Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


domenica 28 novembre 2010

Impressioni e idee.

Dopo quasi 2 mesi qui la sensazione di essere sotto assedio comincia ad essere forte. Sono abituata a muovermi, ad andare in giro, a fare una passeggiata in mezzo al verde qualche volta. Qui no, non si può. Fa impressione come la maggior parte delle persone con cui parlo non sia uscita di qui negli ultimi 25 anni, che spesso corrispondono a tutta la vita: quando incontro qualcun* che non conosco una delle prime domande che mi vengono poste è: “in quali altri paesi sei stata?” e a quel punto io non so bene se elencare i posti in cui sono stata o se mentire, per non scatenare troppa invidia con i miei viaggi.
E poi bombardano. Sono palle quelle che raccontano i media quando dicono che israele bombarda solo i siti militari o che spara solo ai membri della resistenza palestinese. Spara anche ai civili e bombarda anche case di civili, e questi sono crimini di guerra. Non è appunto necessario che vi elenchi i casi qui, giusto ieri siamo state ad intervistare un raccoglitore di resti di materiale edile a confine a cui i soldati israeliani hanno rotto un osso sparandogli da una torretta, aveva una brutta emorralgia, ed un pescatore a cui avevano sparato sempre alla gamba mentre tirava a riva le reti. Oggi un contadino a cui il proiettile ha frantumato l'osso al punto di necessitare di ferri inchiodati alla gamba per guarire, ed un raccoglietore di pietre di 15 anni, anche lui con una frattura causata da un proiettile israeliano.
Qualcuno è arrivato a dire che questa non è simile a una prigione, ma un campo di concentramento, perchè in una prigione ti danno 3 pasti al giorno, bene o male a volte arriva corrispondenza da fuori, e di quando in quando è possibile ricevere visite da chi sta fuori. Qui cavi elettrici, computer, carta, e tanto altro materiale arriva solo attraverso i tunnel. E poi, in una prigione non bambardano ammazzando 1400 persone in meno di un mese come è successo durante l'offensiva Piombo Fuso.
Però a Gaza c'è il mare, e perfortuna che c'è il mare. Il mare è il lato bello di Gaza. Anche se i pescatori non si possono allontanare, è bello guardare il mare la sera. Perchè è dal mare che proverà ad arrivare la prossima flotilla, da al di la del mare è arrivato il convoglio, perchè a guardarlo, questo mare, sembra di essere già di la, di sentirli vicini, questi compagni, questi fratelli da cui arriva la solidarietà, questa gente che lotta per la fine dell'occupazione, per fermare in qualche modo quello stato assassino che è israele. Qualche volta guardando l'orizzonte mi dimentico che tra me ed esso c'è una nave da guerra israeliana, e che anche per coloro che stanno al di la dell'orizzonte è difficile passare.
Non oso immaginare cosa potrebbe essere Gaza senza il mare.

Continuo ad avere fiducia in chi sta al di la del mare, negli attivisti, nelle persone solidali, in chi si da da fare, perchè so che da loro dipende il futuro di questa gente.
Ho smesso di pensare che la causa dell'assedio, dell'occupazione, delle ingiustizie quotidianamente perpetrate a danno dei palestinesi sia israele. Israele è come un bambino, come un pazzo, un demente, non è in grado di intendere e volere. Esso non è qui per sua volontà. Dire che israele è la causa del disastro palestinese è come dire che Hitler è stato la causa del nazismo. Non è vero, è falso, Hitler era un pazzo, aveva problemi psichiatrici...Hitler faceva gli interessi della borghesia, Hitler stava al suo posto perchè c'erano migliaia di funzionari disposti ad obbedirgli e perchè faceva comodo ad un pugno di ricche e potenti persone. Hitler, non fosse stato supportato da nessuno, sarebbe finito in un manicomio con qualche pastiglia di calmanti. Israele, non fosse supportato dall'occidente tutto, non avrebbe ne' le armi ne' la possibilità economica di portare avanti quest'occupazione. Avrebbe un embargo a questo punto della storia, ma da un pezzo. E sarebbe additato come criminale di guerra quale è. E invece no, è ancora lì, nessuno lo ferma..ma non è Israele il problema, il problema è che la nostra società è malata! Il problema sono gli interessi che i nostri stati hanno nell'area, il problema è il supporto che l'occidente continua a mostrare all'entità sionista tramite tutti i legami culturali ed economici che ha intrecciato con esso. I governi non interromperanno questi legami, e sono proprio questi legami che continuano a legittimare Israele. Questi sono i legami da interrompere, e poiché i governi non lo faranno, tocca a noi. Boicottiamo israele.

Bella, a tal proposito, la lettera firmata da 100  norvegesi famosi a favore del boicottaggio accademico e culturale non solo per aiutare i palestinesi ma anche per "supportare gli israeliani che si oppongono all'occupazione"; e l'iniziativa, dopo le numerosissime lettere che invitavano la cape town opera a non suonare in israele, degli attivisti israelianiche in pratica le dicevano "che ci stai a fare qui? Questo è uno stato di apartheid, non ci dovevi venire!". (video)
Bello il convoglio Viva Palestina del mese scorso, bello ilRoad To Hope che è arrivato 2 giorni fa, bella la prossima flotilla che sembra arriverà verso marzo, belli i collegamneti con e varie università portati avanti anche dagli studenti di Gaza.

Non è più il punto principale quello di dire la verità su caso stia succedendo, la verità già è stata detta, ripetuta, e come tanti altri continuerò a diffonderla con i mezzi che ho (principalmente il blog), e comunque se c'è la volontà ci sono mille modi di scoprirla. La verità la sai. Ti serve l'elenco di ogni singolo caso di civili con le ossa spezzate per credere che israele perpetri crimini di guerra? L'elenco lo trovi tra i report dell'ISM, in ma'an, nel blog. Ti servono altre testimonianze, foto e filmati? Ci sono.
Come dice Ascanio Celestini: “io odio i giornalisti che nascondono la verità: la verità me la devi dire subito, così il giorno dopo io me la sono già scordata.”

Le parole, anche se veritiere, sono sterili se non sono seguite da un'azione.

Boicotta Israele. (con i mezzi e le modalità che ti stanno meglio addosso)

venerdì 26 novembre 2010

Road To Hope e Check Point Volanti

È entrato ieri sera a Gaza il convoglio Roat to Hope: 35 attivisti con 30 mezzi. L'Egitto non aveva piacere che questi filo-palestinesi attarversassero una porzione troppo grande del suo territorio e quindi sono rimasti bloccati per settimane al confine tra Libia ed Egitto. Dieci di loro sono stati rapiti e portati in Grecia dalla nave che avrebbe dovuto portare i mezzi e i passeggeri dalla Libia ad Arish, con partenze rocambolesche dal porto libico e perdita di un mezzo. Dopo questo e 5000 chilometri via terra il convoglio Road To Hope è entrato a Gaza.

Contemporaneamente sembra ci sia una nuova moda nelle università europee: quella di costruire check point. Amici mi avevano raccontato di averne visto uno in Danimarca. Nell'università di Parigi 13 e alla Columbia Unversity il check point coinvolgeva  gli studenti che si recavano a lezione, venivano fermati e venivano loro chiesti i documenti, venivano messi in fila, legati, bendati, zittiti con un pezzo di scotch sulla bocca, e alcuni forse sono arrivati a lezione in ritardo. I passanti osservavano, e talvolta capivano. Anche se le armi che venivano puntate addosso a chi doveva passare attraverso il "check point" erano solo di cartone, anche se le barriere non erano di cemento ma fatte da pannelli removibili, anche se ad imbastire il check point non erano soldati israeliani ma attivisti che volevano far provare ad altri studenti cosa fosse un check point.
Fa sempre effetto un check point all'entrata dell'università, e, per un giorno, può ricordare come ci siano persone che a causa di un regime filo-occidentale devono passare attraverso i check point tutti i giorni per andare a scuola, per andare a trovare amici e parenti, per andare a fare compere.

A proposito di università: questo blog parla di Palestina e Gaza, perchè penso che non sia possibile affrontare troppi argomenti insieme e sperare di approfondirli tutti, però questo non toglie che a frammentare le lotte non si arrivi da nessuna parte... PIENA SOLIDARIETÀ AGLI STUDENTI IN LOTTA IN TUTTA ITALIA!

Boicotta Israele.

martedì 23 novembre 2010

Franco Frattini in "israele".




Il ministro Frattini in questi giorni si trova in quello che lui chiama stato di israele. Verrà a visitare anche Gaza. Lo stesso ministro Frattini che non ha partecipato alla conferenza di Dubran sul razzismo perchè nella bozza era citato, tra le forme di razzismo, il sionismo; mentre invece definisce “pericolosa, ideologica e razzista” la scelta di conad e coop di eliminare temporaneamente la verdura agrexco proveniente da israele dai loro scaffali. Ma lo sa il ministro che si scandalizza così tanto di che cosa sta parlando quando parla di sionismo?
Sionismo sono i bombardamenti a Zaitun, portati avanti ai danni della famiglia Samouni, lasciando decine di orfani. Sionismo è il fosforo bianco usato da israele durante piombo fuso, e di cui i gazawi ancora mostrano i resti. Sionismo sono le violazioni dei diritti umani che compie israele tutti i giorni. Sionismo sono le bombe che cadono sopra la nostra testa, sionismo è l'assedio. Sionismo sono i proiettili che dal confine raggiungono contadini, disabili mentali, e disperati che raccolgono macerie per costruire le case distrutte, e che rendono difficoltoso compiere operazioni elementari come raccogliere olive dai propri campi. Sionismo è ammazzare Rachel corrie a 23 anni e far si che i colpevoli rimangano impuniti e i loro volti segreti. Sionismo è rendere Hebron una città deserta, ed obbligare i palestinesi a chiudere i loro negozi. Sionisti sono gli squadristi che attaccano i ragazzi che portano avanti il presidio per i prigionieri palestinesi a Roma. Sionista è, di nuovo, l'attacco alla Mavi Marmara in acque internazionali.
E l'elenco continua, continua.
Sionismo è un'ideologia basata sull'idea di cacciare tutti i palestinesi dalle loro terre e rendere israele un territorio etnicamente puro, o, in alternativa, permettere ad una piccola minoranza di restare senza conferirle gli stessi diritti che hanno gli ebrei. Questo non solo è razzismo, questo è pulizia etnica (come la definiva lo storico israeliano Ilan Pappe), questo è genocidio, è uno scandalo internazionale che sta bene coprire per interessi coloniali ed imperialisti occidentali.

Franco Frattini, che si è permesso di votare no all'ONU alla commissione internazionale di inchiesta sui fatti della freedom flotilla. Franco Frattini, che si dimostra “Particolarmente grato al governo di israele” tre giorni dopo l'attacco in acque internazionali della nave di attivisti disarmati. Franco Frattini, che ha partecipato alla maratona “la verità per israele”, dove l'entità sionista veniva definita come “assediata dai paesi arabi”. Franco Frattini, il ministro degli esteri del migliore alleato di israele in Europa.
Questo Franco Frattini in questi giorni dovrebbe arrivare a Gaza.
Sicuramente, se andasse a trovarli, i bambini Samouni a Zaitun gli stringerebbero la mano e gli chiederebbero come si chiama. Lo fanno con tutti, non sanno chi hanno di fronte, sono bambini. Forse qualche contadino contadino lo inviterebbe a casa sua, se riuscisse a tenergli nascosto che è anche a causa sua che l'occupazione continua. Però no, perfavore, risparmiatemi questa farsa. Sarebbe una messinscena pietosa guidata dalla necessità di mostrare un'ipocrita imparzialità. Finora non ha dimostrato nessun interesse per la verità su cosa stia succedendo qui, si è sempre esposto pubblicamente con sentenze sioniste che palesavano i suoi interessi coloniali, non vedo come in una camminata in territori che lui considera ostili possa fargli cambiare idea.

Meglio se ne stia a casa il ministro Frattini, perchè diventa davvero ipocrita mostrare “di venire a vedere”, fare una passeggiata per Gaza per l'effetto mediatico che fa, quando in realtà gli occhi sono chiusi, le orecchie tappate e la bocca piena di falsità.

Per conoscenza del ministro Frattini, boicottare israele non è una scelta razzista, ma spinge al rispetto della legislazione internazionale.
Boicotta israele.

sabato 20 novembre 2010

Israele colpisce solo i siti miliari.



Il 17 novembre è stata bombardata un'auto nel mezzo di Gaza City, entrambi i passeggeri sono stati assassinati. Ora appare chiaro che Israele puntasse a solo uno dei 2 fratelli uccisi, Islam e Mohammed Yassin. L'altro era li per sfortuna. Israele ha dichiarato che Islam Yassin facesse parte un gruppo di salafiti che starebbe pianificando di rapire israeliani nel deserto del Sinai, e poi usarli come prigionieri di guerra come Gilad Shalit.
Ma avete presente l'apparato di sicurezza congiunto egiziano ed israeliano nei luoghi di villeggiatura nel mar rosso e dintorni? Ipotizzare che un gruppo di militanti islamici possa andare a rapire davvero un israeliano nel Sinai per portarlo dentro Gaza sarebbe come ipotizzare che durante la guerra fredda un combattente russo potesse entrare negli Stati Uniti per rapire qualcuno e riportarselo in un'enclave filosovietica completamente assediata da militari statunitensi. Ma tant'è, questa è la versione ufficiale. D'altronde, ogni scusa è buona per sganciare bombe.

In risposta all'attacco è stato lanciato un missile da Gaza la notte successiva. Si trattava di un missile a lunga gittata -fino a 40 km- , come non se ne vedevano da molti mesi. È stato lanciato nella notte ed ha raggiunto un sito israeliano dove è atterrato, facendo probabilmente un grosso buco. Il sito era nel deserto e del Negev, nessun ferito tra gli umani, ma si dice abbia provocato grande lutto e sgomento nella fauna del deserto, che qui mi dicono essere composta principalmente da scorpioni e serpenti.
Ed in difesa di questi scorpioni e serpenti ieri qualche altro grosso buco è comparso anche a Gaza, secondo israele in siti militari. Ho visto uno di questi “siti militari”. E potrei scommettere che il buco che ho trovato al posto della casa di cui rimaneva qualche rovina era molto più grande di quello nel deserto. Ora ve lo racconto per bene.
Arrivando troviamo delle macerie con un enorme buca Della casa bombardata non è rimasto proprio nulla, i resti delle pareti sono aperte come bucce di banana e tutt'attorno è pieno di detriti. Ci avvicina un uomo che ci invita a casa sua, venti metri più in la. Entriamo: essa ha un tetto in lamiera ed è piuttosto povera. Poche stanze in cui vivono in almeno 2 coppie con figli. 
Sulaiman Ibrahim Abumustafa racconta che il 19 novembre la famiglia AbuMustafa sta festeggiando l'Aid, ci sono gli invitati, le persone entrano ed escono dalla casa. Durante la festa sentono un botto, così si rifugiano dentro la casa e dietro di essa. Ma il tetto in lamiera non è abbastanza forte da reggere le pietre che nel secondo botto vengono scaraventate a diverse decine di metri dal sito bombardato. Il primo botto era dato dall'impatto del missile su una casa che al momento era vuota, il secondo dall'esplosione dello stesso. L'esplosione ha lanciato in aria pezzi di cemento e pietre che hanno sfondato il tetto di lamiera e fatto grossi buchi nel pavimento. È stata colpita la madre di Sulaiman all'addome e alla testa, e poi suo figlio di 2 anni, e poi suo fratello, e la cognata, e il cognato (quest'ultimi meno gravi). Hanno chiamato l'ambulanza, ma l'ambulanza ci ha messo mezz'ora per arrivare “Perchè mezz'ora?” “Perchè deve coordinarsi con i militari israeliani al confine”. Ci porta fuori e ci mostra il muro, siamo a 500 metri dal confine e nessun mezzo ufficiale (ambulanze o polizia che sia) può arrivare qui senza il permesso degli israeliani. Nel muro c'è un valico aperto di recente, lo usano per fare incursioni. Entrano tutti i giorni con i carri armati, dice. Oggi nessuna incursione, racconta scherzando che dopo i bombardamenti di ieri gli israeliani si riposano. Lui è contadino ed assicura che nei paraggi tutti sono contadini e non fanno parte di nessuna resistenza. Mentre andiamo via suo figlio sta scappando per farsi rincorrere, come fanno tutti i bimbi del mondo, solo che questa volta il padre, nel tentativo di prenderlo, gli dice “non di la che ci sono gli israeliani”, e lui scappa più forte per farlo arrabbiare, come tutti i bambini del mondo appunto.




Chi è stato a vedere l'altro sito bombardato, vicino a khan younis, racconta che i feriti sono un pastore (ancora all'ospedale in osservazione, perchè colpito da diverse schegge), suo figlio e 4 mucche. Era un pastore che portava le mucche all'aperto.
Ma, come sappiamo, israele bombarda solo siti militari, e non crea nessun danno ai civili.
Ripetiamolo ancora una volta, così siamo sicur* di non sbagliarci: israele colpisce solo i siti militari, e non crea nessun danno ai civili. Bispensiero.

Per concludere nella notte è stato bombardato l'aeroporto (distrutto nel 2000 e di cui restano solo delle rovine ormai sommerse dalla sabbia) e i tunnel con l'Egitto. Perfortuna questa volta nessun ferito.

Boicotta israele perchè non vuole riconoscere i siti militari.

p.s.:grazie mille a Tilde Wandel per le bellissime foto!

venerdì 19 novembre 2010

Aid Mubarak!


L'Aid al-Adha, la festa del sacrificio, si celebra all'inizio dell'anno islamico.
È la più grande tra 2 feste musulmane e prevede lo sgozzamento di un capo di bestiame (generalmente una capra o una pecora, ma anche una mucca o un cammello): la carne viene divisa in 3 parti, una parte viene mangiata subito, una parte viene conservata ed una parte viene donata ai poveri della comunità che non possono permettersi un capo di bestiame. La festa dura 3 giorni.
Durante la festa si usa augurare “aid mubarak” che potrebbe essere tradotto come “tanti auguri”. Cioè, si usa dire questo tra amici. Talvolta però, siccome siamo in un posto dalle usanze particolari, anche i nemici augurano aid mubarak. E lo fanno in un modo non propriamente gentile. Il secondo giorno dell'aid israele ha bombardato un'auto nella città di Gaza, tra le 5 e le 6 di pomeriggio, uccidendo i 2 fratelli che su quell'auto viaggiavano. L'auto si trovava in quel momento davanti al Gaza Mall, il centro commerciale di Gaza, e l'area era affollata perchè, come si è detto, era giorno di festa. Testimoni dicono che la bomba sia caduta da un drone, sembra che sull'auto ci fossero 2 componenti dell'esercito dell'islam, una fazione dei salafiti che sembra, o meglio così sostiene la portavoce israeliana, stia organizzando attentati nel Sinai contro cittadini israeliani. Non mi è chiaro se prima abbiano trovato i colpevoli e poi abbiano bombardato, o se abbiano bombardato e poi abbiano deciso che i morti erano colpevoli.
Comunque sia ben strano il modo degli israeliani di augurare aid mubarak, sembra “quasi” un voler rovinare la festa.

Boicotta israele perchè non sa augurare aid mubarak in modo gentile.

venerdì 12 novembre 2010

A pranzo da un'amica



Ieri sono andata a pranzo a casa di un'amica, Lubna, in un campo profughi che si chiama Deir al Balah. Lubna è un po' grossa, sorridente sempre, insegna ginnastica in un centro per donne a Jabalia. Ha un figlio di 2 anni ed una di 8 mesi. Il marito è disoccupato e accudisce i bambini: da il biberon, li tiene in braccio e soprattutto cambia i pannolini, e questo mi ha fatto pensare che la loro coppia fosse più equilibrata di tante nostre occidentali.
Lubna suo marito e sua sorella parlano poco inglese, e suo fratello non lo parla per niente. Prima di pranzo mi portano sulla terrazza sul tetto e il fratello mi mostra una specie di candela, grande come una mano, con un foro in alto. Dice “min yahud”: da Israele.

Poi dopo svuota un po' del contenuto che esce dal buco sul balcone della terrazza. È una polvere bianca. Quando avvicina la fiamma dell'accendino prende fuoco immediatamente, ed emana una puzza fortissima uguale a quella degli accendini quando si accendono. Faccio qualche foto ed intanto penso: “così è questo il famoso fosforo bianco...”. Mi verrà spiegato dopo che si tratta ancora di un resto dall'operazione Piombo Fuso.


 
A pranzo abbiamo mangiato riso con uva passa, carote e arachidi. E insalata. Buono. Dopo siamo andati ad una specie di parco giochi per bambini. Mentre andava la musica e i bambini giocavano, abbiamo sentito un botto, e mi hanno chiesto se fosse stata la prima volta che sentivo una bomba. La musica è continuata, i bambini hanno continuato a giocare.


martedì 2 novembre 2010

Buffer zone e civili colpiti




Hanno sparato a Mahmud perchè era molto vicino al confine. E Mahmud era molto vicino al confine perchè è un pazzo I soldati israeliani, prima di sparare, hanno seguito l'uomo da vicino ed hanno sparato colpi di avvertimento, erano quindi perfettamente coscienti che si trattasse di un disabile mentale. Non poteva sicuramente essere un pericolo per l'incolumità di israele. Ora ha la tibia ed il perone rotti da un proiettile che gli ha attraversato la gamba. E come lui molti altri civili che per diversi motivi si sono recati nella Buffer Zone. Ma andiamo con ordine.



A nord e ad ovest della striscia di Gaza, vicino al confine con l'entità sionista, c'è una striscia di terra che una volta era coltivata e che ora non lo è più. Nei 300 metri vicino al confine è difficile accedere e le case e le coltivazioni vengono distrutte da israele. Questo pezzo di terra palestinese si chiama “buffer zone”.
L'area rischiosa, però, secondo un rapporto dell'ONU arriva a un chilometro, un chilometro e mezzo dal confine. Che significa che in quest'area non sono infrequenti i proiettili israeliani che colpiscono palestinesi. Questa zona racchiude, sempre secondo lo stesso rapporto dell'ONU, circa il 35% delle aree coltivabili, e, in una situazione di assedio come quella Gazawa, ciò significa incidere in maniera significativa sull'autosufficienza alimentare. Alcuni contadini si ostinano ancora a voler coltivare le loro terre, sebbene israele non voglia. Perchè, in fondo, sono e restano le loro terre, dove c'erano gli aranci e gli ulivi, anche se ora gli aranci e gli ulivi sono stati sradicati; erano le terre che hanno sempre coltivato, anche se ora coltivarle è difficile.
Ho scattato questa foto ieri, quando in una manifestazione ci siamo recat* vicino al confine. Si può chiaramente vedere come le piante prima presenti siano state distrutte dalle irruzioni dei carrarmati, e, visto che l'accesso è difficoltoso, questo significa impedire totalmente la coltivazione dell'area.





Altri vanno nella buffer zone per raccogliere pietre. Raccolgono pietre perchè israele e Egitto impediscono al materiale edile di entrare. Allora israele gli spara. Giusto qualche giorno fa abbiamo intervistato 2 raccoglitori al confine, sono soprattutto padri di famiglia che hanno questa come unica entrata a causa della disoccupazione causata, ancora una volta, dall'assedio. Capite l'antifona? Sono disoccupato per via dell'assedio, sempre a causa dell'assedio il materiale edile non può entrare, allora vado al confine per raccogliere pietre, e quegli stessi che hanno creato questa situazione mi sparano. Uno dei 2 uomini presenti in questa foto (Omar, 25anni), era andato al confine per la prima volta: non avendo trovato nessun lavoro gli era rimasta solo questa possibilità. Quando gli domandiamo se tornerà a fare questo lavoro ride, e dice di no, che al confine non tornerà più. L'altro (Bassem, 23 anni), al confine ci era già stato diverse volte, era un anno e mezzo che faceva questo lavoro, aveva provato ad interrompere tempo fa per vendere verdure al mercato ma non riusciva a guadagnare abbastanza per mantenere lui e la sua famiglia. Dice che, nonostante quel che è successo, continuerà ad andare al confine a raccogliere pietre perchè non ha alternative. Questo a Beit Hannoun, al nord della striscia.

















Torniamo al nostro pazzo, quello di cui si parlava all'inizio. Ci racconta un familiare che è rimasto in cura psichiatrica per diverso tempo, ma che alla fine lo hanno portato a casa perchè non notavano nessun miglioramento. L'uomo è solito fare delle lunghe passeggiate senza sapere bene dove si trovi. Oggi si è spostato da Khan Younis a Al-Farahin, paesino vicino al confine con israele, ha preso una strada che porta direttamente alla recinzione imposta da israele ed è arrivato fino ad una distanza di pochi metri da essa. A questo punto, dall'altra parte della rete elettrificata, una jeep ha cominciato a seguirlo e a sparare diversi colpi di avvertimento. A questo punto, visto da vicino, era abbastanza chiaro ai soldati che si trattasse di una persona con disturbi psichici: perchè non si allontanava ai colpi, perchè non aveva una meta precisa, perchè -questo lo immagino perchè lo ho visto dopo l'incidente- stava probabilmente blaterando frasi senza senso. Quindi gli hanno trapassato la gamba con un proiettile, rompendo tibia e perone e causando una ferita che richiederà probabilmente un'operazione per guarire.







Questi sono solo alcuni dei casi di persone ferite vicino al confine. In 2 settimane ci sono stati almeno 7 casi di civili feriti (tra cui 2 disabili mentali) , e molti altri (tra cui un morto) tra i jihadisti.
Tutti questi casi sono, ovviamente, nella parte palestinese della green line.
I civili erano li per necessità, o per inconsapevolezza, e comunque non rappresentavano un reale pricolo per israele.

Immaginate se questo fosse successo a contadini israeliani. Immaginate la frase sopra scritta così: “in 2 settimane ci sono stati almeno 7 casi di civili israeliani feriti all'interno di israele da parte dei soldati palestinesi, e molti altri casi tra i coloni (tra cui un morto)”
Immaginate in questo caso la reazione indignata della stampa, arabi assassini, musulmani guerrafondai. Invece, poiché è successo il contrario, passa tutto sotto silenzio.

Colpisce molto come cambi il valore di una vita umana o di un osso o di un pezzo di carne trapassato da un proiettile in base alla lingua parlata, al dio venerato ed al paese di provenienza.

Boicotta israele perchè spara ai pazzi.

lunedì 1 novembre 2010

Lettera dagli studenti per il boicottaggio accademico

Gruppi di studenti, qui a Gaza, stanno organizzando assemblee e riunioni per cercare di mettersi in collegamento con studenti fuori di Gaza. Vogliono trovare contatti con attivisti ed università nel resto del mondo. Perchè qui sanno che nel resto del mondo gli studenti si stanno dando da fare per il boicottaggio di israele. Perchè sono convinti che il fatto di avere un contatto diretto con la realtà di Gaza possa aiutare il movimento internazionale contro l'occupazione, contro la discriminazione e per il diritto al ritorno dei palestinesi alle loro terre a trovare nuova motivazione; e perchè comunque avere dei contatti solidali all'esterno della striscia aiuta gli abitanti di Gaza ad andare avanti con più speranza, con più energia, con più forza, con più determinazione.
E con la loro determinazione, aggiungo io, potrebbero insegnare molto a chi si mettesse in contatto con loro.

Per ora è stata prodotta una lettera, vale la pena leggerla, e tenere in mente che chi l'ha firmata è disponibile in un prossimo futuro a fare collegamenti telefonici, a partecipare via Skype ad assemblee, a scrivere e a filmare. Perchè qui cercano amici e compagni fuori che possano supportarli con una solidarietà più concreta delle dichiarazioni e delle parole, cercano una solidarietà tangibile in azioni effettive come il boicottaggio di israele.
Di seguito la lettera.



Gaza assediata,

25 Ottobre 2010

Le università ed i centri di ricerca italiani hanno da tempo solidi rapporti con le università e i centri di ricerca israeliani. Per esempio il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha recentemente rinnovato una collaborazione con Israele che prevede 60 mesi/uomo di borse post-dottorali, nell'ambito delle neuroscienze e della fisica degli atomi freddi [1]. Il Laboratorio Europeo di Spettroscopia non Lineare (LENS) ha un laboratorio congiunto con l'israeliano Weizmann Institute of Science che coinvolge in particolare l'università di Firenze [2]. L'università la Sapienza di Roma ha collaborazioni con l'università di Haifa, Gerusalemme e Tel Aviv per un master in cooperazione internazionale [3].
La scuola superiore sant'Anna e l'università di Pisa hanno rapporti con la Habrew university di Gerusalemme e la Tel Aviv univeristy [4]. L'elenco è molto lungo e questi sono solo degli esempi, non sono certo esaurienti e solo vagamente rappresentativi.


Come ci inseriamo noi studenti palestinesi in questi piani? Come dovremmo credere che rinomate istituzioni accademiche rispettino i loro stessi codici di condotta quando collaborano con istituzioni accademiche israeliane che contribuiscono su vari fronti alle continue ingiustizie commesse contro di noi ogni giorno? Proprio quelle istituzioni che rimanevano tranquille mentre il loro governo per tre settimane intorno al capodanno 2009 sganciava bombe al fosforo bianco sopra di noi a Gaza, ammazzava oltre 1443 civili, tra i quali 430 bambini, bombardava i nostri ospedali, strade e ponti e attaccava violentemente il patrimonio delle nostre istituzioni scolastiche? I fatti parlano da soli: più di 37 scuole primarie e secondarie, tra cui 18 scuole che servivano come rifugio per i profughi interni sono state colpite, l'American International School è stata ridotta a macerie, e 4 edifici dell'università islamica (IUG) demoliti [5].

L'affermazione israeliana che i laboratori scientifici dell'IUG fossero usati per costruire armi è stata categoricamente smentita dalle prove certe. Non c'è dubbio sull'uso del fosforo bianco, bombe a grappolo con chiodi e tungsteno.

Il rapporto Goldstone [6] ha elencato le contravvenzioni delle leggi internazionali, i “ crimini di guerra” israeliani e i “ possibili crimini contro l'umanità” - non che avessimo bisogno di una conferma ai raccapriccianti numeri di bambini e donne massacrati durante l'attacco o traumatizzate in seguito. Inoltre, la collaborazione tra le università israeliane e i servizi militari e di intelligence di Tel Aviv è ora giunta al punto di fondare istituzioni di studio strategiche, think tank ed interi dipartimenti di studio per la sicurezza , molti dei quali sono ubicati nelle o affiliati con le università coinvolte in questa collaborazione.


Questo potrebbe spiegare perchè le università israeliane sono fino ad adesso rimaste silenziose riguardo i crimini che il loro stato stava commettendo. Un rapporto diffuso dell'alternative information Center nell'ottobre 2009 intitolato “ Academic Boycott of Israel and the Complicity of Israeli Academic Institutions in Occupation of Palestinian Territories” [7] conclude che “ Le istituzioni accademiche israeliane non hanno scelto di prendere una posizione neutrale o apolitica verso l'occupazione israeliana ma di dare il loro completo appoggio alle forze di sicurezza israeliane e alla politica nei confronti dei palestinesi, nonostante i fondati sospetti di crimini ed atrocità che gravavano su di essi” .


Si è rilevato che tutte le università israeliane sono coinvolte nella solidarietà con l'occupazione illegale di Gerusalemme est, Gaza e della West Bank in una miriade di modi. Il rapporto descrive come in particolare l'università di Haifa e la Hebrew University di Gerusalemme abbiano appoggiato diversi programmi universitari per riserve militari israeliane, garantito la borsa di studio a studenti che hanno prestato servizio nell'attacco israeliano a Gaza, e mantengono legami con le principali fabbriche di armi israeliane. Uno dei 2 campus dell'Hebrew university è stato costruito nella Gerusalemme est occupata, in aperta violazione della Quarta Convenzione di Ginevra.


Al contrario, il protratto assedio israeliano ha mandato in frantumi il nostro sistema educativo. C'è un'estrema mancanza di libri e materiale educativo, che non può entrare nella striscia di Gaza [a causa dell’ assedio israeliano]. Gli studenti che hanno ricevuto la borsa di studio per andare a studiare all'estero continuano ad essere bloccati dentro alla Striscia trasformando i sogni di affermazione accademica in sogni infranti. Dentro Gaza, coloro che cercano un'istruzione sono limitati dall'aumento del tasso di povertà e dalla scarsità di carburante per i trasporti, ancora una volta risultato diretto dell'assedio medievale di Israele.


La persistente occupazione delle terre palestinesi è la più duratura dalla seconda guerra mondiale. Le forze di occupazione israeliane hanno demolito 24.000 case palestinesi [8] dal 1967 e continuano nella loro linea in nome dell'espansione del quartieri ebraici a spese della popolazione arabo-palestinese locale. Israele è in piena violazione della risoluzioni 242 del consiglio di sicurezza dell'ONU [9] occupando i territori palestinesi, della risoluzione UNSC 194 [10] negando a 7 milioni di rifugiati palestinesi il loro diritto di tornare nelle proprie case, dell'articolo 94 della convenzione di Ginevra [11] colonizzando queste terre occupate e dell'articolo 33 [12] attraverso la sua punizione collettiva tutt'ora in corso di 1,5 milioni di abitanti di Gaza sottoposti ad un assedio denunciato dall'Unione Europea, dalle Nazioni Unite e dai gruppi per la difesa dei diritti umani, ma che continua comunque. Fin da quando le Nazioni Unite nel 1948, dominate dalle potenze coloniali dell’ epoca, autorizzarono la fondazione di Israele sulle rovine dei rifugiati palestinesi e la distruzione di 531 villaggi palestinesi [13], Israele ha violato più risoluzioni delle Nazioni Unite di qualunque altro stato membro [14].


Più recentemente una commissione d'indagine sul raid contro la Freedom Flotilla [15] del consiglio UN per i diritti umani ha concluso che il blocco navale di Israele sui territori palestinesi era contrario alla legge a causa della crisi umanitaria e che durante e dopo il raid le forze israeliane hanno commesso “ una serie di violazione della legislazione internazionale, tra cui leggi per i diritti umani” , inclusi “ omicidi voluti e torture” . Il rapporto conclude che “ il comportamento dell'esercito israeliano e del personale nei confronti dei passeggeri della Flotilla non solo era sproporzionato per l'occasione ma mostrava incredibili livelli di violenza completamente non necessari. Ha rivelato livelli di brutalità inaccettabili” .


In quasi tutte le università esiste un codice di condotta, che obbliga queste istituzioni a diffondere una cultura di pacce nel rispetto dei diritti umani fondamentali, in questo rientra anche il non avere rapporti con enti che si siano macchiati di crimini feroci come quelli israeliani.


Scrittori come Johan Berger, Arcivescovo Desmond Tutu, Arundhati Roy, Ahdaf Soueif, università, sindacati, imprese, società, ed artisti internazionali tra i quali Elvis Costello, Gil Scott-Heron, the Pixies, Carlos Santana, Ken Loach and Massive Attack si sono tutti uniti al movimento BDS.


Questo boicottaggio, adattato sul movimento globale BDS che ha posto fine all'apartheid in Sud Africa, dovrà continuare fino a che Israele non rispetterà il suo obbligo di riconoscere il diritto inalienabile dei palestinesi all'autodeterminazione e rispetterà integralmente quanto stabilito dalle leggi internazionali:


1 . Ponendo fine all'occupazione dei territori arabi e smantellando il muro;


2 . Riconoscendo il diritto fondamentale dei cittadini arabo-palestinesi di Israele alla completa uguaglianza;


3 .Rispettando, proteggendo e promuovendo i diritti dei rifugiati palestinesi a tornare alle loro abitazioni e proprietà come stabilito dalla risoluzione ONU 194.


Vi chiediamo di boicottare Israele fino a che non rispetterà la legislazione internazionale, fino a che non adempierà alle sue responsabilità. Come i neri del Sudafrica e gli afroamericani non potremo mai accettare compromessi sui diritti umani fondamentali.


Avete ora la possibilità di tagliare tutti i legami con le università israeliane, di unirsi alla chiamata per boicottare quello che John Digard -corrispondente speciale delle Nazioni Unite – descrive come l'unico caso rimanente dopo il Sudafrica “di un regime affiliato a quelli occidentali che nega l'autodeterminazione e di diritti umani a delle persone in via di sviluppo e che ha fatto così molto a lungo” [16] Dato il coinvolgimento così profondo delle università israeliane in una prevaricazione così a lungo termine che segue principi medievali basati su razza e religione, ci aspettiamo che le istituzioni statunitensi e mondiali seguano la chiamata dell'arcivescovo Desmond Tutu: di boicottare, le istituzioni accademiche israeliane.
Normalizzare ed accettare un altro regime di apartheid e tutto lo spettro di crimini contro l'umanità ben documentati è una minaccia alla giustizia ovunque, ed un altro pessimo appoggio alla negazione dei diritti umani basilari.


University Teachers’ Association in Palestine (UTA)


Palestinian Students’ Campaign for the Academic Boycott of Israel (PSCABI)

[1]http://www.cnr.it/cnr/news/CnrNews?IDn=2050

[2]http://ccs.unifi.it/notiziario/CMpro-v-p-102.html

[3]http://www.uniroma1.it/studenti/agenda/100625_accordogerusalemme.php

[4]http://www.inventati.org/bds-pisa/?p=2375

[5]http://jordantimes.com/?news=14035

[6]http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/specialsession/9/docs/UNFFMGC_Report.pdf

[7]http://electronicintifada.net/v2/article10945.shtml

[8]http://www.icahd.org/?page_id=76

[9]http://daccess-ods.un.org/TMP/4559531.html

[10]http://daccess-ods.un.org/TMP/6654234.html

[11]http://www.icrc.org/ihl.nsf/WebART/380-600056

[12]http://gisha.org/UserFiles/File/publications/GazaClosureDefinedEng.pdf

[13]http://www.ifamericansknew.org/history/ref-nakba.html

[14]http://www.asiantribune.com/news/2009/09/26/israel-nation-has-violated-more-un-resolutions-all-other-countries-mid-east-put-toge

[15]http://www.guardian.co.uk/world/2010/sep/23/un-panel-israel-war-crimes

[16]http://electronicintifada.net/v2/article6602.shtml