Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


giovedì 31 ottobre 2013

Qualche buona ragione per essere a Torino dal 30 novembre al 2 dicembre (prima parte).

Il 2 dicembre, a Torino, Netanyahu e Letta si incontreranno in un vertice bilaterale. Il Presidente del consiglio descrive l'incontro come “un'opportunità per capire come costruire anche noi una start up nation”. Si tratta di rafforzare la collaborazione con Israele soprattutto per quanto riguarda le imprese “start up” e quelle che si occupano di innovazione tecnologica in generale. La collaborazione verterà “soprattutto sul trasferimento tecnologico, la formazione, gli investimenti e, in generale, la condivisione di esperienze tra le rispettive imprese attive sul fronte dell'innovazione tecnologica”.1 In una nota l'ICE (acronimo di Istituto Commercio Estero, l'agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane) spiega che gli ambiti più remunerativi per le aziende che vogliono investire in Israele sono:
  • energie rinnovabili – gas
  • aerospazio
  • cyber security
  • infrastrutture
  • sanità biomedicale
  • expo 20152



Detto questo, le ragioni per cui è importante essere a Torino ad affermare con forza il nostro “No!” a questi accordi sono talmente tante che ci si riempirebbe non un libro, ma una collana di libri.

E quindi, eccone alcune, in estrema sintesi, senza sperare di esaurirle. Altre seguiranno in altri post.

Inizierò dal punto che l'ICE titola “aerospazio” e che nella sua nota descrive così: “Nel comparto aerospaziale tra i due paesi c'è un accordo di cooperazione scientifica ed industriale che corre lungo un doppio binario: uno accademico e l'altro industriale. L'accordo, firmato nel 2011, ha permesso all'Italia di diventare il principale partner di Israele nel settore aerospaziale dopo la NASA. La sfida è quella di lanciare iniziative congiunte per poi trovare sbocco comune sul mercato USA. Degno di nota è il recente contratto vinto dalla Aermacchi per la fornitura di 30 aeromobili da addestramento agli israeliani.” Queste parole in qualche modo aggirano il punto centrale, senza nominarlo e lasciandolo sottinteso tra le righe: ciò di cui si parla è in realtà il commercio di armamenti e tecnologie di morte. Infatti, il maggiore acquirente di armi italiane è Israele, soprattutto per l’ordinativo dalla Alenia Aermacchi (branca di Finmeccanica) di 30 velivoli addestratori M-346 e altro materiale per un valore complessivo di quasi 473 milioni di euro.3 Come controparte, l'Italia è obbligata a comperare da Israele armamenti per un valore non inferiore al miliardo di dollari; tra di essi ci sono:

  • due satelliti spia elettro-ottici di seconda generazione Ofeq, il cui costo stimato è di 200 milioni di dollari e che dovrebbero essere lanciati entro il 2014
  • due velivoli di pronto allarme Gulfstream G550 con relativi centri di comando e controllo, prodotti dalle aziende IAI ed Elta Systems. Hanno un costo complessivo di 750 milioni di dollari, più del doppio di quanto stimato inizialmente da La Russa. Essi servono per il controllo dello spazio aereo in patria e fuori dai confini nazionali tramite il progetto JAMMS (Joint airborne multisensor multimission system).

  • missili Spike a corto raggio, prodotti dall'azienda israeliana Rafael per installarli elicotteri Mangusta dell'Augusta Westland di Finmeccanica, mezzi, quest'ultimi, con una grande potenza di fuoco, già usati in Iraq e Afganistan,

Tra le tecnologie di guerra che vengono ideate e realizzate in collaborazione tra i due Paesi c'è Dircm - Directional infrared countermeasures, un sistema di contromisure a raggi infrarossi, che è stato sviluppato e prodotto dalla società Elettronica Spa di Roma assieme all’israeliana Elbit e comporterà una spesa di 25,4 milioni di euro. Verrà installato sugli elicotteri EH101 e sugli aerei da trasporto C27J Spartan e C130 Hercules per controbattere i missili terra-aria che potrebbero colpire questi veivoli da guerra in fase di atterraggio o decollo.4

Italia e Israele, inoltre, puntano a sviluppare assieme la tecnologia per nuovi droni (UAV) che vengono usati da parte dell'esercito israeliano sia per controllare la popolazione palestinese che per attaccare direttamente.5 Sebbene non si tratti propriamente di mezzi aerei, vale la pena ricordare che anche i famosi “radar anti-migranti”, modello EL/M-2226 ACSR sono prodotti dalla Eltal System LTD israeliana.

Questo, anche se può sembrarlo, non è uno sterile elenco di nomi e cifre. Non è un elenco di nomi perché dietro ciascun nome si nasconde una tecnologia che uccide, e in molti casi è stata sperimentata dall'esercito israeliano in attacchi -che non esiterei a definire terroristici- verso i palestinesi, come piombo fuso: c'è un popolo intero che subisce sulla propria pelle, nei lutti e nel dolore, questo che sembra un elenco di nomi. Non è nemmeno uno sterile elenco di cifre, perché ciascuna di queste cifre rappresenta un finanziamento complice a un sistema sionista di apartheid.


Tornando agli M346 con cui ho iniziato l'elenco, faccio notare che nonostante il nome “veicoli d'addestramento”, l’M-346 “Master” è un addestratore al combattimento aereo con licenza d’uccidere: può essere armato infatti con due missili AIM-9L “Sidewinder” e con un cannone da 30 mm ed è configurabile per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave, e i mezzi verranno utilizzati anche di supporto alla guerra elettronica. La vendita di questi velivoli, tra l'altro, appare in disaccordo con la legislazione italiana, che proibisce la vendita di armi a Paesi belligeranti o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali dei diritti umani.

Israele poteva scegliere da chi acquistare questi aerei da guerra, e l'alternativa erano dei velivoli provenienti dalla Corea del sud. La decisione ha puntato sulla Aermacchi perché l'Italia è considerata un buon trampolino di lancio per accedere ai mercati europei, non solo per quanto riguarda gli armamenti: gli accordi che verranno firmati a Torino contribuiranno quindi a suggellare questa profonda e utile “amicizia”.6 Ma un'amicizia basata sullo scambio di armi di morte non è un'amicizia che ha da essere suggellata. È importante a essere a Torino in tanti, per farglielo capire a gran voce, che questa non è un'amicizia che vogliamo.



(...to be continued...)



Sil

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1http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=89726&typeb=0&Italia-e-Israele-relazioni-start-up-

2http://bdsitalia.org/index.php/ultime-notizie-sulbds/951-priorita-vertice

3http://bdsitalia.org/index.php/altre-campagne/bds-armamenti/900-export-armi

4http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2012/03/missili-satelliti-e-aerei-disraele-per.html

5http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2012/11/patto-militare-italia-israele-un.html


6http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2012/01/israele-si-addestrera-alla-guerra-con-i.html

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