Il suo corpo non respira più, il suo cuore non batte, i suoi occhi sono chiusi, la sua bocca non parla.
Però, vedete, se Vik non respira più, in migliaia oggi fanno quello che faceva lui. Se uccidono Vik ogni goccia del suo sangue nasce alimnta la farza per andare avanti, ogni suo respiro impedito da vita ad un'altro attivista.
Qualcuno sta aggiornando la sua pagina fb
Il movimento per il 15 di marzo, da lui tanto appoggiato, è più forte che mai.
L'ISM ha deciso di restare a Gaza.
Oliva, la nave a cui anche lui stava lavorando per andare in mare con i pescatori e monitorare le navi da guerra israeliane, è salpata per la prima volta mercoledì.
Vik è vivo, e lotta insieme a noi.
(di seguito 2 pezzi che ho scritto per il manifesto)
GAZA CITY - Di Vik non si avevano notizie da mercoledì sera. Il cadavere ritrovato martoriato, la benda sollevata per renderlo riconoscibile
«Non appartengono al nostro popolo», l'ira della gente contro gli aguzzini
Vittorio ormai considerava Gaza come la sua casa. Aveva in programma di andarsene il mese scorso, e poi imbarcarsi nella Freedom Flotilla, ma non se la sentiva di abbandonare il posto a causa delle recenti aggressioni delle forze d'occupazione israeliane: in meno di un mese sono stati ammazzati più di 40 palestinesi, tra cui due donne mentre preparavano il pane e bambini che giocavano a calcio.
Mercoledì sera Vittorio era andato in palestra. Dopo la palestra alle volte andava a mangiare in una trattoria. Aveva prenotato la cena per le dieci. Non vedendolo arrivare, hanno provato a chiamarlo, il suo cellulare era spento. Non si sono preoccupati, perché spesso Vittorio spegne il cellulare, quando vuole lavorare o quando vuole stare da solo. Nessuno lo ha più sentito da quel momento in poi. Alle 8 di giovedì sera i suoi compagni dell'Ism hanno ricevuto la notizia del suo rapimento. Alle 3 di notte la notizia del ritrovamento di un corpo. Ancora non sapevano se fosse il suo o quello di qualcun altro, fino a che non sono stati portati sul posto e lo hanno visto, steso su un materasso a pancia in su. Aveva un stringa di plastica stretta attorno al collo e la faccia molto gonfia. Presentava del sangue dietro la nuca, forse per dei colpi subiti, e profondi segni ai polsi per le catene o lacci che lo tenevano legato. I piedi erano accavallati e le braccia lungo i fianchi. Aveva ancora addosso la benda visibile nel video, leggermente sollevata per renderlo riconoscibile.
«Restiamo umani», diceva Vittorio, per non perdere la tenerezza di fronte alla barbarie. Ci vuole una grande forza per restare umani, certe volte, Vittorio. Giovedì sera, quando si sapeva solo del sequestro, alcuni giovani di Gaza avevano organizzato una manifestazione per chiedere il suo rilascio, pianificandola per il venerdì alle quattro. Essa si è trasformata poi in una marcia commemorativa. I palestinesi cantavano melodie tradizionali, alternando canzoni che parlavano della loro terra con «bella ciao» perché era stato Vittorio ad insegnarla ad alcuni di loro. Diverse centinaia di persone hanno partecipato, moltissimi amici, e molti che non lo conoscevano, individui che raccontavano di non averlo mai visto, ma che era una grande perdita ed erano sconvolti, che chi ha commesso questo crimine non rappresenta il popolo palestinese in nessun modo che si vergognano per quel che è successo.
Spiegavano che i salafiti, e la loro lettura perversa del corano, sono pochi, isolati, e crudeli: loro non li considerano palestinesi. Sabato è stata allestita una tenda per dare la possibilità di portare le condoglianze, come è tradizione in Palestina. Su un lato, sono stati appesi un centinaio di messaggi in arabo e in inglese: uno recitava: «Tu eri gazawo e quelli che ti hanno ucciso non hanno mai capito quanto eri prezioso! Questa gente non è palestinese». Uno era dedicato a sua madre: «Mamma, grazie di aver portato Vittorio in questo mondo. Mamma, per favore perdonaci per non essere stati capaci di proteggere Vittorio!».
Un altro era firmato dal PSCABI, Palestinian Student Campaign for the Academic Boycott of Israel: «La Palestina ha perso un figlio, noi un fratello. Eri di ispirazione per noi, ci hai insegnato come essere uomini liberi. Vittorio è un palestinese ed un combattente per la libertà! Riposa in pace, compagno!». Le manifestazioni continueranno anche oggi, per concludersi con un convoglio di macchine che accompagnerà la salma al confine con l'Egitto quando sarà il momento. «Se io muoio non piangere per me, ma fai quello che facevo io e continuerò a vivere in te», scriveva Che Guevara.
Mercoledì sera Vittorio era andato in palestra. Dopo la palestra alle volte andava a mangiare in una trattoria. Aveva prenotato la cena per le dieci. Non vedendolo arrivare, hanno provato a chiamarlo, il suo cellulare era spento. Non si sono preoccupati, perché spesso Vittorio spegne il cellulare, quando vuole lavorare o quando vuole stare da solo. Nessuno lo ha più sentito da quel momento in poi. Alle 8 di giovedì sera i suoi compagni dell'Ism hanno ricevuto la notizia del suo rapimento. Alle 3 di notte la notizia del ritrovamento di un corpo. Ancora non sapevano se fosse il suo o quello di qualcun altro, fino a che non sono stati portati sul posto e lo hanno visto, steso su un materasso a pancia in su. Aveva un stringa di plastica stretta attorno al collo e la faccia molto gonfia. Presentava del sangue dietro la nuca, forse per dei colpi subiti, e profondi segni ai polsi per le catene o lacci che lo tenevano legato. I piedi erano accavallati e le braccia lungo i fianchi. Aveva ancora addosso la benda visibile nel video, leggermente sollevata per renderlo riconoscibile.
«Restiamo umani», diceva Vittorio, per non perdere la tenerezza di fronte alla barbarie. Ci vuole una grande forza per restare umani, certe volte, Vittorio. Giovedì sera, quando si sapeva solo del sequestro, alcuni giovani di Gaza avevano organizzato una manifestazione per chiedere il suo rilascio, pianificandola per il venerdì alle quattro. Essa si è trasformata poi in una marcia commemorativa. I palestinesi cantavano melodie tradizionali, alternando canzoni che parlavano della loro terra con «bella ciao» perché era stato Vittorio ad insegnarla ad alcuni di loro. Diverse centinaia di persone hanno partecipato, moltissimi amici, e molti che non lo conoscevano, individui che raccontavano di non averlo mai visto, ma che era una grande perdita ed erano sconvolti, che chi ha commesso questo crimine non rappresenta il popolo palestinese in nessun modo che si vergognano per quel che è successo.
Spiegavano che i salafiti, e la loro lettura perversa del corano, sono pochi, isolati, e crudeli: loro non li considerano palestinesi. Sabato è stata allestita una tenda per dare la possibilità di portare le condoglianze, come è tradizione in Palestina. Su un lato, sono stati appesi un centinaio di messaggi in arabo e in inglese: uno recitava: «Tu eri gazawo e quelli che ti hanno ucciso non hanno mai capito quanto eri prezioso! Questa gente non è palestinese». Uno era dedicato a sua madre: «Mamma, grazie di aver portato Vittorio in questo mondo. Mamma, per favore perdonaci per non essere stati capaci di proteggere Vittorio!».
Un altro era firmato dal PSCABI, Palestinian Student Campaign for the Academic Boycott of Israel: «La Palestina ha perso un figlio, noi un fratello. Eri di ispirazione per noi, ci hai insegnato come essere uomini liberi. Vittorio è un palestinese ed un combattente per la libertà! Riposa in pace, compagno!». Le manifestazioni continueranno anche oggi, per concludersi con un convoglio di macchine che accompagnerà la salma al confine con l'Egitto quando sarà il momento. «Se io muoio non piangere per me, ma fai quello che facevo io e continuerò a vivere in te», scriveva Che Guevara.
Vittorio Arrigoni, un «vincitore» a Gaza
L'addio a «un sognatore che non si è mai arreso». Dall'ospedale di Shifa al valico di Rafah, costeggiando il mare da cui «Vik» era arrivato nella Striscia e da dove proverà ad arrivare la prossima flotilla, quella su cui avrebbe desiderato imbarcarsi anche la madre. E oggi la salma arriva al Cairo, dove è prevista una fiaccolata organizzata tramite Facebook Migliaia di palestinesi per l'ultimo saluto. Associazioni, contadini, pescatori: «E ora continuiamo il suo lavoro»
L'addio a «un sognatore che non si è mai arreso». Dall'ospedale di Shifa al valico di Rafah, costeggiando il mare da cui «Vik» era arrivato nella Striscia e da dove proverà ad arrivare la prossima flotilla, quella su cui avrebbe desiderato imbarcarsi anche la madre. E oggi la salma arriva al Cairo, dove è prevista una fiaccolata organizzata tramite Facebook Migliaia di palestinesi per l'ultimo saluto. Associazioni, contadini, pescatori: «E ora continuiamo il suo lavoro»
Shifa è il principale ospedale delle città di Gaza, e probabilmente anche di tutta la Striscia. Migliaia di persone sono arrivate ieri a questo ospedale perché da qui la salma di Vittorio Arrigoni è partita per andare al confine di Rafah ed essere trasportata in Italia. Migliaia di palestinesi si sono radunati sotto un sole cocente per salutare un amico e un compagno, per onorare le spoglie di una persona che qui in tanti, tantissimi conoscevano. E chi non lo conosceva, stimava il suo lavoro.
C'erano esponenti del governo, ministri e figure istituzionali di Hamas. C'erano rappresentanti di associazioni e di partiti, c'erano pescatori e contadini. Tantissimi ragazzi giovani, facenti parte del gruppo per la fine delle divisioni tra Gaza e West Bank, il famosissimo movimento per il 15 marzo. Khalil Shaheen, esponente del Palestinian centre For Human Rights, ha dichiarato: «Siamo realmente dispiaciuti per quest'assassinio, ora è importante che noi palestinesi continuiamo il lavoro anche anche di Vittorio per la nostra sovranità, indipendenza e unità. Faccio un appello a Ismail Haniyeh perchè raccolga questa opportunità: l'unità palestinese, tra Gaza e West Bank, è la giusta risposta a questo crimine».
La gente intonava canti tradizionali, canzoni sulla Palestina. Bandiere palestinesi e bandiere italiane, in più di qualcuno mi ha detto: «Voglio bene all'Italia!» perché l'Italia è il paese da cui proveniva Vittorio, insinuando che dovrebbe esserci «un po' di Vittorio» in ogni italiano. Qualche pianto, tanti abbracci, donne e uomini si fanno forza a vicenda. Shahed, una ragazza di 19 anni sua amica, facendosi forza racconta: «Oggi, qui all'ospedale, salutiamo la sua salma. Ma la sua anima resterà sempre con noi». Una ragazza dalla pelle scura e la faccia tonda, sventolando una bandiera palestinese, scandisce slogan seguita dalla folla: «Vittorio con i contadini, Vittorio con i pescatori, Vittorio è con la Palestina». Un altro giovane, con le braccia in alto e le dita a segnare il simbolo della vittoria urla, e altri ripetono: «Da Rafah a Jenin Vittorio figlio della Palestina». Tutti insieme, con tutto il fiato, «we all Vittorio», siamo tutti Vittorio.
Non si dimenticheranno facilmente di lui, qui a Gaza. Per andare dall'ospedale di Shifa al confine a Rafah la lunga fila di automobili e furgoni ha percorso la strada che costeggia il mare, la strada più bella di Gaza. Dal mare Vittorio era arrivato a Gaza per la prima volta nel 2008, ristabilendo la presenza degli attivisti dell'Ism nella Striscia, e gli piaceva la sera fermarsi in spiaggia a guardare il mare fumando il narghilè. Nel mare aveva accompagnato i pescatori, fornendo loro la protezione e documentando le azioni criminali delle navi da guerra israeliane. Dal mare proverà ad arrivare la prossima flotilla, quella su cui avrebbe desiderato imbarcarsi anche la madre di Vittorio. Per questo, guardando il mare, a Gaza sembra di essere un po' meno soli, sembra di essere già di là, di sentirli vicini questi compagni, questi fratelli stranieri da cui arriva la solidarietà. Fortuna che c'è il mare qui a Gaza, fortuna che anche al di là del mare non si dimenticheranno di Vittorio, anche al di là del mare porteranno avanti il suo spirito e il suo lavoro.
All'esterno del confine di Rafah si erano già radunate diverse centinaia di persone. Bandiere palestinesi e slogan. Oltre il primo cancello, all'interno della parte palestinese del confine, ce ne erano altrettante. Rappresentanti del governo hanno parlato in arabo di come stiano per arrestare gli assassini, dichiarando che sono state rese pubbliche le loro foto ed è stata posta una taglia sulla loro testa. In inglese ha parlato Osama Qashoo, riportando le parole della madre di Vittorio: «Vittorio non è solo il suo corpo, Vittorio è un'idea, e l'idea non morirà mai». A nome dell'International Solidarity Movement è stata ribadita la volontà di rimanere nella Striscia anche per portare avanti quello che con Vittorio era iniziato, ed è stata citata una sua dichiarazione di agosto: «Sulla mia lapide vorrei venisse scritta una frase di Nelson Mandela: "Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso". Vittorio Arrigoni, un vincitore».
La bara è poi uscita dall'ambulanza dell'ospedale Shifa per entrare in quella con cui avrebbe attraversato il confine. Mille mani la trasportavano, una folla accalcata sotto e attorno alla cassa di legno contenente le spoglie di Vittorio la portava via; la bara sembrava volasse da quanta gente la sosteneva, oramai non si appoggiava più alle spalle di chi la portava, si trovava molto più in alto, perché in troppi volevano sostenere la salma per dare l'ultimo saluto a un amico e compagno, a un uomo libero, a un combattente nonviolento. Un vincitore.
C'erano esponenti del governo, ministri e figure istituzionali di Hamas. C'erano rappresentanti di associazioni e di partiti, c'erano pescatori e contadini. Tantissimi ragazzi giovani, facenti parte del gruppo per la fine delle divisioni tra Gaza e West Bank, il famosissimo movimento per il 15 marzo. Khalil Shaheen, esponente del Palestinian centre For Human Rights, ha dichiarato: «Siamo realmente dispiaciuti per quest'assassinio, ora è importante che noi palestinesi continuiamo il lavoro anche anche di Vittorio per la nostra sovranità, indipendenza e unità. Faccio un appello a Ismail Haniyeh perchè raccolga questa opportunità: l'unità palestinese, tra Gaza e West Bank, è la giusta risposta a questo crimine».
La gente intonava canti tradizionali, canzoni sulla Palestina. Bandiere palestinesi e bandiere italiane, in più di qualcuno mi ha detto: «Voglio bene all'Italia!» perché l'Italia è il paese da cui proveniva Vittorio, insinuando che dovrebbe esserci «un po' di Vittorio» in ogni italiano. Qualche pianto, tanti abbracci, donne e uomini si fanno forza a vicenda. Shahed, una ragazza di 19 anni sua amica, facendosi forza racconta: «Oggi, qui all'ospedale, salutiamo la sua salma. Ma la sua anima resterà sempre con noi». Una ragazza dalla pelle scura e la faccia tonda, sventolando una bandiera palestinese, scandisce slogan seguita dalla folla: «Vittorio con i contadini, Vittorio con i pescatori, Vittorio è con la Palestina». Un altro giovane, con le braccia in alto e le dita a segnare il simbolo della vittoria urla, e altri ripetono: «Da Rafah a Jenin Vittorio figlio della Palestina». Tutti insieme, con tutto il fiato, «we all Vittorio», siamo tutti Vittorio.
Non si dimenticheranno facilmente di lui, qui a Gaza. Per andare dall'ospedale di Shifa al confine a Rafah la lunga fila di automobili e furgoni ha percorso la strada che costeggia il mare, la strada più bella di Gaza. Dal mare Vittorio era arrivato a Gaza per la prima volta nel 2008, ristabilendo la presenza degli attivisti dell'Ism nella Striscia, e gli piaceva la sera fermarsi in spiaggia a guardare il mare fumando il narghilè. Nel mare aveva accompagnato i pescatori, fornendo loro la protezione e documentando le azioni criminali delle navi da guerra israeliane. Dal mare proverà ad arrivare la prossima flotilla, quella su cui avrebbe desiderato imbarcarsi anche la madre di Vittorio. Per questo, guardando il mare, a Gaza sembra di essere un po' meno soli, sembra di essere già di là, di sentirli vicini questi compagni, questi fratelli stranieri da cui arriva la solidarietà. Fortuna che c'è il mare qui a Gaza, fortuna che anche al di là del mare non si dimenticheranno di Vittorio, anche al di là del mare porteranno avanti il suo spirito e il suo lavoro.
All'esterno del confine di Rafah si erano già radunate diverse centinaia di persone. Bandiere palestinesi e slogan. Oltre il primo cancello, all'interno della parte palestinese del confine, ce ne erano altrettante. Rappresentanti del governo hanno parlato in arabo di come stiano per arrestare gli assassini, dichiarando che sono state rese pubbliche le loro foto ed è stata posta una taglia sulla loro testa. In inglese ha parlato Osama Qashoo, riportando le parole della madre di Vittorio: «Vittorio non è solo il suo corpo, Vittorio è un'idea, e l'idea non morirà mai». A nome dell'International Solidarity Movement è stata ribadita la volontà di rimanere nella Striscia anche per portare avanti quello che con Vittorio era iniziato, ed è stata citata una sua dichiarazione di agosto: «Sulla mia lapide vorrei venisse scritta una frase di Nelson Mandela: "Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso". Vittorio Arrigoni, un vincitore».
La bara è poi uscita dall'ambulanza dell'ospedale Shifa per entrare in quella con cui avrebbe attraversato il confine. Mille mani la trasportavano, una folla accalcata sotto e attorno alla cassa di legno contenente le spoglie di Vittorio la portava via; la bara sembrava volasse da quanta gente la sosteneva, oramai non si appoggiava più alle spalle di chi la portava, si trovava molto più in alto, perché in troppi volevano sostenere la salma per dare l'ultimo saluto a un amico e compagno, a un uomo libero, a un combattente nonviolento. Un vincitore.
l'eredità che ci ha lasciato non va sprecata...
RispondiEliminaSì, Vik VIVE IN TUTTI COLORO CHE HANNO I SUOI STESSI IDEALI E CHE, COME LUI, CI CREDONO!!!
RispondiEliminaSono stata al funerale, domenica..cerano duemila persone!!!Ti lascio dei video:
L'arrivo di Vik...
http://www.youtube.com/watch?v=Wt51sC7l0Lg
Parlano le associazioni:
http://www.youtube.com/watch?v=KL21bVmiQbU&feature=related
Parla la meravigliosa mamma di Vik:
http://www.youtube.com/watch?v=BnTL7qTV2Xg&feature=related
L'arcivescovo di Gerusalemme:
http://www.youtube.com/watch?v=YvfGnf5wP7c&feature=related
Alla fine della celebrazione religiosa e prima che iniziasse quella laica tutti si sono messi a canatare bella ciao a Vik...è stato stupendo...Ti lascio dei video di quel momento:
http://www.youtube.com/watch?v=UworquWfhd4
http://www.youtube.com/watch?v=tRfnm96OPi0&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=WLZNxswpX9g&feature=related
Ciao Silvia, un abbraccio grande
Valeria
P.S. continua ad aggiornarci su quello che accade a Gaza...ora che in molti sanno...non bisogna mai smettere di aver sete del sapere...
RispondiEliminaHo conosciuto Vittorio solo nel giorno della sua scomparsa e me ne dolgo profondamente. Prima di allora avevo un interesse solo marginale per la Palestina. Chissà perchè... Ma con la morte di Vittorio mi è scattato qualcosa dentro e ho deciso di onorare la sua memoria dando un attenzione particolare a ciò che accade in Palestina e riportandolo sul mio blog. L'ho sto facendo. Non posso recuperare tutto ciò che di Vittorio ho perso ma posso fare controinformazione su ciò che purtroppo Israele ha fatto e continua a fare alla Palestina. Non sono antisionista, considero gli israeliani i miei fratelli maggiori perchè sono cattolica. Ma proprio per questo quello che fanno mi fa ancora più male e mi chiedo perchè proprio loro.
RispondiEliminaTi aggiungo fra i miei link e ti leggerò sempre.
Donatella Quattrone