Scrivo questa
lettera ai compagni e compagne antimperialisti. E la scrivo fondamentalmente perché mi
rendo conto che le informazioni che escono riguardo il Rojava e la
guerra contro lo Stato Islamico sono poche e contraddittorie. La
scrivo perché vedendo le cose da qui, appare palese da che parte
stia l'imperialismo, e contro chi stia lavorando.
Partiamo da un dato
di fatto: il progetto politico che si sta mettendo in pratica in
Rojava è in contrapposizione con il progetto politico di Barzani nel
Kurdistan iracheno. In pratica, il Kurdistan iracheno può essere
considerato il cane da guardia degli Stati Uniti in questa zona,
mentre ciò che si sta sviluppando in Rojava è un progetto
alternativo, ideologicamente affine al PKK. La Turchia e gli uomini
di Barzani hanno paura che questo modello possa diffondersi nelle
zone sotto il loro controllo, e per questo, soprattutto i secondi,
mettono in atto una propaganda fortissima volta a convincere la
popolazione che il blocco forte e vincente, quello che davvero sta
dalla parte dei curdi, è quello statunitense. Come mettono in atto
questa propaganda? Attraverso il supporto aereo alla guerra (ma non
solo). C'è un modo per riconoscere quando c'è un effettivo supporto
o alleanza e quando si tratta solo di propaganda: se la coalizione
effettivamente supportasse quello che sta accadendo qui in Rojava,
avrebbe fornito le armi direttamente i combattenti, invece no, si
limita al supporto aereo. E perché non fornisce armi ai combattenti
curdi, arabi, siriaci, ceceni ecc. delle YPG-YPJ (unità di difesa
del popolo e delle donne)? Perché sa perfettamente che, al di la
della propaganda, ciò che sta accadendo in Rojava non è di suo
gradimento, ed è bene, anche per il futuro, che non abbia armi in
suo possesso. In un'unica occasione sono state fornite armi, ed
esclusivamente nella città di Kobane: si trattava di alcuni camion,
con circa un centinaio di Peshmerga, che sono arrivati dal Kurdistan
iracheno, hanno viaggiato per tutta la Turchia nelle città
mettendosi in mostra, e sono arrivati a Kobane. Ma la guerra non è
solo a Kobane, c'è anche il cantone di Cizira e di Afrin, e anche in
entrambi questi cantoni si sono avute importanti vittorie (senza
l'aiuto dei Peshmerga). C'è un altro modo per capire se
effettivamente un gruppo sta combattendo sul campo, o sta li per
propaganda: il numero di martiri. Tra i Peshmerga, a Kobane, non c'è
stato nemmeno un martire ucciso dalle forze dell'isis; qui mi dicono
che c'è stato un morto, ma che si è sparato da solo per errore
mentre puliva il fucile. Chi, invece, ha riportato molti martiri,
sono i comunisti. L'MLKP (partito comunista marxista leninista turco
– illegale in Turchia), per esempio, che adesso ha istituito
un'unità propria all'interno delle YPG (prima combattevano
all'interno delle unità YPG); o altri gruppi comunisti, soprattutto
turchi.
Detto questo, sempre
per capire da che parte stia l'imperialismo, proviamo a vedere come
funzionano le frontiere. Tra Turchia e Kurdistan iracheno, c'è una
frontiera che si passa velocemente. Tra Turchia (ricordo che è
membro NATO e che ha recentemente ospitato esercitazioni NATO nel suo
territorio) e Rojava, le frontiere sono chiuse. Si riescono in alcuni
rari casi a far passare pochi camion di aiuti, ma non esseri umani.
Se compagni vengono sorpresi attraversare quel confine vengono messi
in carcere (come successo anche di recente con i due ragazzi di
Torino). Ma non solo: il cantone di Cizire confina con il Kurdistan
iracheno, che tiene il valico (la porta di Semalca) sostanzialmente
chiuso. Se effettivamente il progetto politico in corso in Rojava
fosse supportato dall'imperialismo occidentale, come mai questo
accanimento alle frontiere?
Non credo che
nessuno abbia dubbi sull'origine strumentale all'occidente dello
Stato Islamico. Loro si, ne sono testimone, usano armi “property of
US gov.” (ne sono testimone perché poi, quando le YPJ o le YPG li
sconfiggono, si appropriano delle armi del nemico; ma queste restano
contrassegnate con le scritte arabe del cliffato). Sull'esercito
libero siriano, però, credo che ci siano un paio di puntualizzazioni
da fare: esso, come spiegava una compagna originaria del quartiere
curdo di Aleppo, non è ne' libero ne' siriano. “sono solo bande di
pirati, ciascuna finanziata da una diversa entità, e che a queste
diverse entità devono rispondere. Coloro a cui rispondono sono tutti
esterni alla Siria, ma qui le diverse bande hanno l'unico scopo di
saccheggiare quante più case possibile, e poi si combattono tra loro
per rubarsi il bottino. Ho visto bande dell'esercito libero siriano,
che non è ne' libero ne' siriano, combattere tra di loro per
interessi privati, prima e dopo averci attaccati nel mio quartiere.”
Quindi, se sono bande che combattono tra loro perché rispondono a
interessi diversi, in pratica potrei dire che l'esercito libero
siriano non esiste, ma che certo, le bande dell'esercito libero
siriano sono state per lo più combattute da YPG YPJ (si osservi per
esempio la situazione di Aleppo, in cui il quartiere curdo era sotto
assedio da queste truppe). Alcuni dicono che a Kobane ci siano anche
combattenti originari di Kobane e facenti parte dell'esercito libero
siriano (non ho prove ne' a favore ne' contro), ma alla luce di
quanto esposto sopra, e cioè che non esiste un'unità di intenti
dell'esercito libero siriano, l'informazione assume tutt'altro peso.
Veniamo ad Assad, o meglio, allo Stato siriano. Qui non voglio
entrare nelle dinamiche interne (o esterne) alla guerra in Siria,
solo ribadire il fatto che, nonostante non si possa dire che lo Stato
siriano fosse “amico del popolo curdo” (solo per fare qualche
esempio, era proibito parlare curdo negli edifici pubblici incluse le
scuole, era difficilissimo per i curdi avere la cittadinanza siriana,
ad Aleppo dopo l'invasione dell'esercito libero l'esercito di stato
ha bombardato il quartiere curdo...), e quindi, nonostante non si
possa parlare di una alleanza, nella città di Qamislo e in altri
luoghi come Assaka rimangono aperti uffici dello Stato siriano, oltre
a qualche scuola; c'è un quartiere sotto controllo dello Sato
siriano, con check point gestiti dai soldati siriani, ma
fondamentalmente, a parte le bandiere, è un quartiere come qualsiasi
altro, accessibile a tutti e tutte.
Particolare
interessante: fanno parte del Tev Dem, cioè del movimento che ha
fatto nascere l'autogestione dal basso di questi territori, anche
gruppi non necessariamente legati al pkk, come per esempio il partito
comunista curdo siriano, quello della riconciliazione democratica, i
verdi e diversi altri gruppi; non ne fanno invece parte il KDP (cioè
i Peshmerga, cui è tra l'altro proibito creare una propria milizia
nel cantone di Cizire) ne' il gruppo legato ad Assad.
Un'ultima
considerazione prima di finire: se l'imperialismo ha bisogno di
mettere un popolo contro l'altro, una religione contro l'altra, per
poter governare una certa zona, tenete conto che il sistema qui è
fatto in modo da integrare in maniera costruttiva le varie etnie,
culture e tradizioni: questo viene visto anche come antidoto,
appunto, alla guerra imperialista.
L'imperialismo non
sta dalla parte dell'autodeterminazione del Rojava, ne' dalla parte
dei curdi, arabi, siriaci, ceceni ecc che combattono con le YPG-YPG.
L'imperialismo sta dalla parte di chi impone l'assedio al Rojava.
p.s.: ovviamente le opinioni qui espresse sono mie e solo mie, ne rispondo personalmente.
p.s.: ovviamente le opinioni qui espresse sono mie e solo mie, ne rispondo personalmente.
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