siamo.
Insieme.
p.s.: per le
presentazioni contattatemi all'indirizzo todessil@gmail.com . Personalmente preferirei che gli incontri fossero organizzati da
donne, ma se questo non vi è possibile o non vi va, sono molto
contenta di incontrare gruppi misti. Non mi importa che
compaia il mio nome (basta “una compagna di ritorno dal Rojava”)
ma se per qualche ragione preferite metterlo non c'è problema. Mi
piacciono di più gli incontri con poche persone, perché si riesce
ad instaurare un dibattito più aperto: quindi se fosse possibile mi
piacerebbe fare più incontri nella stessa zona con meno
partecipanti in ciascuno di essi; ma se non vi piace l'idea o se per
qualche ragione preferite fare diversamente, ovviamente va benissimo
lo stesso. In questo periodo mi piacerebbe incontrare soprattutto
compagne che in qualsiasi modo lottano contro il sistema classista,
gerarchico, patriarcale, statale, capitalista... ma se avete in mente
incontri in scuole o con gruppi scout o in qualsiasi altra situazione
ovviamente va benissimo.
In somma, fate un po
come vi pare; purché ci incontriamo.
1In
questa presentazione, come nel libro, non viene usato il maschile
neutro ma il femminile neutro, che nell'intenzione di chi scrive
include anche il genere maschile.
come fare a contattarti per organizzare un incontro???
RispondiEliminaelisa
scusa, vedo ora il messaggio. Scrivi alla mai mail: todessi@gmail.com
Eliminacomunque c'è scritto....
E per avere una copia del libro? Claudio Venza (venza.claudio@gmail.com)
RispondiEliminac'è sempre scritta la mail sopra...
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