Dopo aver visto in sintesi il volume
degli scambi di armamenti tra Italia e Israele, aver fatto una
carrellata sulle relazioni diplomatiche tra i rappresentanti degli
eserciti e non solo, oggi cambiamo leggermente argomento.
L'obiettivo di questo post è dare
un'idea di come Israele possa essere considerato un laboratorio per
quanto riguarda la repressione e il controllo, e di come queste
conoscenze e tecnologie vengano esportate anche in Italia.
Ma andiamo con ordine, iniziamo con
qualche considerazione generale, e questa volta non partiamo da
Israele, ma dalla NATO. La NATO, infatti, nel suo rapporto UO2020
(Urban Operations in the year 2020), dà delle linee guida su come
comportarsi nelle operazioni di guerriglia urbana. In estrema
sintesi, questo rapporto si basa sul presupposto che dal momento che
il numero di abitanti mondiali delle baraccopoli è in aumento, in un
prossimo futuro i gendarmi del mondo dovranno aspettarsi di fronteggiare rivolte e
insurrezioni in un contesto urbano. I problemi che le forze armate si
troveranno ad affrontare in questo tipo di contesto saranno diversi
da quelli riscontrati in campo aperto, principalmente per tre
ragioni: la prima è che geograficamente ed architettonicamente il
contesto è diverso (esistono “ostacoli” come case, strade
strette e via dicendo, che gli insorti potrebbero usare a loro
vantaggio essendo del posto); la seconda è che la composizione del
nemico è differente (in ambiente urbano è più difficile
distinguere tra combattenti e non combattenti); la terza è che
l'organizzazione del nemico, nelle insurrezioni e rivolte, non è più
gerarchica, come potrebbe essere quella di un esercito, ma è spesso
composta da piccole cellule indipendenti.
Questo tipo di ambiente richiede
tattiche particolari.
Nel rapporto NATO si fa riferimento
alle guerre di quarta generazione, all'approccio “maneuvrist” e
al protocollo USECT (Understand – Shape – Engage – Consolidate
– Transition). La caratteristica principale delle guerre di quarta
generazione è che almeno uno degli attori in gioco è un attore “non
statale”. L'approccio maneuver prevede infiltrazioni, attacchi a
sorpresa, ed isolamento di intere aree da altre per impedire gli
spostamenti dei combattenti, l'obiettivo principale è quello di è
quello di frantumare la coesione e la volontà di combattere del
nemico. Il protocollo USECT descrive le diverse fasi dell'azione, in
particolare le prime due rivestono particolare importanza:
“Understand” prevede di comprendere i punti deboli del nemico
anche attraverso infiltrazioni; nella fase “Shape” si creano le
condizioni favorevoli all'azione, sia modificando il territorio in
modo da impedire la mobilità del nemico che agendo sui media.
Suona familiare? Molte delle
caratteristiche di queste guerre asimmetriche si applicano a pennello
all'occupazione sionista della Palestina: il contesto urbano,
l'organizzazione della resistenza in cellule, la presenza di
combattenti e non nello stesso ambiente. Inoltre, anche le tecniche
usate dall'esercito o dalle forze di occupazione sono per quanto
possibile in linea con quanto previsto dal rapporto UO2020, si pensi
per esempio alla fase “Shape”, e si pensi alla frammentazione
della Palestina e alla propaganda mediatica israeliana. Israele come
un laboratorio, in cui è possibile applicare tecniche di repressione
ad una popolazione che fa da “cavia” e a cui le nostre forze
armate guardano per poter “imparare”. Nello scorso post già ho
scritto dei legami ed accordi diplomatici e delle esercitazioni
congiunte, qui porterò altri esempi di come l'Entità Sionista
riesca a “capitalizzare”, attraverso l'export di know how e
tecnologie, l'occupazione della Palestina. Di seguito porterò
l'esempio di quattro diverse aziende, senza la pretesa di esaurirle
tutte, ma cercando di dare un'idea di quanto del modello di
oppressione israeliano venga esportato anche molto vicino a noi.
La Logan's è un'azienda che fornisce
corsi di preparazione per addetti alla sicurezza. Sul profilo della
società leggiamo: “La Logan’s Ltd è stata creata come risposta
alle crescenti esigenze della comunità internazionale; vale a dire
la necessità di garantire la sicurezza del personale, dei beni e
delle strutture che sono soggetti a dei livelli di rischio diversi.
Lo scopo principale è quello di permettere ai clienti di operare in
un ambiente più sicuro, enfatizzando costantemente l’importanza di
essere preparati a qualunque evento.” Sebbene la Logan's abbia sede
in Gran Bretagna, e quindi possa sembrare non direttamente collegata
all'occupazione sionista della Palestina, sempre sul sito si può
leggere: “Il punto di forza della Logan’s è il suo personale. Le
squadre dei suoi esperti sono composte da:
1. Ex -alti ufficiali delle forze
della difesa israeliani,
2. Ex -alti ufficiali dell’Esercito
e Senior della Marina internazionali
3. Tecnici delle Forze speciali
antiterrorismo israeliani.
4. Specialisti di sicurezza
antiterrorismo civile israeliani ed internazionali [...e l'elenco
continua...]”.
Forte quindi di questa squadra dalla
solida esperienza sul campo, in Italia la Logan's ha partecipato al
progetto SCUDO (Security Consulting United Didactic Organizations) a
Roma, in collaborazione con le Acli e l'Enaip. Tra l'altro si insegna
a negozianti, addetti alla sicurezza e privati cittadini come
riconoscere e neutralizzare un “terrorista”, quali armi usa, e
come riconoscerle. I corsi si sono svolti in contemporanea a Genova,
La Spezia, Roma, Cagliari e Trieste, a Roma erano rivolti agli
impiegati ENI, mentre nelle città di mare erano rivolti in
particolare a chi lavora nei porti, per adeguarsi alle nuove misure
di sicurezza. Sebbene il progetto sia iniziato per adeguarsi appunto
alle nuove norme di “sicurezza”, non sono solo gli addetti a
questo settore a parteciparvi, ma anche comuni impiegati,
commercianti e via dicendo. La Logan's, però non si accontenta:
rende possibile a tutti accedere ai suoi corsi, che vanno da una
durata di 4 ore alle 36, con costi variabili. Vista l'origine e il background degli istruttori (appunto ex militari o forse zpeciali israeliane) si tratta, nei fatti,
della commercializzazione di tecniche di oppressione che i sionisti
mettono in atto tutti i giorni contro i Palestinesi.
Prima di descrivere le due aziende
che seguono, mi permetto un'osservazione: si pensi alle colonie
illegali in Cisgiordania: esse hanno l'obiettivo di difendersi dai
palestinesi locali in maniera simile a come alcuni quartieri “bene”
hanno bisogno di controllare le masse che giustamente reclamano
uguaglianza sociale. Ed ecco che, per esempio, sistemi di
sorveglianza la cui funzionalità è già stata verificata nelle
colonie, vengono installati nelle nostre città.
la Radwin è una multinazionale
israeliana che fornisce sistemi wireless a banda larga. Le telecamere
di sicurezza della Radwin sono installate in dozzine di città
israeliane, e in alcune colonie, tra cui, Ariel, Alfei Menashe, Givat
Zeev, Ma'ale Adumim, Kdumim e Beit Arie. Fornisce inoltre per l'IPS
(Israeli Prison Service), sistemi di identificazione vocale in 33
diverse prigioni israeliane. Radwin è parte della Rad Bynet, la
quale ha instalato i sistemi di comunicazione e informatici a una città militare nel deserto del Negev (Bahad
city). (fonte: who profits)
Facendo affidamento all'esperienza
della Radwin nel campo della videosorveglianza e delle sicurezza, la
città di Mira (VE) ha adottato le telecamere di questa
multinazionale per il suo “progetto sicurezza”. Nel comunicato
stampa diffuso dalla stessa Radwin è possibile leggere in che cosa
consista il progetto con precisione: “I dispositivi RADWIN 2000
sono in grado di fornire video in tempo reale dalle videocamere ad
altissima risoluzione posizionate nei punti nevralgici della città
(parchi, scuole, aree commerciali) al centro di controllo presso il
Comando di Polizia Locale. Il progetto è stato realizzato con
l’obiettivo di monitorare le aree a traffico limitato e di
aumentare la sicurezza urbana, prevenendo e riducendo gli atti
vandalici e la criminalità. Il system integrator Teletronica ha
provveduto all’implementazione del progetto." (Dal comunicato
stampa della Radwin del 30 giugno 2011, intitolato “La città di
Mira sceglie i sistemi di videosorveglianza di RADWIN per il
“Progetto Sicurezza”)
La descrizione del progetto in cui le
telecamere Radwin sono impiegate nella città di Maserà è:
“Obiettivo del progetto "Città Sicura" varato dal comune
di Maserà di Padova è quello di ridurre il tasso di criminalità e
accrescere la sicurezza dei cittadini. I sistemi RADWIN trasmettono
al centro di controllo le immagini video in tempo reale riprese dalle
videocamere ad alta risoluzione installate nelle zone nevralgiche
della città: punti di accesso e uscita al territorio comunale,
incroci, scuole, centri commerciali e parchi pubblici. Gli addetti,
presenti nel centro di controllo, possono dunque effettuare la
sorveglianza in tempo reale attivando misure di intervento immediate
in caso di necessità." (Dal
comunicato stampa della Radwin del 2 marzo 2010 intitolato “Il
Comune di Maserà di Padova sceglie RADWIN per il progetto di
videosorveglianza "Città Sicura"")
Inoltre, in un comunicato datato 5
maggio 2011, si può leggere che “RADWIN, azienda israeliana leader
nella fornitura di apparati wireless per il backhauling e l’accesso
in banda larga, lancia oggi una soluzione unica e conveniente che
garantisce connettività ad alta capacità per i mezzi di trasporto
pubblico su rotaia in movimento. [...] Esclusivamente sviluppati per
consentire le comunicazioni ad alta velocità per treni e altri
veicoli su rotaia per il trasporto pubblico in movimento, le
soluzioni per la mobilità di RADWIN permettono di realizzare in modo
affidabile soluzioni di videosorveglianza in tempo reale, a elevata
capacità e qualità, oltre a una serie di altre applicazioni tra
cui: sistema di controllo treno, sistemi informativi per i
passeggeri, accesso a Internet, intrattenimento di bordo, pubblicità
e altro ancora." (Dal
comunicato stampa del 5 maggio 2011 della Radwin intitolato: “RADWIN
presenta una nuova soluzione wireless per la videosorveglianza sui
mezzi di trasporto pubblico”)
In altre parole, il fine del progetto è la videosorveglianza, mentre
come corollario avremo internet sui migliori treni. Praticamente, ce
lo pubblicizzeranno come un aumento del comfort ma saremo spiati da
telecamere che sono state sperimentate prima dai sionisti sui
palestinesi.
La bunkersec corporation ha sede a
Tel Aviv (l'indirizzo riportato sul sito è: Weizman Center Tower,
18th Floor 14 Weizman St., Tel-Aviv 64239, Israel). Il tipo di
servizi che offre vanno dalla sicurezza informatica ai sistemi di
intercettazione (“[...] analizzare ed organizzare comunicazioni
senza fili come voci, dati, sms ed e-mail. Per intercettazioni di
massa su scala nazionale di qualsiasi network il sistema raccoglie,
analizza ed espone le minacce da miliardi di comunicazioni.”),
dalla sorveglianza cittadina alla sicurezza marittima e degli
aeroporti, dalla protezione di strutture a rischio (si nominano
impianti petroliferi, banche, prigioni, scuole) a quella dei confini.
Sul sito di questa multinazionale, l'immagine che accompagna la
descrizione dei servizi legati alla sicurezza dei confini, e rivolti
a tutti gli stati del mondo è quella di un tratto del Muro
dell'Apartheid in Palestina. (dal sito della bunkersec)
La Bunkersec è gestita da MeirDagan, e già il suo nome è una promessa di “efficienza”. Dagan
era ufficiale nel Sinai durante la guerra dei sei giorni e durante
quella dello Yom Kippur, negli anni settanta era a capo di un'unità
segreta che operava in Cisgiordania, durante la guerra in Libano
comandava una delle prime brigate ad entrare a Beirut, e prima di
ritirarsi dall'esercito ha raggiunto il rango di generale maggiore.
Sharon lo ha reso capo del Mossad (il principale servizio segreto
israeliano) e li è rimasto anche sotto Olmert, fino al 2009.
In questo periodo non ha mostrato remore verso le operazioni
“sporche” tra cui rientrano esecuzioni extraparlamentari,
incursioni ed azioni oltreconfine.(fonte: corriere)
Uno dei prodotti offerti dalla
Bunkersec è il progetto “safe city”, che parte dal presupposto
che la popolazione urbana sia in aumento e i mezzi per controllarla
obsoleti, offrendo quindi sistemi di sorveglianza e di analisi dati (dal sito della bunkersec).
Questi mezzi di controllo, e la loro provenienza “garantita”
devono essere piaciuti alla giunta di Catanzaro e al suo sindaco
Sergio Abramo: tra il 10 e il 21 agosto affidano alla Bunkersec un
incarico per lo studio,
soluzione, programmazione economica e realizzazione del progetto Safe
city. Il corriere della Calabria del 16/03/2013 recita:
“[...] La cifra necessaria è di 23.180.000 euro. Il progetto
prevede la realizzazione di un centro di comando e controllo
equipaggiato con 15 workstation, videowall, server, strumenti; call
center con 4 postazioni per la ricezione delle chiamate; rete privata
e dedicata con 25 hub di comunicazione; 700 telecamere, 200
addizionali fittizie; 35 sistemi di riconoscimento delle targhe
automobilistiche a due carreggiate e 10 a una carreggiata; 10 vetture
della polizia con sistemi di sorveglianza mobile; 46 piattaforme per
il comando computerizzato mobile9.”(fonte: corriere della calabria)
Risultano gravemente viziati gli atti
prodotti dalla giunta per stringere questo accordo che prevede –
ricordiamolo – l'applicazione di tecnologie militari in ambito
civile. Ad esempio, i documenti non prevedono la procedura per la
scelta tra le diverse opzioni, sono privi di motivazioni giuridiche,
non presentano un'analisi della situazione presente. Tutto questo per
avvallare un progetto che viola la legge sulla privacy per la mole e
la non pertinenza dei dati analizzati (vengono infatti raccolti anche
dati con fini preventivi, cioè per creare un database per analisi e
correlazioni future). (fonte: informareXresistere)
Safe City, infatti, non è mai
approdata a Catanzaro.
La giunta ha diramato una nota
secondo cui era necessario rinunciare al progetto Safe City perchè
la regione aveva modificato lo stanziamento dei fondi per la
sicurezza, mentre la regione spiega come fosse chiaro fin dall'inizio
l'entità dei finanziamenti per la sicurezza e quindi l'impossibilità
economica di realizzare tale progetto.
Eppure questa storia non sembra
essere finita qui.
Perché la regione, pur sapendo che
non sarebbe stato realizzabile, non ha bloccato Safe City fin
dall'inizio? Vincenzo Saladino, general menager della Bunkersec in
Italia, era stato ricevuto sia al palazzo dove ha sede la giunta
regionale che a quello dove ha sede quella comunale. In entrambi i
casi è stato accolto con calore: il governatore della regione
Giuseppe Scopelliti lo presentò ai calabresi come console onorario
di Israele: fu un incontro importante in cui si gettarono «le basi
per un solido rapporto di amicizia e collaborazione fra la Calabria
ed Israele». E secondo una nota del comune, l'incontro tra il
sindaco Abramo e Saladino, fu fortemente voluto da Scopelliti. (fonte: corriere della Calabria)
In pratica, è stato un'espediente utile per avere “un po' più di
Israele” in Italia.
Ho personalmente scritto alla
Bunkersec chiedendo se avessero altri progetti in Italia, oltre che
quello di Catanzaro. Mi è stato risposto da un certo Guy Caspi
(guy@bunkersec.com),
testualmente: “We are working also with the head of Milan Police”.
Nel momento in cui ho chiesto ulteriori delucidazioni, non ho
ricevuto altra risposta. Staremo a vedere.
Rimanendo a Milano, è notizia del
maggio 2010 l'installazione di un softwere israeliano sulle
telecamere, in grado di individuare persone o movimenti sospetti.
Nonostante alcune ricerche effettuate, non mi è stato possibile
capire quale fosse l'azienda produttrice, ma diverse fonti lo indicano come di fabbricazione israeliana, installate a tel Aviv
e Londra. Il softwere è in grado di individuare persone “sospette”
e mandarne l'immagine alla centrale di controllo. Per “persone
sospette” si intende, per esempio, qualcuno che si avvicini ad un
muro con una bomboletta spry, o un assembramento che potrebbe
sfociare in una rissa, ma anche una persona che corre (stia essa
facendo jogging o abbia appena scippato una vecchietta) o anche
abbandoni di pacchi o valigie in luoghi sensibili, mercanti “abusivi”
o abbandono di rifiuti.
Il Panopticon è un carcere ideato
nel 1791 dal filosofo Bentham. La sua struttura è composta di una
torre centrale, all'interno della quale stazionerebbe l'osservatore,
circondata da una costruzione circolare, dove sono disposte le celle
dei prigionieri: la sua funzione è quella di permettere ad un
sorvegliante di osservare (opticon) tutti (pan) i soggetti di una
istituzione carceraria senza permettere a questi di capire se sono in
quel momento controllati o no. Metaforicamente, siamo di fronte ad un
panopticon che ci osserva tutti i giorni, in cui la guardia si trova dietro agli scermi delle telecamenre. Sembra che parte di esso sia made in Israel. E, sapendo come Israele sorvegli i
palestinesi ed utilizzi contro di loro le informazioni in suo
possesso, la cosa non può che preoccupare. Un'altra buona ragione
per essere a Torino a manifestare contro gli accordi Italia-Israele.
Il decreto sulle privatizzazioni del
governo Monti prevede di privatizzare anche alcuni servizi legati
alle carceri. Nelle carceri israeliane, parte dei servizi carcerari
sono già stati privatizzati. La G4S è una delle aziende a cui è
stato affidato l'incarico. La G4S ha affari in più di 120 Paesi nei
6 continenti. In particolare, la G4S-israel si occupa di: servizi ed
equipaggiamenti di sicurezza nelle carceri, servizi di sicurezza alle
attività commerciali negli insediamenti, equipaggiamento e revisioni
ai check point militari in Cisgiordania, sistemi di sicurezza nei
quartieri generali della polizia.
Nel luglio 2007 la G4S e l'IPA
(Israeli Prison Autority – autorità delle prigioni israeliane)
firmano un accordo che prevede che la G4S fornisca i sistemi di
sicurezza nelle principali prigioni israeliane. In seguito a questo,
G4S ha installato un sistema di sicurezza lungo le mura di recinzione
della prigione di Ofer, in Cisgiordania, oltre che una centrale di
comando da cui tutta la prigione può essere monitorata. Inoltre,
fornisce servizi all'interno di carceri nei territori occupati nel
'48, nonostante secondo la quarta convenzione di Ginevra non sia
legale portare un prigioniero dal territorio occupato all'interno
della potenza occupante (l'articolo 77 recita: “Le persone accusate
di delitti devono essere detenute nei territori occupati, e, se
dichiarate colpevoli, devono scontare la pena li dentro.”). In
particolare fornisce l'intero sistema di sicurezza nella prigione di
Ketziot, la stanza di comando centrale nella prigione di Megiddo, e
il sistema di sicurezza a Damon; queste prigioni ospitano
“prigionieri di sicurezza”, cioè, prigionieri politici
palestinesi. La G4S però non si accontenta di questo. Fornisce
sistemi di sicurezza alle prigioni di Kishon (nota come Jalameh) e
Gerusalemme (Russian Compound): in questi centri sono state
documentate numerose torture, sia prima che dopo l'installazione dei
sistemi di sicurezza da parte della multinazionale in questione.
Inoltre, la G4S fornisce scanners per
bagagli ad alcuni check point della Cisgiordania, oltre che a quello
di Erez (per entrare a Gaza dai territori del '48); ufficiali di
sicurezza all'interno delle attività commerciali nelle colonie
israeliane in Cisgiordania, e sistemi di sicurezza per caserme di
polizia israeliana. (Dati
tratti dall'opuscolo “the case of G4S – private security
companies and israeli occupation” realizzato da Who Profits e
dalla Coalition of Women for Peace.)
Come già accennato, anche in Italia
stiamo andando verso la privatizzazione di alcuni servizi legati alle
carceri: non è improbabile che parte vengano dati in gestione anche
a questa multinazionale, tantopiù che la G4S si è fusa recentemente
con un altro colosso internazionale che ha sedi anche in Italia,
l'ISS. (fonte: il sito dell'ISS)
L'università di Oslo, in seguito da
una campagna portata avanti dagli studenti, ha interrotto i suoi
rapporti con la G4S. Nel Regno Unito, dove G4S si occupa di servizi
legati alle carceri, sono stati attaccati alcuni veicoli della
multinazionale. Questo è uno stralcio del comunicato che rivendicava
l'iniziativa:
“Nelle prime ore di mercoledì mattina [9 gennaio 2013], abbiamo realizzato un paio di azioni repentine, azioni di auto-difesa e amore. Gli pneumatici di due veicoli G4S sono stati squarciati, i finestrini mandati in frantumi e i veicoli imbrattati di vernice. […]Gli uomini e le donne assassinati da G4S e l'industria del sistema carcerario sono due cose inseparabili e in costante crescita, giorno dopo giorno, così come le vite distrutte da G4S ad ogni ora. Anche il nostro odio per G4S e il nostro amore per i nostri fratelli e le nostre sorelle rinchiusi cresce, ad ogni secondo.Fuck the prisons. Per la libertà, per l'amicizia.”
La nostra azione di martedì notte è forse un piccolo gesto, ma può essere ripetuto. E noi lo ripeteremo insieme ad altri simili a questo.
(tratto da informa-azione)
Senza dubbio questo è solo un elenco
parziale. Però spero che possa servire per percepire la portata di
quanto delle tecnologie di controllo usate contro i Palestinesi stia
arrivando in Italia. Incontri come quello di Letta e Netanyahu a
Torino servono anche per favorire l'ingresso di tutto ciò. Incontri
del genere non s'hanno da permettere.
Sil
Qui l'evento facebook della
manifestazione.
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