Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


venerdì 11 dicembre 2015

Confederalismo democratico in Rojava: dalla komine all'assemblea provinciale.


Tev-Dem è la sigla che indica la Tevgera Civaka Demoqratik, cioè “movimento della società democratica”. Tev-Dem è il movimento che sta dietro alla rivoluzione sociale del Rojava. Tev-Dem è ciò che mette in pratica il confederalismo democratico. Tev-Dem è la forma di organizzazione della società in atto in Rojava. Ora, è piuttosto complicato analizzare in maniera esauriente in un solo articolo il funzionamento di tutto il sistema del confederalismo democratico, nella forma in cui viene applicato in Rojava. Quello che mi propongo con questo scritto è di descrivere il processo decisionale in cui gli abitanti sono più direttamente coinvolti, e cioè quello che va dalle comuni all'assemblea generale della città.

mercoledì 9 dicembre 2015

Istruzione e cambio di mentalità


Questa volta è un post veramente lungo. Per questo ne propongo inizialmente una breve sintesi. Se la cosa vi interessa, però, invito a leggere il racconto dettagliato, perché l'aspetto dell'istruzione e del cambiamento nel modo di pensare è veramente fondante in questa rivoluzione.



lunedì 30 novembre 2015

città di Haseke


Haseke è una città abbastanza grossa, o almeno, la più grossa della zona. Però se chiedo quanti abitanti ci sono, non lo sa nessuno con esattezza: è la guerra, è fatta così: c'è gente che parte, gente che arriva, non sai mai quanti sono perché arrivano da ogni dove e poi altri partono in continuazione. Si dice, comunque, qualche centinaia di migliaia.
Oltre che essere grossa, Haseke è una città che racchiude diverse etnie, culture, religioni e tradizioni. Non solo perché appunto ad Haseke trovano rifugio profughi provenienti da tutta la Siria, ma anche per come è nata e per quella che è la sua storia.

Le ferrovie sono inutilizzate dall'inizio della guerra.
Sono arrivata ad Asake, l'unica città a maggioranza araba nel cantone di Cizire, con la volontà di capire come il sistema del confederalismo e autonomia democratiche venisse applicato da etnie che non fossero curde, o in collaborazione con etnie e culture non curde. Ed ecco, un paio di cose le ho viste, queste posso raccontarvi.

giovedì 20 agosto 2015

C'è la guerra, ma vi parlo di cinema...


Abbiamo aperto, da poco più di un mese, la comune del film del Rojava. Vogliamo doppiare film e proiettarli per il popolo del Rojava, nelle città, nei villaggi. Vogliamo che i giovani del Rojava imparino a fare film loro stessi, ed è appena finito un corso perché imparassero. Vogliamo dare spazio a chi vuole realizzare film all'esterno del circuito capitalista che impedisce all'arte di svilupparsi e strozza le menti. Siamo all'interno del Tev Çand, la rete che raggruppa le organizzazioni per la cultura, dal canto alla danza, dal teatro alla lingua.

Komina Film a Rojava


Per la stampa e l'opinione pubblica

Per tutti i popoli del mondo, a tutti gli artisti del mondo e, in particolare, i film-makers;



Si è costituita la comune del film del Rojava (Komina film a Rojava).


I combattenti nelle unità di protezione delle donne e del popolo (YPJ-YPG) che lottano contro le forme più conservative del capitalismo (isis) non sono i soli alla guida della rivoluzione popolare nei nostri cantoni liberati. Abbiamo ricreato le nostre vite che sono state disperse ed esposte a tentativi di assimilazione per decenni. Che tutto il mondo sappia che noi combattiamo e vinciamo ogni lotta per l'intera umanità, perché noi siamo quelli che vivono, quelli che vivranno, noi siamo le donne e i bambini del Rojava, ci siamo radunati in questa terra nella nostra cultura per migliaia di anni.


martedì 21 luglio 2015

Appello Internazionale per la ricostruzione di Kobanê e per l'apertura di un corridoio umanitario

Mi è stato chiesto di diffondere questo appello, proveniente da due organizzazioni italiane, per fare pressione al confine di Kobane. Eccolo.

sabato 13 giugno 2015

Venite a vedere, comprendere e supportare questa rivoluzione!


Con questo appello invitiamo singoli, organizzazioni, collettivi a partecipare alla nostra lotta di liberazione, liberazione non solo dei curdi per la propria terra, ma in primo luogo liberazione dal potere dello Stato e del capitalismo. Vi invitiamo a venire in Rojava, cantone di Cizire.

Tabur internazionalista

All'interno delle YPG-YPJ è nato un tabur internazionalista. Riporto l'appello che hanno letto all'inaugurazione:

sabato 30 maggio 2015

Lettera agli antimperialisti.


Scrivo questa lettera ai compagni e compagne antimperialisti. E la scrivo fondamentalmente perché mi rendo conto che le informazioni che escono riguardo il Rojava e la guerra contro lo Stato Islamico sono poche e contraddittorie. La scrivo perché vedendo le cose da qui, appare palese da che parte stia l'imperialismo, e contro chi stia lavorando.

sabato 23 maggio 2015

La commissione per l'ecologia


La commissione dell'ecologia è quella deputata alla salvaguardia dell'ambiente, degli ecosistemi, e dell'armonia in cui tutte le creature viventi convivono.

“la questione ambientale è importante” spiega Hêvîn Şeho, la compagna che si occupa di quest'ufficio “perché siamo tutti e tutte parte di un unico ciclo. Bisogna che acqua, terra, aria e le creature che in esse vivono rimangano in armonia. È importante tenere conto della catena: ciascun essere vivente completa gli altri, se ci sono problemi con una sola specie questi si ripercuotono su tutte.”

domenica 17 maggio 2015

la commissione delle donne


Desteya jin, letteralmente, significa la mano delle donne. Dicono che è come una mano perché ci sono tante dita ma che lavorano per una sola mano. Desteya, talvolta, viene tradotto con la parola “ministero”. Effettivamente, è quanto più si avvicina ad un ministero, perché da qui vengono fatte le proposte di legge, e perché esiste il desteya dell'economia, quello dell'ambiente, quello degli esteri ecc... Ma, non essendo di fronte ad un sistema statale, di fatto viene difficile identificarli con un vero ministero. In altri casi viene tradotto con “commissione”, e probabilmente è a parola che più si addice.

La fondazione delle donne libere


La fondazione delle donne libere nel Rojava (Weqfa Jina Azad A Rojava) è una fondazione gestita da donne, che punta a sviluppare progetti con lo sogan “la libertà delle donne è alla base di una società libera”. Nella sede di Qamislo, Henna Ali, tra le fondatrici, racconta come è nata l'associazione e i suoi obiettivi: “Inizialmente eravamo 5 donne, arabe e curde abitanti del Rojava: confrontandoci con la brutale guerra in corso abbiamo rilevato la necessità che le donne reagissero agli effetti da essa causati su donne e bambini, per questo abbiamo aperto questa sede il primo settembre 2014. All'inizio nessuno capiva cosa stessimo facendo, perché la parola “Weqf”, che significa fondazione, era associata a luoghi di carattere religioso, infatti siamo la prima fondazione laica e di donne del medio oriente. Quindi, per farci conoscere, siamo andate casa per casa a domandare come vivessero le donne e quali fossero le loro necessità, abbiamo fatto incontri per spiegare le nostre attività e la gente passo passo ha capito.” Queste statistiche sono state svolte tra le donne arabe, curde e siriane a Qamislo, e mostrano che: l'85% di esse aveva figli, quasi il 60% non ha mai ricevuto un'istruzione, e il 92% vorrebbe essere istruita, mentre il 71,5% delle donne vorrebbe lavorare, e solo il 29% lavora ricevendo uno stipendio. Per rispondere a questa volontà delle donne di essere autonome e superare i ruoli di genere che la società patriarcale ha imposto loro, sono stati ideati e messi in campo diversi progetti.

mercoledì 13 maggio 2015

i martiri non muoiono mai.


Stavano combattendo contro l'ISIS, uno dei peggiori mostri creati dall'occidente. Sono solo alcuni dei tantissimi. Erano arrivati dal nord del Kurdistan, dalla Turchia, per combattere assieme ai loro fratelli curdi del Rojava. E, dalle mani dell'ISIS, sono stati ammazzati.

Sono caduti in battaglia, difendendo i loro fratelli e sorelle. Il loro corpo è morto, perché altri potessero vivere, e perché altri potessero vivere liberi. Il loro corpo è morto, perché amavano troppo la vita e la libertà.

Ma non una lacrima, perché sono morti da esseri libri, nel difendere ciò che credevano. Non una lacrima, perché la lotta continua, anche nel loro nome.

Ogni volta che un nuovo combattente arriva, prende il nome di un combattente il cui corpo è morto. Perché le idee per cui combatteva non muoiano. Perché il suo spirito continui a lottare.

venerdì 9 gennaio 2015

le pratiche e le teorie


Arrivando qui, all'inizio, pensavo di trovarmi di fronte ad una lotta di liberazione simile a quella palestinese. Non fraintendetemi, continuo ad essere radicalmente antisionista, ma quello che vedo e che respiro qui una cosa molto diversa. Non è esclusivamente la lotta di liberazione dei curdi per la propria terra, l'idea non è quella di cacciare i turchi dal Bakur (Kurdistan turco), o quella di cacciare gli arabi dal Rojava (Kurdistan siriano). Questa lotta è per la liberazione dal Potere, in particolare per la liberazione dal potere statale. Per la liberazione dal potere di qualsiasi Stato, senza la creazione di uno Stato differente. Questa lotta non è solo la lotta dei curdi, non si tratta di difendere un'unica etnia dalla supremazia di altre. Questa lotta è per far si che ciascuno possa esprimere se' stesso e se' stessa nelle specificità etniche, di genere, o di qualsiasi altro tipo in maniera libera. Tutti i luoghi in cui si prendono decisioni riguardo la vita della società sono strutturati in modo da contenere al proprio interno componenti di tutte le etnie e generi; e non solo questi, anche le unità di difesa armata contengono al loro interno cristiani siriaci, arabi, ceceni, eccetera, oltre che curdi. Questa lotta è rivolta principalmente contro il capitalismo e le catene che esso impone all'essere umano. Contro le catene economiche del capitalismo, che impongono il lavoro salariato come unico modo di sopravvivere (chi lavora per questa rivoluzione lo fa su su base volontaria), ma anche contro le catene implicitamente imposte dal capitalismo ai rapporti umani tra individui, perché capita a volte che ci dimentichiamo che la rivoluzione è innanzitutto un processo di trasformazione umana: se non siamo in grado di liberarci dalle nostre catene, non potremo essere in grado di aiutare altri a liberarsi dalle loro. Da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni. Prima di tutto dobbiamo combattere le categorizzazioni presenti all'interno della nostra testa, le gerarchie che il capitalismo ha imposto nel nostro pensiero, il porre una persona acculturata al di sopra di una che non ha avuto la possibilità di studiare, di porre l'uomo al di sopra della donna, o l'essere umano al di sopra degli animali e della natura.

Vorrei provare a spiegare ancora una volta. In un post passato ho riportato le voci e le iniziative di diversi gruppi, di come sia in corso la costruzione di una società diversa. Ogni volta che provo a spiegare non trovo le parole. In qualche modo mi sembra di descrivere il dito che punta alla luna, e non perché non intuisca che c'è la luna, ma perché è difficile da spiegare con le parole, la luna.