Questa
volta è un post veramente lungo. Per questo ne propongo inizialmente
una breve sintesi. Se la cosa vi interessa, però, invito a leggere
il racconto dettagliato, perché l'aspetto dell'istruzione e del
cambiamento nel modo di pensare è veramente fondante in questa
rivoluzione.
SINTESI:
Per
quanto riguarda le scuole, il programma di riforme si prevede venga
completato in 5 anni. In questo momento, nel cantone di Cizire i
primi 3 anni sono stati riformati, mentre nel cantone di kobane sono
stati riformati i primi 6 anni. Il cambiamento non riguarda solo la
lingua, ma soprattutto la pedagogia: viene posto alla base
dell'istruzione un rapporto di conoscenza e fiducia reciproca tra
insegnante e alunno, al punto che gli insegnanti spesso fanno visite
alle famiglie degli alunni. Inoltre, gli studenti vengono
responsabilizzati all'interno del gruppo classe e per il mantenimento
dell'edificio scolastico.
Esistono
scuole per insegnanti di scuola elementare, esse al momento durano un
anno ma nel futuro dureranno due anni. Si studiano tutte le materie
che poi vengono insegnate agli studenti; non è necessario aver
completato l'istruzione di Stato per partecipare a queste scuole, ma
alla fine dell'anno c'è un esame, e chi non passa l'esame non
diventa insegnante.
Quasi
tutte le associazioni presenti in Rojava organizzano corsi: ci sono
quelli di cinema, di lingua, eccetera. Le istituzioni corrispondenti
alle nostre municipalità organizzano corsi per i propri dipendenti,
i giovani organizzano addestramenti per entrare a fare parte delle
difese del quartiere. In quasi tutti questi corsi viene inserita una
parte di conoscenze specifiche sull'argomento affrontato e una parte
di conoscenze teoriche di storia, filosofia, politica e via dicendo.
La ragione è che avere unicamente conoscenze pratiche non fornisce
le motivazioni necessarie a fare si che gli esseri umani trovino la
forza di partecipare in modo costruttivo alla rivoluzione.
In
questo articolo vengono prese in considerazione due accademie (sulle
3 presenti nel cantone di Cizire) che effettuano corsi annuali.
L'accademia di arte e cultura, aperta quest'anno, propone 5 diversi
percorsi di studio (musica, teatro, cinema, pittura, danza), ed ha lo
scopo di creare artisti in grado di dare una spinta rivoluzionaria
all'arte e alle culture tradizionali, che il capitalismo tenta
costantemente di appiattire alla sua non-cultura. Nell'accademia di
diritto, invece, viene insegnato come risolvere i diverbi secondo
giustizia sociale, in modo da soddisfare i contendenti: le idee di
molti degli studenti ed insegnanti sono incentrate su come sia
importante considerare il diverso e i conflitti come un'occasione di
crescita e non di rottura.
Viene considerato molto importante il cambiamento di paradigma, prima nella mentalità e conseguentemente anche nelle attività pratiche: per questo vengono forniti corsi ache di 15 giorni o pochi mesi per
attivisti che vogliano rendere più solida la loro formazione. Questi
corsi sono chiusi, cioè i partecipanti limitano al massimo i
contatti con l'esterno; e viene considerato fondamentale il
cambiamento umano dei partecipanti. In questa ottica esistono anche
corsi dedicati esclusivamente alle donne.
Questi
corsi sono fondamentali per
la riuscita della rivoluzione del Rojava, perché, secondo questa visione, i problemi della
società devono essere risolti in primo luogo modificando
l'atteggiamento e il modo di pensare dei componenti della società.
Perwarde
Perwarde
è una parola curda che significa qualcosa di simile alla parola
inglese “education”. Perwarde è ogni occasione in cui si possa imparare
qualche cosa. Significa che l'addestramento militare è perwarde, che
le lezioni di lingua sono perwarde, che i corsi di politica sono
perwarde, che i corsi universitari sono perwarde. Quello di cui
vogliamo descrivere qui è quindi il sistema educativo nel suo
complesso, dalle scuole a quelli che forse noi potremmo chiamare
“corsi di formazione”
Le scuole
Il
primo luogo fuori dalla casa, appositamente dedicato
all'apprendimento, sono ovviamente le scuole. Qui in Rojava, esse fino a pochi anni fa erano in mano allo Stato
Siriano, ma adesso piano piano si sta cambiando. Zenar è
insegnante a Kobane e spiega “Nel cantone di Kobane i primi 6 anni
di scuola sono stati riformati: si studia in lingua kurda in testi
kurdi. In città, però, ci sono poche scuole. A fronte di 7200
bambini in età di scuola elementare, le scuole sono 7. I libri di
testo sono difficili da reperire, quelli che arrivano dalla Turchia
vengono fermati al confine: per questo non possiamo dipendere
dall'estero, dobbiamo riuscire a stampare i nostri libri qui, e le
grosse stamperie mancano. In più, mancano gli insegnanti di curdo, è
adesso che ci stiamo specializzando.” Zenar sta seguendo un
perwarde di un mese all'accademia di lingua per migliorare le sue
competenze, un corso aperto a tutti, non solo agli insegnanti. Viene
insegnata storia, filosofia, ma non solo. Per quanto riguarda la
pedagogia, racconta: “Prima, nelle scuole Statali, gli insegnanti
picchiavano i bambini. Il problema è che molti insegnanti ancora
pensano che ricorrere alle mani sia l'unico modo per farsi ascoltare
dai ragazzi: per questo è necessario che loro partecipino ad un
perwarde. Prima, non c'era alcun legame tra studente e insegnante,
l'insegnante si trovava semplicemente al di sopra degli alunni:
questa situazione va cambiata radicalmente. L'insegnante deve essere
per gli alunni come un padre o una madre, deve esserci rispetto e
amicizia reciproca. Per sviluppare questo atteggiamento stiamo
studiando.” Spiega Zenar che l'insegnante dovrebbe creare un
rapporto di conoscenza reciproca con le famiglie: “ogni settimana
c'è l'assemblea con le famiglie: ci serve per conoscerle e renderle
partecipi del processo educativo, per responsabilizzarle. Inoltre,
noi insegnanti andiamo a fare visita alle famiglie degli studenti,
per comprendere meglio il contesto da cui arrivano, per conoscere la
loro storia ed il loro background.” un altro aspetto fondamentale
dell'approccio educativo del Rojava è la responsabilizzazione degli alunni e alunne: ciascuno ha il suo compito, ognuno impara ad essere
responsabile per qualche cosa “i compiti vengono dati a rotazione:
c'è il coordinamento della classe, ci sono gli studenti che decidono
per i posti a sedere, ci sono i responsabili delle pulizie, quelli
che decidono quali disegni appendere ai muri... devono sentire la
scuola come un posto loro, come la loro seconda casa.” anche per le
pulizie di tutta la scuola vengono dati dei compiti agli studenti:
“ogni giorno una classe è responsabile delle pulizia dell'edificio
scolastico e del cortile” conclude Zenar.
Helin
sta studiando in una scuola per diventare insegnante, ed è di Qamislo. Conferma in
buona parte quanto detto da Zenar, “il cuore della pedagogia che
studiamo qui è la vicinanza al bambino, è il fatto di volergli
bene, di capire i suoi bisogni, non come nelle scuole dello Stato. E
vengono assegnati diversi compiti all'interno del gruppo-classe per
fare imparare agli studenti cosa sia la disciplina.” Helin spiega
anche lo stato della riforma scolastica nel cantone di Cizire:
“l'anno scorso, in classe prima si studiavano metà delle materie
in curdo e metà delle materie in arabo; mentre le altre classi
avevano semplicemente 5 ore di lingua curda settimanali. Da
quest'anno le prime 3 classi sono state riformate: agli arabi viene
insegnato in arabo, mentre ai curdi in curdo, in modo da fornire
un'educazione nella propria lingua madre a tutti gli studenti. Per le
altre classi, resta il sistema per cui ci sono 5 ore di lingua curda
alla settimana.” Zenar, sulla riforma scolastica nel cantone di
Kobane, invece afferma: “nella città di Kobane non sono presenti
al momento persone di etnia araba, per cui, non dobbiamo dividere le
classi tra arabi e curdi. Ci sono alcuni armeni, ma hanno il loro
sistema educativo autonomo.” Pone poi l'esempio della città di
Gire Spi, liberata da poco: “li è diverso perché praticamente non
ci sono curdi ma solo arabi: è sotto richiesta della popolazione
araba che insegniamo un'ora alla settimana di lingua curda, perché
possano impararla almeno un po'.” E conclude: “il programma è
quello di terminare la riforma del sistema scolastico, dalla scuola
elementare all'università, entro 5 anni: cioè, secondo i piani
attuali, nel 2020 scuole, istituti e università dovrebbero essere
riorganizzati.”
Come
dicevo, Helin frequenta un corso per diventare insegnanti, e spiega
“siamo qui ogni giorno dalle 8 alle 12 del mattino, siamo qui per
diventare insegnanti di scuola elementare, non è necessario aver
completato il ciclo di studi nelle scuole dello Stato per prendere
parte a questi corsi; ma per diventare insegnanti è necessario
partecipare a questo corso in questo istituto.” Sama completa: “qui
ci sono 8 classi di circa 30 persone ciascuna, per un totale di un
po' meno di 250 persone, dai 18 ai 35 anni. Prima il corso per
diventare insegnanti durava 6 mesi, ora un anno, ma in futuro durerà
2 anni. Il primo mese si rinforza la lingua curda, e poi per altri 8
mesi si studiano diverse materie: matematica, inglese, storia,
filosofia, conoscenze popolari, computer...” Raperin conclude:
“Alla fine del corso c'è un esame generale su quanto studiato, se
gli studenti non passano l'esame non diventano insegnanti. Dopo, se
uno vuole, può specializzarsi in una delle materie affrontate. C'è
un istituto come questo in ogni città del cantone, tranne la città
di Qamislo, dove ce ne sono due.”
È
da ricordare inoltre, a proposito del sistema educativo, l'apertura
dell'università di Afrin questo autunno.
Altri
corsi
Esistono, all'interno del cantone, onnumerevoli corsi pratici, ogni associazione ha il suo. Per esempio, prima
di entrare a far parte del gruppo che lavora sul cinema, la komina
film a rojava organizza un corso di cinema. Per esempio, ci sono
scuole dove nel pomeriggio si fanno corsi di lingua curda (due/tre
volte alla settimana) per chi non sa leggere o scrivere. Ci sono
corsi di ecologia, organizzati dalla commissione per l'ecologia, ci
sono corsi di giornalismo, organizzati dal sindacato dei giornalisti.
Chiaramente, per frequentare questi corsi non è necessario pagare.
Ho preso qui alcuni esempi in proposito, ma nel leggerli tenete
presente che sono appunto solo alcuni esempi, i corsi di questo tipo
sono numerosi e vari.
Il
primo esempio, quindi, è quello dei corsi fatti dalle şarerdariye,
il corrispondente delle nostre municipalità. Le şarerdariye sono le
istituzioni che organizzano la vita nelle città, per esempio fanno
il piano regolatore, gestiscono la canalizzazione dell'acqua, le
pulizie, le strade, eccetera.
La şarerdariya di
Qamislo organizza corsi di 20 giorni per persone che lavorano in questo tipo di istituzioni. “ci sono turni rivolti a chi fa le pulizie, a chi si
occupa della difesa, dell'informazione... i corsi durano 20 giorni, e
poi, dopo 2-3 giorni di pausa, si inizia con il corso successivo.”
Spiega Hacer “All'interno di quei 20 giorni ci sono 10 giorni
specifici dedicati al lavoro che i partecipanti compiono all'interno
della şarerdariya, anticipati da 10 giorni dedicati allo studio
della storia, della filosofia, del ruolo delle donne, del sistema del
confederalismo democratico. Adesso il corso è rivolto agli
architetti, ci sono circa 50 partecipanti, di cui circa la metà
donne.”
Başra,
responsabile delle şarerdariye
del cantone di Cizire e quindi anche del corso, spiega:
“abbiamo notato notevoli miglioramenti nei partecipanti a questi
corsi. Prima erano fermi e freddi, avevano bisogno di uno che dicesse
loro cosa fare, aspettavano ordini e non riuscivano ad agire per
conto loro. Dopo questo perwarde i partecipanti hanno più chiari
quali siano i loro compiti, non aspettano più che arrivi qualcuno a
dire loro cosa fare.”
Ardan
fa parte dell'unione dei giovani del Rojava (YCR), e spiega come
anche il loro gruppo organizzi corsi e perwarde. Oltre ai normali
corsi di teatro, musica, sport, eccetera, c'è un'accademia dei
giovani del Rojava vicino Remilan “il nostro corso è per la difesa
del cewhari (letteralmente, “nucleo”: viene utilizzata questa
parola per indicare ciò che di bello c'è all'interno degli esseri
umani e della società, quello che rende le cose ciò che sono).
Consiste per metà in un corso di teoria, di filosofia, di storia e
di ideologia politica; per l'altra metà è un corso su come usare le
armi.” Questo corso è pensato perché i giovani possano essere
parte delle forse locali “HPC” (hezen parastina cewhari (o
civaki), cioè le difese di quartiere). “nei corsi deve
necessariamente essere presente anche una parte di teoria” continua
Ardan “perchè uno deve sapere cosa difende, deve sapere perché
difende la sua società: se alzi il fucile senza avere una base
ideologica sei debole, perché se non sei sufficientemente motivato
hai paura, e non ce la fai. Questi giovani devono essere capaci di
difendere la società da tutti gli attacchi, non solo contro gli
attacchi armati... devono capire quali sono i valori sociali da
difendere.”
È
chiaro come alla base quindi, più che la conoscenza pratica, ci sia
il fatto non solo di imparare le motivazioni, le ragioni che portano
ad agire in un certo modo. Un cambio di mentalità, prima di tutto.
Accademie
Nel
cantone di Cizire ci sono almeno 3 accademie che offrono corsi
annuali, con la possibilità di rimanere n loco a vivere in maniera
comunitaria. Esse sono l'accademia Mesopotamia, dove si studia
sociologia; l'accademia di diritto, dove si studia appunto diritto; e
l'accademia di arte e cultura.
L'accademia
per l'arte e cultura si trova a Tirbespiye (piccola città a est di
Qamislo), nell'edificio del centro culturale. “Qui facciamo 7 ore
di lezione al giorno più 2 ore di studio individuale la sera. Una
volta alla settimana, la sera, si guarda un film: per ora, se si
tratta di film turchi o inglesi li traduciamo in tempo reale, ma in
futuro li doppieremo.” Spiega Roni, il responsabile. “Questo è
il primo anno in cui quest'accademia ha aperto, per cui abbiamo solo
60 studenti, quando ci sarebbe posto per 100. Ci sono 4 case in cui
possono dormire qui in paese, e in più altre 20 persone dormono
nell'accademia.”
Questa accademia presenta diverse sezioni: “ci
sono 5 percorsi di studio” dice Roni “nella sezione che studia
musica ci sono corsi di solfeggio, note, teoria musicale, strumento,
storia della musica; nella sezione che studia cinema le materie sono
camera, regia, scenario, cinema internazionale e cinema curdo; nel
corso di pittura si studia la pittura a penna nera, ad olio, ad
acquerello, e scultura; nella sezione di teatro si studia scenario,
recitazione, storia del teatro; e nella sezione di danza si imparano
le danze tipiche delle 4 parti del kurdistan, i costumi tradizionali,
e ritmo. In più, ci sono alcune lezioni che sono uguali per tutti,
come quelle di lingua curda, di storia dell'arte, di filosofia, ed
alcuni seminari (come per esempio geografia, ecologia, sociologia
eccetera.” “c'è anche un giardino qui fuori, piantiamo pomodori,
peperoni, melanzane, eccetera: anche queste sono conoscenze non devono
essere perse.” Parlando degli obiettivi che quest'accademia si
pone, Roni è molto chiaro: “l'arte e la cultura ci servono per
creare una nazione (non uno stato) democratica. Il nostro è un
movimento per la cultura, vogliamo creare artisti rivoluzionari: il
primo passo è recuperare la cultura curda che era stata persa a
causa dell'assimilazione e dei genocidi.” Poi spiega meglio: “il
sistema capitalista ci vuole appiattire tutte e tutti alla sua
non-cultura: per questo la pratica di recuperare le nostre tradizione
e le conoscenze popolari è in se' stessa una forma di resistenza. La
nostra concezione di arte non è legata ai soldi: l'idea di collegare
la cultura ai soldi è propria del sistema borghese, gli artisti che
formiamo qui sono per la società e per il popolo, non servi dei
soldi.
Qui sono arrivati studenti e studentesse da tutti i cantoni
del Rojava: da Afrin, Shengal, Kobane, e da Cizire: sono qui non solo
per imparare l'arte ma per poi essere organizzati in un sistema
comunale e democratico, perché poi possano essere agenti di
cambiamento all'interno della loro stessa società.” Roni poi
elenca i progetti pratici che verranno messi in atto dopo la fine del
corso: “vogliamo fare un'orchestra, dei corti, una tourneè di
teatro, esposizioni di quadri, doppiare film in curdo, eccetera. Chi
non verrà impiegato in questo diventerà insegnante a sua volta.”
Roni, molto motivato nella difesa dell'arte conclude “l'arte è
azione diretta per la libertà, prchè essa è il respiro del popolo,
perché essa rappresenta la vita nuova.”
L'accademia
del diritto si trova in un edificio relativamente piccolo, di due
piani, posto tra l'accademia di lingua curda e quella di sociologia
(academiya mesopotamiya). In una stanzetta si trovano alcune persone:
“in questa stanza spiamo quelli del turno vecchio, seguiamo alcune
lezioni ma soprattutto stiamo alla direzione e forniamo lezioni” spiega Kader “qui le lezioni durano 6 mesi, seguite da 6 mesi di
pratica. Studiamo principalmente diritto, ma non solo: mentre
nell'istruzione statale i saperi erano estremamente parcellizzati,
qui noi studiamo un po' di tutto, pur concentrandoci sul diritto.
Abbiamo conoscenze di giustizia sociale, filosofia, filosofia del
diritto, storia, civilizzazione, filosofia di Ocalan, eccetera.”
Sempre
Kader, poi, spiega come viene approcciato l'argomento giustizia
società: “per come ci è stato insegnato prima, il giudice fa
giustizia secondo le leggi. Noi, invece, vogliamo agire in base alla
giustizia sociale: la base del nostro lavoro è riuscire a risolvere
i problemi mettendo d'accordo i contendenti. Quando avviene un
diverbio, negli Stati viene risolto ricorrendo al giudice. Qui
invece, il primo passo che i contendenti fanno quello di recarsi
nella propria comune. Se li il problema non viene risolto, ci si
rivolge alla casa del popolo. Se anche qui non si trova soluzione, si
va all'assemblea cittadina. Solo successivamente, se non si trova
nessun tipo di soluzione che possa mettere d'accordo i contendenti,
ci si rivolge al consiglio per la risoluzione dei probelmi” che,
aggiungo io, è qualche cosa di abbastanza simile al nostro
tribunale, ma su cui non scriverò in maniera approfondita in questa
sede.
Nucin,
studente di origine siriaca, aggiunge: “dobbiamo riuscire a
valutare in accordo con i valori della società; ma anche la società
va educata perché possa riconoscere quali sono i suoi valori, i
valori che la tengono unita, che ne fanno una società giusta, senza
classi e senza schiavi, che le permettono di progredire.”
Sores
descrive con più precisione l'organizzazione giornaliera “ci sono
30-35 prtecipanti, dai 19 ai 30 anni, per la maggior parte donne. Il
programma giornaliero è il seguente: alle 5.45 ci svegliamo, dalle 6
alle 7 si fa un po' di sport, dalle 7 alle 7.30 c'è la colazione, le
lezioni sono dalle 7.30 alle 11.30, poi pausa pranzo fino alle 14.30,
dalle 14.30 alle 17 o 17.30 secondo le esigenze c'è di nuovo
lezione, alle 18 guardiamo il notiziario, alle 18.30 c'è la cena,
dalle 19.30 alle 22 ci sono seminari, film o studio individuale, e
per le 23/23.30 siamo tutti a dormire e si fa silenzio per essere
riposati per il giorno successivo. Durante il corso non possiamo
accedere ai telefoni o a internet, e ogni 15 giorni ci sono 2 giorni
di pausa, in cui possiamo andare a trovare la famiglia, usare il
telefono eccetera.”
Kader,
poi, torna a spiegare la filosofia secondo cui si svolgono le
lezioni, facendo un paragone con il sistema dello Stato siriano.
“Prima, stavo all'università dello Stato: la verità, al di fuori
dei libri, non veniva esplorata. Gli studenti non erano motivati a
porre domande o critiche, non erano spinti a dire la loro opinione,
veniva chiesto loro solo di imparare a memoria. Ci veniva proposta
una sola verità, un solo pensiero, in quel modo non potevamo capire
cosa fosse giusto e cosa no. Ci veniva insegnato per dogmi.” le
differenze con questo tipo di educazione sono numerose: “Qui siamo
spinti a dire ciascuno il suo pensiero, a discutere in maniera
aperta. Siamo motivati a discutere su tutto, anche su ciò che
avevamo imparato per dogmi: Dio, la religione, le donne, lo Stato...”
non c'è più un'una verità assoluta e statica. “Uno dei problemi
della religione è che pone dei dogmi indiscutibili, e questo crea
dei confini tra gli esseri umani. Qui sono benvenuti cristiani,
yazidi, musulmani, saratustriani, atei, eccetera.” poi, accenna
alla filosofia che sta dietro a questa pratica. “I conflitti sono
una cosa buona, quando permettono agli esseri umani i progredire.
Senza conflitti non possiamo progredire. Però non tutti i conflitti
permettono agli esseri umani di progredire. Faccio un esempio: se in
quest'accademia sono presenti degli arabi, c'è un conflitto
costruttivo nel momento in cui io mi avvicino a loro con la volontà
di conoscere e di comprendere, e loro fanno altrettanto. Ma se mi
avvicino a loro pensando che tutti gli arabi sono cattivi, che non
voglio avere nulla a che fare con gli arabi, beh, il conflitto non fa
progredire nessuno, anzi, crea distanze. Faccio un altro esempio: a
scuola, nella scuola dello Stato siriano, la mia insegnante era
curda. Nonostante questo ci impediva di parlare la lingua curda in
classe, neanche poche parole tra noi studenti: dovevamo parlare solo
arabo. Questo è un conflitto negativo, perché punta a distruggere
la tua identità, non ad arricchirla.”
“gli
studenti vengono qui per loro volontà, in seguito a un loro
desiderio. Quello che è chiaro è che il sistema del confederalismo
democratico e dell'autonomia democratica sono aperti, fatti dagli
esseri umani e per questo è essenziale che gli esseri umani
imparino” conclude.
Perwarde
“chiusi”
Ci
sono poi, e a mio giudizio sono i più interessanti, i corsi che si
concentrano nella parte che riguarda la storia e la filosofia. Tutti
i perwarde, ma questo tipo in particolare,
sono uno dei nodi centrali
attorno a cui si sviluppa la
rivoluzione del Rojava, perché questa è innanzitutto una
rivoluzione nel modo di pensare e di vedere il mondo, che porta ad un
cambiamento nell'atteggiamento e nelle pratiche, oltre che un
cambiamento nelle strutture sociali: l'idea
che in molti esprimono qui è
che le due cose non possono essere scollegate. Dicono in
Rojava che imporre un sistema
alternativo con la forza, senza cambiare il modo di vedere le cose,
senza cambiare il paradigma con cui si analizza la realtà, è
inutile. Dicono, e forse hanno ragione, che il primo luogo dove il
Potere che vogliamo combattere affonda le proprie radici, è il
nostro pensiero. Che la sua arma più forte è il nostro
atteggiamento nei confronti della vita. Dicono, e forse hanno
ragione, che se la massa degli schiavi non si ribella, è anche
perché non riesce a pensare come un paradigma diverso sia possibile,
una delle ragioni è che non riesce ad immaginare un mondo senza
schiavi e senza padroni. Dicono, e su questo penso che abbiano
ragione, che il modello dello zigurrat, proposto per la prima volta
dai sumeri, con i suoi scalini e prime divisioni in classi della
società, è la base su cui poi è stata costruita quella che noi
chiamiamo civiltà. Dicono che dobbiamo fare proprio un grosso
sforzo, per eliminare una mentalità vecchia 5000 anni. Per questo,
dicono, perwarde, perwarde, perwarde.
In
questa categoria rientrano certamente i perwarde organizzati dai YCR
per la difesa cewhari
descritti prima, e quello della scuola di diritto. Ma non sono i
soli, perché ce ne sono, della durata di 15 giorni o qualche mese,
organizzati per tutti e tutte coloro che vogliono partecipare a
questa rivoluzione; perché
possano comprendere esattamente per che cosa stanno lottando.
Probabilmente, è una delle cose che mancano ai movimenti
anticapitalisti europei che mi è capitato di conoscere. È per
questo che sto spendendo tante parole per descriverli, perché in
certi momenti sogno che anche in occidente possa nascere qualcosa di
simile ad un'accademia in cui si possano discutere e confrontare
diverse visioni rivoluzionarie, libertarie o anticapitaliste. Per
tornare a crederci, e per creare alleanze.
Torniamo
in Rojava.
Nell'academiya Star, nella
città di Remilan, c'è il perwarde autonomo delle donne. L'accademia
esiste da 3 anni, il perwarde dura 20-25 giorni, e partecipano gruppi
di donne attive in diversi campi: in
un turno ci sono quelle della
sicurezza interna, un altro
turno è dedicato a quelle
che lavorano nell'istituzione per le famiglie dei martiri,
una volta quelle di yeketiya star eccetera.
Arjin spiega “Questo è un perwarde autonomo delle donne. È
dedicato alle donne e costruito da donne. Le donne sono autonome
anche nel perwarde perché questo permette loro di costruire la
propria volontà: in tutte le rivoluzioni passate non c'è mai stata
l'autonomia delle donne” questo atteggiamento è importante perché
troppo spesso le donne vengono educate per fare contenti gli uomini:
imparano che devono servire un uomo, o essere “belle” per
attirare uomini, e via dicendo. M'è stato raccontato, in altre
occasioni, come proprio in questo perwarde autonomo una volta una
donna si sia alzata ed abbia detto “questo prwarde è la prima cosa
che faccio per me, prima quello che facevo era sempre per altri.”
Arjin si spiega meglio: “se siamo solo donne la fiducia di farcela
diventa più forte, e riusciamo a capire meglio noi stesse.”
Spiega
Arjin che questo perwarde è chiuso, cioè le partecipanti non hanno
accesso a internet o telefono, e per la durata del corso restano in
accademia. “abbiamo scelto di tenerlo chiuso perché lontano dai
problemi famigliari o del mondo esterno che distraggono, abbiamo
visto per esperienza che la gente impara meglio. E poi perché qui
non ci sono solo lezioni ma facciamo principalmente scuola di vita.
Queste donne devono riuscire a trasferire nella vita quello che
imparano. È un tempo in cui ripensano la propria vita, quali
mancanze ci sono state, quali scopi vogliono proporsi. Non si tratta
semplicemente di imparare delle nozioni ma anche e soprattutto di
trasferirle nello stile di vita.” le domando se sia riuscita a
individuare qualche effettivo cambiamento nelle donne che
effettuavano il perwarde, e risponde: “i cambiamenti principali
visti sono questi: le donne escono di qui con maggiori conoscenze;
acquistano fiducia nel fatto che effettivamente un cambiamento sia
possibile, oltre che la volontà di portare avanti questo
cambiamento. In altre parole, sono in grado di portare avanti una
lotta.” poi si spiega meglio: “spesso le donne arrivano qui
vedendo che alcune cose sono sbagliate, ma non sono in grado di
opporvisi. Credono di essere le sole a soffrire, ma il fatto di
metterle tutte assieme fa loro comprendere che la sofferenza di una è
uguale alla sofferenza di tutte, e così scatta il meccanismo di
sorellanza, che le rende unite e forti.” “cambiando le donne,
poi, di riflesso si cambia anche l'uomo: prima gli uomini non ci
stavano, non accettavano che le donne potessero essere attive in
politica o imbracciare le armi; ora molti hanno capito, e accettato.”
Dopodichè,
Arjin dedica due parole per descrivere l'importanza del perwarde “non
è una cosa che serve solo al Rojava, ma per tutti e tutte! Quando la
società presenta dei problemi, essi devono essere risolti prima di
tutto nella testa degli esseri umani, la prima cosa da cambiare è il
modo di pensare. Se non mi fermo a pensare, non posso lottare, ma
nemmeno vivere, perché non so quale sia il mio scopo. Alla base del
cambiamento ci deve essere un cambio di mentalità: un esempio è
appunto l'implementazione del ruolo delle donne.”
Alla
fine di questo lungo scritto, non spenderò più di qualche parola
riguardo il perwarde che anche io ho frequentato. Credo di essere già
stata sufficientemente lunga. Volevo però ricordare alcuni compagni e compagne, compagni e compagne, che erano li con me. Sadiya è una
ragazza proveniente da un piccolo villaggio, co-sindaco del suo
piccolo villaggio, da cui è uscita pochissime volte; lei si
lamentava perché non era capace di scrivere in curdo, e solo poco in
arabo, e questo le dispiaceva immensamente, e cercava in tutti i modi
di studiare e farsi aiutare. Ricordo quanto insistevamo perché anche
lei si alzasse in piedi a dire la suo opinione, e come alla fine
avesse acquistato fiducia in se stessa. Sevin è co-presidente della şarerdariya del cantone di
Kobane. Raccontava di essere tornata alla sua terra il 20 novembre di
un anno fa, qando a Kobane c'era ancora la guerra, mentre la sua
famiglia stava ancora nel Kurdistan turco. Sevin, nella Kobane ancora
non liberata, se non c'era nulla da fare, andava ad insegnare lingua
curda alle poche famiglie di civili presenti: anche Sevin stava nel
perwarde a studiare con noi. Hejar (che invece avete sentito nominare
nel pezzo riguardo Hasake), alla fine del perwarde, sosteneva che se
non era in grado di abbracciare tutte, senza escluderne nessuna, le
persone che stavano facendo il perwarde con lui, una volta fuori non
sarebbe mai stato davvero un bravo rivoluzionario; perché se non
riesci ad abbracciare coloro che compongono la società di cui fai
parte e che vuoi cambiare, se non riesci a volere loro sinceramente
bene, non sei un buon rivoluzionario.
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