Tev-Dem
è la sigla che indica la Tevgera Civaka Demoqratik, cioè “movimento
della società democratica”. Tev-Dem è il movimento che sta dietro
alla rivoluzione sociale del Rojava. Tev-Dem è ciò che mette in
pratica il confederalismo democratico. Tev-Dem è la forma di
organizzazione della società in atto in Rojava. Ora, è piuttosto
complicato analizzare in maniera esauriente in un solo articolo il
funzionamento di tutto il sistema del confederalismo democratico,
nella forma in cui viene applicato in Rojava. Quello che mi propongo
con questo scritto è di descrivere il processo decisionale in cui
gli abitanti sono più direttamente coinvolti, e cioè quello che va
dalle comuni all'assemblea generale della città.
Al
centro del cambiamento sociale in atto in Rojava ci sono il
confederalismo democratico e l'autonomia democratica: sono due facce
della stessa medaglia. Tanto ciascuna
istituzione/associazione/vicinato è autonomo, quanto necessita di
coordinarsi o confederarsi con altre
istituzioni/associazioni/vicinati per acquistare forza. Quello che
prenderò in considerazione in questo articolo è, appunto, il modo
di confederare, di organizzare in maniera democratica, la società.
Scrive Ocalan: “il confederalismo democratico è fondato sulla
partecipazione della base. Il suo processo decisionale ha luogo nelle
comunità. I livelli più alti servono solo come coordinazione e
messa in pratica delle decisioni delle comunità che mandano i loro
delegati alle assemblee. Per un tempo limitato essi sono al tempo
stesso portavoce e istituzioni esecutive. In ogni caso, il potere
decisionale fondamentale resta con le istituzioni alla base.”
Le
Komine
Le
komine sono l'espressione prima dei popoli e della società del
Rojava. Secondo i dati forniti dal coordinamento provinciale, nella
sola città di Qamislo e villaggi circostanti ci sono 105 komine, 77
in città e 23 nei villaggi, a fronte di una popolazione che si
aggira sulle 200.000 unità. Le komine, poi, sono riunite in
assemblee di quartiere che hanno sede nelle case del popolo (mala
gel): nella provincia di qamislo ce ne sono 8: 7 in città ed una per
i villaggi. Tutte queste komine, come tutti gli organi
dell'organizzazione del Tev-Dem che verrano presi in considerazione
in questo articolo, sono dotati di due co-presidenti, un uomo e una
donna.
Feyma
è co-presidente della komina Sehid Remzi, quartiere Xarbi, città di
Qamislo: “prima, con il sistema Statale, la società era
parcellizzata, non era organizzata per risolvere autonomamente i
propri problemi: per questo abbiamo creato le komine. Le komine sono
il collegamento tra la società e l'assemblea di quartiere”.
Prosegue raccontandone il funzionamento: “in questa komina ci sono
6 diverse commissioni. La commissione per la risoluzione delle
dispute, di cui fanno parte 9 persone, e che serve per mettere
d'accordo contendenti che abbiano una disputa in corso. La
commissione per l'ecologia, di cui fanno parte 17 persone, si occupa
delle aree verdi e di diffondere pratiche ecologiche. La commissione
per i perwarde (lezioni, insegnamenti, educazione), di cui fanno
parte 5 persone, si occupa di organizzare ogni venerdì una lezione:
tutti coloro che hanno un compito nella komina sono invitati a
partecipare, ed è aperta a tutti; le lezioni sono per esempio su
cosa significa confederalismo democratico, su quello che sta
succedendo in bakur, sulla filosofia di Ocalan, eccetera. La
commissione economica, di cui fanno parte 5 persone, si occupa di
tutte le entrate e uscite della komina. La commissione per la difesa,
di cui fanno parte 3 persone, lavora in collaborazione con HPC (Hezen
Parastina Civaki, le forze di difesa del quartiere). La commissione
delle donne, di cui fanno parte 4 persone, si occupa della
salvaguardia dei diritti delle donne. In più, ci sono due
co-presidenti” I componenti di queste commissioni vengono eletti
agli abitanti della komina: “in questo libro sono elencati i
recapiti di 550 nuclei familiari che fanno parte di questa komina.”
mostra un elenco telefonico scritto a mano “Vengono convocati gli
abitanti del vicinato, si fa assemblea, ci mettiamo qua fuori col
megafono, poi ci sono le elezioni e vengono eletti i co-presidenti e
coloro che faranno parte delle diverse commissioni” racconta,
indicando la porta d'ingresso e la strada fuori “poi, coloro che
sono stati eletti, si riuniscono in questa stanza e troviamo un
responsabile per ogni commissione. Dopodichè, cominciamo a
lavorare.”
Spiega
anche come funzionino i legami tra la komina e l'assemblea di
quartiere: “ogni lunedì tutti coloro che lavorano in questa komina
si riuniscono in riunione, facciamo il punto della situazione, cosa è
stato fatto e che mancanze ci sono state, così poi scriviamo un
rapporto indirizzato all'assemblea di quartiere. Ogni 7 e 22 del
mese, poi, c'è l'assemblea generale con tutti i 45 componenti delle
diverse commissioni. Ogni due-tre mesi, poi, facciamo assemblea
generale con tutti coloro che vogliono partecipare, e qui arrivano
anche 100 persone” domando come facciano ad ottenere una così alta
partecipazione, e dice “qualche giorno prima, ci dividiamo le
strade (mi mostra la mappa della zona che corrisponde alla komina) ed
andiamo due per strada a bussare a tutte le porte ed avvisare che c'è
assemblea.” Il punto che forse viene difficile da capire ad un
lettore occidentale, è che la komina si basa sul fatto che nel
vicinato si conoscono tutti, e questo rende più facile coordinarsi
oltre che difendersi.
Nella
komina sehid Midia, Bave Aras (papà di Aras) aggiunge alcuni dati a
quanto già detto: “la komina è un'organizzazione sociale che si
trova fuori dallo Stato. È il primo ente preposto alla risoluzione
dei problemi delle famiglie. Per esempio, in questo periodo ci stiamo
occupando della distribuzione del petrolio.” A gennaio, nella città
di Qamislo, la temperatura minima media è di 2-3 gradi, e nelle case
(ma anche nelle scuole e negli uffici) sono presenti delle stufe a
petrolio per riscaldare. Quindi, la komina distribuisce il petrolio
per le famiglie che non se lo possono permettere. “dopodichè
esistono aiuti speciali per le vedove, per i disabili, siamo in
contatto con la mezzaluna rossa curda per i medicinali per i malati,
eccetera.” Questa komina è leggermente più grande di quella
precedente, comprende circa 750 famiglie.
Il
flusso di rifugiati, che provengono da zone della Siria in guerra e
si fermano anche in questa città, tiene molto occupati “quando
arriva un rifugiato, o una famiglia di rifugiati, bisogna che passino
per questi uffici: abbiamo bisogno di conoscerli, di capire che
intenzioni hanno, devono anche andare alla mala gel per le stesse
ragioni. Serve anche per la sicurezza, ci serve sapere il loro
background, e la città di provenienza. Dopodichè, forniamo loro
assistenza, li aiutiamo a trovare una casa se possibile, li aiutiamo
con il cibo, il petrolio appunto e quello di cui hanno bisogno. Se
non c'è alternativa, cioè se non ci sono appartamenti disponibili o
se non possiedono assolutamente nulla di cui vivere, li mandiamo ai
campi profughi, dove viene loro fornito tutto.” Come esempio in
questo senso, mi è capitato di vedere come pochi mesi fa, nel
periodo della guerra ad Asake, nella città di Derbesiye i rifugiati
fossero stati organizzati dalla komina locale in una scuola, dove
ricevevano anche cibo, coperte, eccetera. Questo era stato fatto in
coordinamento con la difesa di quartiere, che infatti all'epoca aveva
individuato due componenti di ISIS all'interno del gruppo.
Bave
Aras, poi, chiarisce anche un altro punto “nella komina vengono
forniti anche i permessi per vendere case o automobili, o per aprire
attività commerciali. I certificati di proprietà, eccetera.”
Domando se questi vengono forniti a tutti o no, e mi risponde, come
se fosse una cosa ovvia “no, non tutto si può vendere, dipende
dall'acquirente, in particolare per quanto riguarda le case.” e
porta l'esempio della Palestina “li i palestinesi hanno venduto le
proprie case ai sionisti, e poi quelli sono arrivati e gli hanno
occupato la terra. Qui non vogliamo vendere la nostra terra a chi poi
potrebbe (anche economicamente) esercitare il suo potere su di noi.”
Effettivamente, camminando per le strade del cantone, le imprese
straniere non si vedono. Mi è stato spiegato in altra sede che
spesso compagnie telefoniche o altre grandi compagnie straniere
chiedono il permesso di venire ad investire in questa terra, ma il
permesso viene loro rifiutato. Nel Rojava, non esistono cartelloni
pubblicitari di imprese estere; come non ci sono nella televisione
“Ronahi” in lingua curda con sede a Qamislo.
Mala
Gel
Le
Mala Gel, le case del popolo, sono l'anello immediatamente superiore
nel processo di organizzazione della società. Nelle case del popolo
ha sede l'assemblea di quartiere. L'assemblea di quartiere di Xarbi
comprende 7 komine, di cui una composta da persone di origine
siriaca. Tra queste 7, inoltre, sono presenti le due descritte
precedentemente.
Bave
juwan è co-presidente dell'assemblea di quartiere Xarbi, e si trova
nella Mala Gel. Elenca le commissioni che fanno riferimento
all'assemblea di quartiere, le stesse delle komine: “difesa,
risoluzione delle dispute, donne, ecologia ed economia”. Spiega
inoltre come vengono coordinate le attività delle diverse komine:
“Mettiamo che la domenica ci sia assemblea nelle komine. Il giorno
successivo, il lunedì, c'è assemblea con tutti i portavoce alla
Mala Gel. Questi portavoce portano all'assemblea il rapporto sulle
attività della loro komina per la settimana in questione, e tutti i
rapporti vengono messi assieme e completati tra loro: ne viene
scritto uno finale. Inoltre, il 24 del mese c'è assemblea generale
di quartiere, e prima di quell'assemblea generale di quartiere le
komine fanno le loro assemblee.” Si tratta infatti di una delle due
assemblee generali menzionate da Feyma, quella del 22 del mese.
Inoltre, Bave Juwan spiega che “la partecipazione è buona, ma
bisogna lavorarci ancora: qui la gente non era abituata a partecipare
in questo modo alla vita della società. Per coinvolgerli andiamo
regolarmente casa per casa, bussiamo alle porte, beviamo un tè con
gli abitanti: così diventano attivi e contribuiscono in diversa
maniera. L'economia delle komine si basa sulle offerte degli abitanti
di quartiere, ciò che viene raccolto secondo le possibilità di
ciascuno viene poi distribuito secondo i bisogni.” Nel caso in cui
una famiglia ricca non voglia fare offerte, domando io, cosa fate?
“nulla è obbligatorio, non prendiamo i soldi dai ricchi con la
forza. Se non contribuiscono andiamo da loro, gli facciamo lezione
(perwarde), spieghiamo loro che anche in passato la società è
sempre funzionata così, poi capiscono e contribuiscono” e va bene,
dico io, ma se dopo tutte queste discussioni ancora non aiutano, cosa
fate? “beh, in quel caso smettono di ricevere aiuti dalla società.
Mi spiego meglio: per avere permessi per aprire attività
commerciali, certificati di proprietà, permessi di vendita, devono
fare riferimento alle komine, che li forniscono senza compenso; le
komine rappresentano la volontà del popolo, se persone
economicamente benestanti non contribuiscono al benessere del popolo
pur avendone la possibilità, tutti questi documenti non vengono loro
forniti.” e poi si spiega meglio: “la difesa, la canalizzazione
delle acque, le strade, sono tutti servizi che gestiamo noi come
tev-dem. Se noi non fossimo qui a difendere, qui ci sarebbe ISIS.
Ora, non è concepibile che uno usufruisca della situazione, abbia la
possibilità di contribuire economicamente, e non lo faccia.”
La
mala gel del quartiere di Heleliye, nella zona est della città di
Qamislo, è stata la prima ad essere aperta in tutto il Rojava.
Xaliya è co-presidente dell'assemblea del popolo. Lei racconta come
è nata la casa del popolo: “Questa è stata una delle prime zone
ad essere state liberate. Eravamo difesi dalle forze di difesa della
società, ma nella strada principale c'era la polizia di stato e
anche vicino a noi c'era un posto di polizia. Adesso quel posto di
polizia è diventato la sede di un gruppo di ypg, e la zone di questo
quartiere sotto controllo dello Stato è stata liberata. Abbiamo
fatto una manifestazione in cui eravamo circa 1000 persone, in cui
abbiamo deciso di aprire la casa del popolo. La persona che ha
tagliato il nastro era una donna, madre di 4 martiri.” Dopodichè,
il percorso somiglia molto a quello delle altre komine: “nelle
prime riunioni delle commissioni eravamo 15. Abbiamo aperto la
commissione per la risoluzione delle dispute, e ovviamente quella per
la difesa. Due mesi dopo, quando la zona è estata completamente
liberata, abbiamo aperto le diverse komine, ce ne sono 8 in questo
quartiere. Poi abbiamo aperto altre commissioni, come quella
economica, che sta facendo funzionare 4 cooperative in questo
quartiere; o quella per i perwarde, o quella per pulire le strade e
fare il lavoro della municipalità, che no era ancora stata
instaurata.” Le domando come mai la prima cosa che hanno fatto
appena liberata la zona, sia stata l'instaurazione di una casa del
popolo, e lei dice: “all'inzio di questa rivoluzione, di questa
insurrezione (la parola curda che utilizza è serihildan, alzata di
testa), eravamo scoordinati. Sono stati fatti errori a causa della
mancanza di un'organizzazione. L'apertura della casa del popolo è
stata necessaria per coordinarci ed essere in questo modo più
forti.”
Coordinamento
provinciale e municipalità.
L'ultimo
anello che andremo a prendere in considerazione in questo elenco di
istituzioni è il coordinamento provinciale di Qamislo. Essa è
l'istituzione che coordina le 7 assemblee di quartiere (mala gel)
della città, e quella dei villaggi. Feirusa è il co-prsidente,
inizia il suo discorso spiegando come il tev-dem sia il movimento che
sta organizzando la società per renderla libera e spiega “le
komine sono il passaggio fondamentale. Il mio ruolo qui è quello di
rendere una e mettere in pratica le volontà delle komine della
città.” Inoltre descrive il funzionamento dell'assemblea generale
della provincia di Qamislo: abbiamo detto che il 7 e il 22 del mese
c'è l'assemblea generale nelle komine, che scrivono il loro
rapporto; il 24 ci sono le assemblee di quartiere, che mettono
insieme i rapporti ricevuti e ne fanno uno: Feirusa completa dicendo
che “il 26 del mese c'è poi l'assemblea generale di tutte le
istituzioni presenti nella città di Qamislo, incluse le assemblee di
quartiere. A queste assemblee partecipano circa 32 persone: oltre ai
portavoce delle 8 assemblee di quartiere, ci sono i portavoce della
municipalità (sarerdari); dell'istituzione per la società civile
(cioè l'unione dei sindacati dei lavoratori); l'associazione delle
famiglie dei martiri; quelle legate alla sanità, alla cultura e
quindi alle scuole, i diversi partiti che fanno parte del tev-dem
(tra cui l'unione democratica, il partito comunista, il partito per
la pace e via dicendo), il sindacato delle donne, e le commissioni
che escono dall'assemblea della città.” Le commissioni sono le
stesse elencate per mala gel e komine, per cui non le elencherò di
nuovo. “dopo l'assemblea del 26, il 28, c'è un'assemblea generale
provinciale con 201 membri (Qamislo, città e villaggi). Ancora
successivamente, il 29 del mese, c'è l'assemblea dei comitati a
livello di cantone, e due giorni dopo l'assemblea generale del
cantone.” Oltre a questo, precisa Feiruza “ogni martedì, al
coordinamento provinciale, alle 2 di pomeriggio, c'è un'assemblea
breve con portavoce delle organizzazioni e delle assemblee di
quartiere, per fare il punto della situazione.”
È
da chiarire che l'assemblea della città non sostituisce quella che
noi chiamiamo municipalità, e che qui si chiama Sarerdariya. Essa
infatti qui è autonoma e si occupa, in coordinamento con il
coordinamento provinciale appena descritto, delle decisioni tecniche
per quanto riguarda l'urbanizzazione e altri servizi offerti alla
popolazione. Mowaz è co-presidente della Sarerdariya di Qamislo.
“Non devi dimenticare che questa sarerdariya è stata aperta in
situazione di guerra, di embargo, in cui era veramente difficile
lavorare. Le prime sarerdariye erano delle commissioni all'interno
delle assemblee di quartiere, e le prime case del popolo nate in
questa città sono quelle di Heleliye e di Entariye, era il 2012, e
non erano coordinate in maniera efficiente perché nate in fretta. In
tutta la città, all'epoca, erano presenti 7 sarerdarie. Poi, nel
2013, abbiamo fatto una conferenza che ha sancito la nascita della
sarerdariya centrale delle città di Qamislo. Essa si occupa della
gestione dell'acqua, delle strade e del traffico, della distribuzione
degli aiuti alimentari, decide il piano regolatore.” In pratica, la
sarerdaria è l'organismo con le competenze tecniche di gestire la
città e di mettere in atto quanto deciso dall'assemblea provinciale.
“ogni giorno comunichiamo con l'assemblea provinciale, e ogni
settimana partecipiamo all'assemblea breve, oltre che all'assemblea
grossa alla fine del mese.”
Sevin,
co-presidente della şarerdariya del cantone di kobane, conferma che
la şarerdariya non prende decisioni politiche, lei è ingegnere, e
dice che il ruolo della şarerdariya è prettamente tecnico. “in
futuro ci saranno elezioni per scegliere chi sarà alla guida della
şarerdariya, ma comunque, i co-presidenti della sarerdariya non
prenderanno decisioni politiche: quelle spettano all'assemblea
cittadina. Al di la delle elezioni, spiega Sevin che c'è una regola
per cui “se una comune (le cellule alla base del confederalismo
democratico) espone una critica nei confronti del lavoro della
şarerdariya, la critica va all'assemblea provinciale della città,
che incarica 3 ingegneri/architetti indipendenti di valutare il
lavoro della şarerdariya. Se arrivano più di 3 critiche, e le
critiche vengono approvate dall'assemblea cittadina e dalla
commissione di ingegneri/architetti indipendenti, allora la direzione
della şarerdariya non è più tale e si procede a nuove elezioni.
Questo metodo serve anche per salvaguardare i diritti delle minoranze
e dei gruppi svantaggiati, che comunque attraverso le loro comuni
possono avanzare critiche.”
Conclusioni
Credo
di avere dato un'idea, anche se forse ancora piuttosto vaga, di come
funzioni la base dell'organizzazione del confederalismo democratico
in Rojava; ed è da tenere presente che quella descritta è solo una
piccola parte del movimento chiamato tev-dem. Vorrei però fare
alcune considerazioni. La prima riguarda la società: il primo passo,
per creare una società democratica, è quello creare legami
all'interno della società. Il sistema qui in Rojava funziona perché
nel vicinato ci si conosce, e l'esistenza delle komine contribuisce
attivamente allo sviluppo di queste connessioni all'interno della
società. È in pratica il percorso inverso di quello capitalista che
vorrebbe individui isolati, sconnessi tra di loro, indaffarati a
portare avanti la propria vita privata. Quello dell'individualismo a
cui ci conduce il sistema capitalista è il principio “divide et
impera” portato al suo massimo sviluppo: ciascun individuo,
indaffarato a portare avanti i propri interessi, concepisce la
società come qualche cosa che può sfruttare o che lo può limitare,
e non come qualche cosa di cui è parte. Il contrario quindi del
confederalismo democratico è quindi l'individualismo capitalista.
La
seconda considerazione che credo doveroso inserire qui è questa: in
assenza di un'organizzazione, di un coordinamento, una società non
può essere realmente liberata. È necessario che il coordinamento
parta dal basso. È necessario, come spiegato in precedenza, che chi
partecipa a questo processo riceva costantemente perwarde per non
cadere nelle maglie del Potere, è necessario che da parte di tutti i
componenti ci sia controllo reciproco per non sbagliare, è
necessario vigilare collettivamente perché i principi della
democrazia reale non vengano persi. Ma alla base resta il fatto che,
senza un'organizzazione, un coordinamento democratico, una società
non può progredire in direzione della libertà. E questo, ne sono
convinta, è valido anche per i movimenti anticapitalisti: senza
coordinarci, senza assunzioni di responsabilità chiare, non andiamo
da nessuna parte.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiElimina