Tratto da: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.612882055426409.1073741829 (indirizzo a cui potete trovare anche tutte le foto)
Jabal al-Kashef è un villaggio a est di Jabalia, nel nord della striscia di Gaza.
La barriera di separazione si vede in lontananza, al di la di alcuni campi coltivati con alberi di limoni arance e olive giovani e bassi. Gli alberi da frutto sono giovani e bassi perché dal 2006 sono stati sradicati tre volte, e tre volte sono stati ripiantati.
“Mia figlia ha passato due settimane sotto shock senza parlare. Per una settimana non riconosceva nemmeno i familiari e non si ricordava il suo nome. Aveva dieci anni durante l'incursione del 2006, quando, per 17 giorni, 21 soldati hanno invaso la nostra casa. Sono entrati sbattendo forte sulla porta ed urlando, hanno preso mio marito e lo hanno portato fuori, e poi sono entrati in casa nostra. Lo hanno spogliato e interrogato, domandandogli della resistenza: per ore non abbiamo avuto modo di comunicare con lui, non sapevamo come stesse ne' cosa gli stessero facendo; e nemmeno lui sapeva cosa ne fosse stato di noi. Durante i 17 giorni in cui le forze di occupazione avevano invaso la nostra casa noi siamo rimasti rinchiusi nel sottoscala, eravamo le mie figlie di 10 e 13 anni, i miei figli di 11 e 12 anni, mio marito, mia suocera ed io. La luna rossa non riusciva ad arrivare nell'area, e quindi non poteva portarci cibo, gli ultimi giorni mettevamo del pane nel tè per poter sfamare i bambini, mentre i soldati ci puntavano le armi contro. I soldati hanno scritto offese sconce sui muri, hanno reso inservibili i mobili e li abbiamo dovuti ricomprare. Mio marito piangeva, domandando come siamo arrivati a questo punto, in cui non poteva nemmeno dare da mangiare ai suoi figli, in cui non riuscivamo ad avere coperte...” Racconta Suad, descrivendo un'incursione nell'ottobre 2006. “Nello stesso periodo hanno distrutto 5 dunam dei nostri alberi, avevamo aranci, olivi, limoni: come tutti, qui, vivevamo di quello. Sono tornati a casa nostra anche durante piombo fuso e colonna di difesa, le hanno dato fuoco, ci hanno lanciato due missili che sono arrivati nella stanza da letto e in ingresso, provocando delle crepe che fanno passare l'acqua, mentre l'edificio è crivellato di colpi di arma da fuoco israeliano.”
La barriera di separazione si vede in lontananza, al di la di alcuni campi coltivati con alberi di limoni arance e olive giovani e bassi. Gli alberi da frutto sono giovani e bassi perché dal 2006 sono stati sradicati tre volte, e tre volte sono stati ripiantati.
“Mia figlia ha passato due settimane sotto shock senza parlare. Per una settimana non riconosceva nemmeno i familiari e non si ricordava il suo nome. Aveva dieci anni durante l'incursione del 2006, quando, per 17 giorni, 21 soldati hanno invaso la nostra casa. Sono entrati sbattendo forte sulla porta ed urlando, hanno preso mio marito e lo hanno portato fuori, e poi sono entrati in casa nostra. Lo hanno spogliato e interrogato, domandandogli della resistenza: per ore non abbiamo avuto modo di comunicare con lui, non sapevamo come stesse ne' cosa gli stessero facendo; e nemmeno lui sapeva cosa ne fosse stato di noi. Durante i 17 giorni in cui le forze di occupazione avevano invaso la nostra casa noi siamo rimasti rinchiusi nel sottoscala, eravamo le mie figlie di 10 e 13 anni, i miei figli di 11 e 12 anni, mio marito, mia suocera ed io. La luna rossa non riusciva ad arrivare nell'area, e quindi non poteva portarci cibo, gli ultimi giorni mettevamo del pane nel tè per poter sfamare i bambini, mentre i soldati ci puntavano le armi contro. I soldati hanno scritto offese sconce sui muri, hanno reso inservibili i mobili e li abbiamo dovuti ricomprare. Mio marito piangeva, domandando come siamo arrivati a questo punto, in cui non poteva nemmeno dare da mangiare ai suoi figli, in cui non riuscivamo ad avere coperte...” Racconta Suad, descrivendo un'incursione nell'ottobre 2006. “Nello stesso periodo hanno distrutto 5 dunam dei nostri alberi, avevamo aranci, olivi, limoni: come tutti, qui, vivevamo di quello. Sono tornati a casa nostra anche durante piombo fuso e colonna di difesa, le hanno dato fuoco, ci hanno lanciato due missili che sono arrivati nella stanza da letto e in ingresso, provocando delle crepe che fanno passare l'acqua, mentre l'edificio è crivellato di colpi di arma da fuoco israeliano.”