Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


mercoledì 13 maggio 2015

i martiri non muoiono mai.


Stavano combattendo contro l'ISIS, uno dei peggiori mostri creati dall'occidente. Sono solo alcuni dei tantissimi. Erano arrivati dal nord del Kurdistan, dalla Turchia, per combattere assieme ai loro fratelli curdi del Rojava. E, dalle mani dell'ISIS, sono stati ammazzati.

Sono caduti in battaglia, difendendo i loro fratelli e sorelle. Il loro corpo è morto, perché altri potessero vivere, e perché altri potessero vivere liberi. Il loro corpo è morto, perché amavano troppo la vita e la libertà.

Ma non una lacrima, perché sono morti da esseri libri, nel difendere ciò che credevano. Non una lacrima, perché la lotta continua, anche nel loro nome.

Ogni volta che un nuovo combattente arriva, prende il nome di un combattente il cui corpo è morto. Perché le idee per cui combatteva non muoiano. Perché il suo spirito continui a lottare.

Quando si presta giuramento di dare la vita a questo movimento, lo si fa di fronte alla società ma soprattutto di fronte ai martiri. Perché è grazie a loro che possiamo aspirare a quel sogno di libertà che ci accomuna.

Ma non una lacrima, perché è per noi che i loro corpi sono morti, per ciò che tutte/i assieme stiamo creando.

Sono morti per quel sogno di democrazia e libertà per tutte le genti che ci accomuna, i loro corpi sono morti per l'umanità, il loro spirito nell'umanità continua a vivere.

C'è una canzone che è proibita all'interno delle YPG-YPJ: inizia dicendo “Kobane oggi è un giorno triste,” ed è una canzone proibita perché, nonostante i martiri e nonostante la distruzione, a Kobane abbiamo vinto. In questa lotta, non c'è spazio per la tristezza e rassegnazione.

Sono arrivati dal Kurdistan turco in aiuto dei loro fratelli in lotta contro l'ISIS. Abbiamo passato le bare sopra al filo spinato, sono arrivate alle loro famiglie nel Kurdistan turco. Mani rivoluzionarie sollevavano le bare al di qua del filo spinato, e mani rivoluzionarie le hanno strette dall'altro lato, sotto gli occhi vigili dei soldati turchi, che con le loro sporche mani non le hanno toccate.

Non una lacrima. Perché chi muore da essere umano libero non muore per davvero. Continua ad essere vivo nei cuori e nelle gesta di chi porta avanti la lotta.

Non una lacrima, perché questa lotta necessita di tutta la nostra forza e di tutto il nostro buonumore.
























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