Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


venerdì 30 settembre 2011

Mohammed al-Durra. 30 Settembre 2000




30 Settembre 2000, il secondo giorno della seconda intifada. Certe cose vanno ricordate.

giovedì 29 settembre 2011

Oliva attaccata (ancora, sì, di nuovo..)

Per uscire con Oliva si parte piuttosto presto al mattino. Il 28 settembre alle sette di mattina non c'è quasi nessuno per strada; al porto, invece, c'è gran fermento ed attività: alcuni tra i pescatori escono quando è ancora buio e alle sette già si affaccendano per vendere il pesce, portando casse troppo vuote sulle spalle. Molti però sono ancora in mare. Il mare è calmo, il sole picchia forte ed Oliva, con a bordo un'attivista tedesca, il capitano, me e due giornalisti parte dirigendosi direttamente verso le barchette pescatori palestinesi, a 2.5 miglia marine dalla costa. Il mare coi sui pesci e la terra coi suoi frutti sono le principali fonti di cibo tradizionali per le popolazioni di quest'area. Israele, con le sue limitazioni di movimento (imposte unilateralmente agli abitanti della striscia di Gaza), impedisce l'accesso al 35% delle terre arabili di Gaza e all'85% di quelle che secondo Oslo dovrebbero essere acque territoriali palestinesi. Così i pescatori, sotto minaccia di armi da fuoco, devono rimanere all'interno delle 3 miglia marine, dove ormai quasi tutto il pesce è stato pescato (quando gli accordi di Oslo prevedevano potessero allontanrsi fino alle 20).

Le navi da guerra israeliane si trovano inizialmente alle 3 miglia, mentre quelle palestinesi sono costrette a fermarsi alle 2,5 miglia, sanno che se andassero più in la verrebbero attaccate.
A un certo punto la nave da guerra israeliana si dirige chiaramente verso di noi. Ci troviamo a circa 2.5 miglia, e facciamo rotta a massima potenza verso il porto, ma, per quanto il nostro motore sia abbastanza potente, quello delle grosse navi da guerra israeliane lo è di più. Già quando la nave si trova a diverse decine di metri di distanza si può riconoscere il cannone ad acqua, il cui getto è momentaneamente abbassato. Sopra al soldato che manovra il cannone ad acqua ce ne è un altro, che invece punta contro di noi qualche cosa che somiglia ad un mitra. Eppure l'interno della nostra barchetta è chiaramente visibile dall'esterno, si può riconoscere bene che non portiamo nessun tipo di armi o di oggetti che possano rappresentare un pericolo per l'incolumità dei soldati...eppure siamo tenuti costantemente sitto tiro di un'arma da fuoco.

La nave da guerra ci raggiunge, ci spara addosso con i cannoni ad acqua. La telecamera dei giornalisti con noi è diventata inservibile, la nostra waterproof funziona ancora. Il capitano, con un'abile mossa, fa girare su se stessa la grossa nave israeliana e questo ci permette di guadagnare ancora un po' di terreno. Poi la nave da guerra ci raggiunge ancora, e di nuovo ci spara con i cannoni ad acqua. Questi prelevano acqua marina, e quindi possono espellerne una grossa quantità, non hanno bisogno di serbatoi. La pressione non è fortissima perchè ci troviamo a poco più di una decina di metri di distanza...però l'acqua è veramente tanta, la sensazione è quella di fare la doccia sotto una grossa cascata. E poi c'è sempre quel cecchino, un po' più in alto, che continua a puntarci contro un'arma da fuoco. Ad un certo punto la nave israeliana si gira e torna sui suoi passi. Questa mossa ha il sapore minaccioso di un avvertimento...suona come dire «vi teniamo sotto tiro» da parte di chi ha paura di essere osservato, da parte dei sionisti che vogliono impedire che si raccontino al mondo le loro azioni.

Ci fermiamo a circa 1.5 miglia dalla costa. C'è da decidere se tornare verso i pescatori, che si trovano ancora alle 2.5 miglia marine, o tornare al porto. Decidiamo di tronare verso i pescatori. Ci muoviamo verso le 3 miglia, leggermente verso nord. La nave da guerra si muove pure verso nord, rimanendo alle sue 3 miglia dalla costa. Come a seguirci a distanza... decidiamo di non avvicinarci troppo. Almeno, seguendo noi, prestano meno attenzione ai pescatori, che possono per un po' pescare quasi tranquilli. Da lontano, sentiamo gli israeliani sparare alcuni colpi in acqua. Non ne capiamo la ragione, sembrano lontani da qualsiasi nave palestinese... Intanto, la batteria del motore della notra barchetta è stata danneggiata dall'acqua dei cannoni, e il motore fatica a riaccendersi. Alcune barchette di pescatori si avvicinano, chiedendo se abbiamo bisogno di aiuto (e prendendoci un po' in giro...due mesi fa il motore, adesso la batteria...ma non riusciamo proprio ad andare in mare senza rimediare un guasto?). Alla fine anche la batteria si aggiusta, con la pazienza del capitano che a furia di mertello e cacciavite riesce a rimetterla in sesto. Ritorniamo al porto di Gaza verso le 11.30...oggi, 28 settembre, sono in mare altre due persone: sembra che per ora sia tutto tranquillo, staremo a vedere.






sabato 24 settembre 2011

Oliva ed altri aggiornamenti

L'altroieri qui a Gaza c'è stata la seconda seduta del processo ai presunti assassini di Vittorio. Non c'era molta gente, quasi non c'erano giornalisti, solo una ventina di amici di Vik e qualche famigliare degli imputati. Trovate qui il resoconto.

Ieri è stato ucciso dai coloni un palestinese nel distretto di Nablus, ed altri sono stati feriti. I soldati, sempre compiacenti agli occupanti, hanno cominciato ad arrestare palestinesi. Da ricordare che nell'ultimo periodo c'è stato un consistente afflusso di sionisti da tutta europa e dall'occidente nelle colonie, per poter organizzare una rivolta dopo il voto all'ONU.

A parte questo, ci sono due buone notizie.

La prima è un po' datata, e parla di boicottaggio, ma, visto che è un po' che non aggiorno il blog, vale la pena riportarla... L'AGREXCO È IN LIQUIDAZIONE!!!
Come sicuramente saprete, la Carmel-Agrexco è la principale esportatrice di prodotti agricoli israeliani, soprattutto provenienti dalle colonie della valle del giordano, che spesso vendono come «biologici»..strana concezione del biologico, per un'azienda che anche ammesso che non distrugga l'ambiente sicuramente distrugge la vita di tantissimi palestinesi...
Comunque, tra le cause del suo fallimento, ha sicuramente un peso importante la campagna BDS, e questa non può che essere considerata una vittoria.

La seconda buona notizia è che domani ricominciamo a uscire con la barca Oliva. Si tratta di un'imbarcazione con un equipaggio in parte composto da internazionali ed in parte da giornalisti, il cui scopo è monitorare le violazioni dei diritti umani nelle acque palestinesi. Oliva era stata ripetutamente attaccata, più di un mese fa, dalla marina militare israeliana. Erano stati usati cannoni ad acqua, era stato minacciato l'uso di proiettili, ed è stato distrutto il motore. Ora il motore è stato riaggiustato e domani si parte. Fa pensare, però, il modo che hanno i sionisti di attaccare una piccola barchetta che di fatto rappresenta una terza parte nonviolenta, un mezzo per osservare e riportare quello che succede nelle acque palestinesi.

Compiere qualsiasi azione alla luce del sole significa assumersi la più completa responsabilità per ciò che si fa. A livello individuale, si sa, questa non è sempre la via più conveniente. Ma a livello di apparati statali, di organismi che dovrebbero rispondere a organi «democraticamente» eletti, agire di nascosto significa due cose: significa non voler rendere conto delle proprie azioni a chi si pretende di rappresentare, e significa anche implicitamente ammettere che quello che si sta facendo verrebbe criticato, verrebbe condannato, verrebbe combattuto.

Ora, se Isreele non vuole essere filmato mentre aggredisce i pescatori, io penso, è esattamente perchè non vuole che si sappia ciò che fa. E se non vuole che si sappia ciò che fa, è perchè sa di essere nel torto. Si tratta di un'ammissione di colpa implicita. Se Israele sapesse di essere nel giusto, se ne fosse fermamente convinto, non attaccherebbe mai una barca che è stata creata e pensata esclusivamente per monitorare ciò che succede. Invece Israele ha attaccato e nonostante questo la barca finalmente aggiustata domani tornerà in mare.

Israele, ci imbarcheremo su Oliva per guardarti, ti osserveremo. Racconteremo quello che fai. Abbiamo una barchetta piccola, non ci sono armi a bordo, non possiamo fare male ai tuoi soldati, ai tuoi mercenari o a quelli a cui hai fatto il lavaggio del cervello fin da piccoli. Non abbiamo modo di fare loro nemmeno un graffio. Eppure staremo li a guardare. Non ti preoccupare, poi racconteremo quello che fai. Lo renderemo pubblico. La gente saprà, e la gente, talvolta, quando smette di seguire quello che dice la tv o a credere alle balle dei giornali mail stream, lo sai anche tu Israele, che capita che la gente pensi. Libertà è la libertà di dire che due e due fanno quattro, raccontava Orwell. Due e due fanno quattro, anche se il Partito sostiene che fanno cinque. I sionisti continueranno ad essere assassini, anche se vogliono nascondere la verità. E noi, continueremo ad osservare e raccontare.


Per le foto della conferenza stampa di oggi vi rimando a quelle di Hussein: http://hussienphoto.weebly.com/reports.html (con il reporto in inglese di Joe)