Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


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venerdì 9 gennaio 2015

le pratiche e le teorie


Arrivando qui, all'inizio, pensavo di trovarmi di fronte ad una lotta di liberazione simile a quella palestinese. Non fraintendetemi, continuo ad essere radicalmente antisionista, ma quello che vedo e che respiro qui una cosa molto diversa. Non è esclusivamente la lotta di liberazione dei curdi per la propria terra, l'idea non è quella di cacciare i turchi dal Bakur (Kurdistan turco), o quella di cacciare gli arabi dal Rojava (Kurdistan siriano). Questa lotta è per la liberazione dal Potere, in particolare per la liberazione dal potere statale. Per la liberazione dal potere di qualsiasi Stato, senza la creazione di uno Stato differente. Questa lotta non è solo la lotta dei curdi, non si tratta di difendere un'unica etnia dalla supremazia di altre. Questa lotta è per far si che ciascuno possa esprimere se' stesso e se' stessa nelle specificità etniche, di genere, o di qualsiasi altro tipo in maniera libera. Tutti i luoghi in cui si prendono decisioni riguardo la vita della società sono strutturati in modo da contenere al proprio interno componenti di tutte le etnie e generi; e non solo questi, anche le unità di difesa armata contengono al loro interno cristiani siriaci, arabi, ceceni, eccetera, oltre che curdi. Questa lotta è rivolta principalmente contro il capitalismo e le catene che esso impone all'essere umano. Contro le catene economiche del capitalismo, che impongono il lavoro salariato come unico modo di sopravvivere (chi lavora per questa rivoluzione lo fa su su base volontaria), ma anche contro le catene implicitamente imposte dal capitalismo ai rapporti umani tra individui, perché capita a volte che ci dimentichiamo che la rivoluzione è innanzitutto un processo di trasformazione umana: se non siamo in grado di liberarci dalle nostre catene, non potremo essere in grado di aiutare altri a liberarsi dalle loro. Da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni. Prima di tutto dobbiamo combattere le categorizzazioni presenti all'interno della nostra testa, le gerarchie che il capitalismo ha imposto nel nostro pensiero, il porre una persona acculturata al di sopra di una che non ha avuto la possibilità di studiare, di porre l'uomo al di sopra della donna, o l'essere umano al di sopra degli animali e della natura.

Vorrei provare a spiegare ancora una volta. In un post passato ho riportato le voci e le iniziative di diversi gruppi, di come sia in corso la costruzione di una società diversa. Ogni volta che provo a spiegare non trovo le parole. In qualche modo mi sembra di descrivere il dito che punta alla luna, e non perché non intuisca che c'è la luna, ma perché è difficile da spiegare con le parole, la luna.

lunedì 15 dicembre 2014

Quello che ho capito



Appena arrivata in Rojava ho avuto un incontro con la co-presidente, che mi spiegava che qui il popolo sta cercando di costruire democrazia. Alla parola democrazia un po' mi sono preoccupata. Le ho detto che anche nei ostri paesi chiamano il sistema politico democrazia, e significa che chi ha i soldi o la possibilità si fa un sacco di pubblicità o propaganda, così la gente lo vota, e chi riceve più voti ha il potere. Lei mi ha risposto che quella dei nostri Paesi non è un sistema democratico, bensì un sistema capitalistico; e le due cose non sono compatibili. Cominciavo a capire di non aver capito il significato delle parole che usavano qui. Non era un problema di traduzione, ma più profondo. Ho cominciato a capire qualche cosa di più quando, una settimana dopo, in viaggio verso il campo Newroz, mi sono fermata a dormire in uno studentato: si chiama “Academia”, ed è il luogo dove, in gruppi di 20-30 ragazze e donne, le donne ricevono un'istruzione intensiva di 15 giorni riguardo la storia del Kurdistan e la storia delle donne, è una specie di studentato. Bene, la mattina, quando mi sono svegliata, c'era la presidente che preparava la colazione, prima di andare in ufficio. Cioè, la presidente dormiva nello studentato (perché era vicino al suo ufficio) e preparava la colazione per se, per me e per un'altra ragazza. E questo era assolutamente normale.