Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


venerdì 22 settembre 2017

Un altro passo verso la democrazia






Questo articolo mi è stato inviato da una compagna che si trova attualmente in Rojava, con preghiera di diffusione.
Le prime elezioni dei territori federati del nord della Siria.
Il 18 marzo 2016 è stata dichiarata l’assemblea costituente del federalismo democratico del nord della Siria, da quel momento si è cominciato a lavorare per autorganizzare i territori facenti parte della federazione.
Il 29 dicembre 2016 l’assemblea costituente termina di riscrivere il “contratto sociale del federalismo democratico del nord della Siria” e oggi 22 settembre 2017 un’altro grande passo per compiere la democrazia diretta: le prime elezioni della Siria del Nord.
Le zone interessate dalle elezioni sono le regioni di Firat, Afrin e Cizre, quest’ultima è la regione che stata presa in considerazione per questa analisi e su cui si basano le ricerche.
Il diritto di voto è esteso a tutti i cittadini e le cittadine che vivono nelle regioni facenti parte della federazione, quindi il diritto di voto non è esclusivo della popolazione curda ma comprende tutte le etnie che vivono in questi territori come assiri, armeni, ceceni, arabi, cristiani, turcomanni e yazidi.
Alcune città della federazione infatti sono a maggioranza araba ad esempio, ma questo non è in alcun modo un impedimento, anche perchè uno dei punti del confederalismo democratico (il sistema attualmente vigente nella Siria del nord) è la negazione dello stato e la lotta contro il capitalismo che non è un problema riguardante solo l’etnia curda, ma di tutti i popoli.
Queste prime elezioni saranno dedicate alla scelta dei co-presidenti delle comine.
Le Comine sono delle assemblee di quartiere di massimo 400-500 case e sono alla base del sistema confederale
“La comine è la base essenziale della democrazia diretta”
articolo 48 del contratto sociale
La comine si occupa di tutte le decisioni che riguardano la società ed è composta da semplici cittadini e cittadine, tutta la società fa parte delle comine che discutono i problemi del quartiere, le iniziative, gli eventi e le questioni riguardanti acqua, elettricità, costruzione delle strade ecc.
Nella regione di Cizre ci sono 2487 comine, nella sua capitale, Qamislo, le comine sono 264.
Ogni comina risolve e autorganizza la vita della società in maniera autonoma, i problemi e le decisioni delle comine vengono riportati ai consigli, i cui membri sono i co-presidenti delle comine.
I co-presidenti del cosiglio a loro volta compongono l’assemblea del cantone e così fino ad arrivare all’assamblea costituente.
L’assemblea costituente non può prendere decisioni o approvare leggi senza aver discusso e organizzato delle votazioni con tutte le comine presenti nei tre cantoni, quindi sono le comine che prendono le decisioni rispetto alle necessità della popolazione, anche le proposte che arrivano all’assemblea costituente vengono direttamente dalle comine.
Ad esempio l’eta per votare è 18 anni, prima che questo diventi legge la proposta si discute e si vota in tutte le comine che hanno l’ultima parola e potere decisionale sull’approvazione della legge.
Con queste elezioni dunque si sceglieranno i co-presidenti delle comine ma nello stesso tempo i membri del consiglio.
I co-presidenti sono sempre un uomo e una donna, questo è un’altro punto importante del confederaliso democratico che garantisce una quota del 50% alla donna, per non far si, come è accaduto in passato, che questi tipi di incarichi diventino prerogativa degli uomini, questo sistema garantisce anche una completa parità dei generi.
Tutti I cittadini e le cittadine che fanno parte delle comine e dunque della federazione possono candidarsi all’età minima di 18 anni, se sono parte di partiti o movimenti devono abbandonarli in maniera tale che la provenienza non influenzi il voto. Quindi non ci sono partiti o movimenti nelle elezioni ma solo ma solo semplici cittadini.
Per poter votare l’età minima è di 18 anni e il diritto di voto si stabilisce all’interno della comine.
Per le persone che vivono nel territorio ma non fanno parte delle comine c’è una legge che garantisce il diritto di voto a coloro che hanno un documento che dimostri una residenza di almeno 10 anni in quel terrirorio, se invece si è un membro della comine il tempo di resisdenza non è un dato di valutazione per il diritto al voto ma questo viene stabilito in base ad altri principi come ad esempio la partecipazione o il contributo dato alla comine.
Nelle decisioni del diritto al voto non influiscono in alcun modo la provenienza etnica, la religione, l’appartenenza a gruppi culturali e a frammentazioni sociali.
Nella maggior parte dei casi le comine non necessitano di un documento statale per la partecipazione alle votazioni nè alla vita sociale, non riconoscendo lo stato automaticamente non si riconoscono le sue pratiche.
Una volta scelti i co-presidenti, essi riceveranno una formazione teorica e pratica sul sistema del confederalismo democratico per ricoprire al meglio il loro incarico.
I co-presidenti non ricevono alcuno stipendio ma mantengono il proprio lavoro, in casi particolari ricevono dei rimborsi ma questo è raro dato che si provvede a qualsiasi cosa e non si creano le condizioni per cui si debbano spendere soldi per il proprio lavoro.
Ad esempio un rimborso spese potrebbe essere la benzina per I movimenti, ma di solito ci sono delle auto comuni con una serie di buoni benzina che si usano per le questioni che riguardano gli spostamenti dei co-presidenti.
I co-presidenti non possono candidarsi per più di due termini consecutivi, I termini non sono fissi ma variano in base alla situazione e ai bisogni.
L’incarico di co-presidente quindi non ha alcun interesse economico o di carriera, chi ricopre questo ruolo lo fa generalente per dare un contributo alla propria società e per autorganizzarsi autonomamente partendo dal basso e rispetto alle necessità della popolazione .
Se la condotta dei co-presidenti non è adeguata, per esempio se rubano soldi, la comine decide di dimetterli dalla carica e di rifare le votazioni per la propria comine.
Nei giorni antecedenti alle elezioni in tutti i quartieri di tutte le regioni si sono svolti degli incontri aperti a tutta la popolazione in cui i/le rappresentanti dell’assemblea costituente approfondivano la questione delle elezioni, spiegavano l’importanza del voto, il momento storico in cui ci troviamo e la situazione geopolitica.
“quando abbiamo cominciato questa rivoluzione, nessuno credeva che ce l’avremmo fatta, che il nostro sistema avrebbe funzionato, ma insieme abbiamo dimostrato il contrario, abbiamo dimostrato che questo sistema funziona proprio perchè parte dal basso, ecco perchè sono così importanti queste elezioni, perchè sono la conferma che questo sistema è possibile, che un’alternativa al sistema capitalista è possibile.”
Qual’è la differenza fra l’elezioni statali e le elezioni nella Siria democratica?
“Senza il popolo uno stato non può esistere, ma senza uno stato un popolo può vivere.”
La differenza non è solo nelle elezioni , qui il popolo ha cominciato ad autorganizzarsi in completa autonomia e facendolo si è reso conto che lo stato era solo un’oppressione.
“All’inizio della rivoluzione non avevamo acqua ed elettricità e la gente pensava che almeno con lo stato potevamo averle, ma con il tempo si sono resi conto che era solo un contentino per distogliere la popolazione dai problemi e per far si che non si ribellasse.”
Oggi nel nord della Siria c’è acqua e luce, bisogni a cui il sistema confederale provvede senza chiedere nulla in cambio.
Abdullah Ocalan ( leader del PKK , il partito dei lavoratori del kurdistan) dice che tutti gli stati prima o poi crolleranno perchè lo stato è oppressione e nega la libertà e un popolo senza libertà si ribellerà.
Grazie alla rivoluzione in kurdistan la popolazione ha realizzato che non ha bisogno dello stato per vivere e questa è la prova concreta che la mancanza di uno stato non porta al caos ma alla liberazione di tutte e tutti.


Nadia Nicolardi
Nervo che osserva



domenica 25 settembre 2016

“Per amore – la rivoluzione del Rojava vista dalle donne”: un libro per porre domande.



Ho sempre pensato che fosse necessario anche confrontarsi e trarre ispirazione anche da esperienze molto lontane da noi, per poter trovare soluzioni alle contraddizioni che viviamo quotidianamente. Secondo me è necessario comprendere e combinare tra loro diversi punti di vista per ottenere una comprensione generale e profonda, che a sua volta porti ad una pratica finalizzata ad un miglioramento reale della situazione in cui viviamo. È proprio per questo che penso che le vite e le esperienze di donne non molto lontane possano contribuire al dibattito riguardo come costruire il nostro futuro, ed è appunto per questo che le ho raccontate in un libro.

Viaggiando, quindi, si impara. E credo di avere imparato alcune cose (poche, ma pur sempre qualcosa), trascorrendo più di un anno e mezzo in Rojava.

sabato 30 gennaio 2016

Visita a un'amica


Diario della visita a un'amica.

Sadiya abita in un villaggio che si trova tra le città di Amude, Til Tamer, Haseke e Dirbesiye. L'ho conosciuta al corso (perwarde) di cui ho già raccontato: ha quasi trent'anni, non è sposata. Esce raramente dal suo villaggio, così sono andata a trovarla. Per arrivare, ho fatto l'autostop. Per fare l'autostop, in Rojava, si chiede aiuto agli asais (sicurezza interna). Un po' come se da noi si andasse dalla polizia per chiedere aiuto a fare l'autostop. Così sono arrivata al posto di blocco, ho chiesto aiuto per fermare una macchina fidata che mi portasse al posto di blocco successivo, e loro hanno trovato l'auto di una coppia, originaria di Asake. Al posto di blocco successivo c'era Sadiya, mi stava aspettando li con il suo papà. Ci siamo abbracciate a lungo. Ero un po' sorpresa, perché ero abituata a vederla in pantaloni e maglione, mentre questa volta aveva il vestito lungo tipico delle donne. “Papà dice che i pantaloni e maglione nel villaggio sono una vergogna per una donna. Ma quando esco fuori posso andare con i pantaloni, non è un problema” mi spiega. Su un furgone (guidato dal suo papà) siamo ripartite. Pochi minuti di strada asfaltata e poi giriamo a destra, in una stradina sterrata. Queste strade non sono considerate nelle mappe. Google map in questa zona non segna ne' strade ne' villaggi: si possono riconoscere solo dalla visione aerea; eppure la maggior parte di questi territori è costellata di piccoli villaggi come questi. Comunque, dicevamo, il villaggio di Sadiya è il secondo che troviamo sul percorso. Sadiya e il suo papà sono co-sindaci del villaggio “non è normale che in questo ruolo siano padre e figlia, ma nessun altro voleva assumersi la responsabilità, per questo adesso siamo noi” spiega Sadiya.

venerdì 11 dicembre 2015

Confederalismo democratico in Rojava: dalla komine all'assemblea provinciale.


Tev-Dem è la sigla che indica la Tevgera Civaka Demoqratik, cioè “movimento della società democratica”. Tev-Dem è il movimento che sta dietro alla rivoluzione sociale del Rojava. Tev-Dem è ciò che mette in pratica il confederalismo democratico. Tev-Dem è la forma di organizzazione della società in atto in Rojava. Ora, è piuttosto complicato analizzare in maniera esauriente in un solo articolo il funzionamento di tutto il sistema del confederalismo democratico, nella forma in cui viene applicato in Rojava. Quello che mi propongo con questo scritto è di descrivere il processo decisionale in cui gli abitanti sono più direttamente coinvolti, e cioè quello che va dalle comuni all'assemblea generale della città.

mercoledì 9 dicembre 2015

Istruzione e cambio di mentalità


Questa volta è un post veramente lungo. Per questo ne propongo inizialmente una breve sintesi. Se la cosa vi interessa, però, invito a leggere il racconto dettagliato, perché l'aspetto dell'istruzione e del cambiamento nel modo di pensare è veramente fondante in questa rivoluzione.



lunedì 30 novembre 2015

città di Haseke


Haseke è una città abbastanza grossa, o almeno, la più grossa della zona. Però se chiedo quanti abitanti ci sono, non lo sa nessuno con esattezza: è la guerra, è fatta così: c'è gente che parte, gente che arriva, non sai mai quanti sono perché arrivano da ogni dove e poi altri partono in continuazione. Si dice, comunque, qualche centinaia di migliaia.
Oltre che essere grossa, Haseke è una città che racchiude diverse etnie, culture, religioni e tradizioni. Non solo perché appunto ad Haseke trovano rifugio profughi provenienti da tutta la Siria, ma anche per come è nata e per quella che è la sua storia.

Le ferrovie sono inutilizzate dall'inizio della guerra.
Sono arrivata ad Asake, l'unica città a maggioranza araba nel cantone di Cizire, con la volontà di capire come il sistema del confederalismo e autonomia democratiche venisse applicato da etnie che non fossero curde, o in collaborazione con etnie e culture non curde. Ed ecco, un paio di cose le ho viste, queste posso raccontarvi.

giovedì 20 agosto 2015

C'è la guerra, ma vi parlo di cinema...


Abbiamo aperto, da poco più di un mese, la comune del film del Rojava. Vogliamo doppiare film e proiettarli per il popolo del Rojava, nelle città, nei villaggi. Vogliamo che i giovani del Rojava imparino a fare film loro stessi, ed è appena finito un corso perché imparassero. Vogliamo dare spazio a chi vuole realizzare film all'esterno del circuito capitalista che impedisce all'arte di svilupparsi e strozza le menti. Siamo all'interno del Tev Çand, la rete che raggruppa le organizzazioni per la cultura, dal canto alla danza, dal teatro alla lingua.