Qui sotto riporto un appello per una campagna di boicottaggio verso Israele riferita in particolare agli armamenti, e alle tecnologie e mezzi di repressione e controllo. Nell'appello è già scritto tutto, e vi invito a leggere quello più che le quattro righe che mi permetto di scrivere qui come introduzione.
Ciononostante, vorrei provare a rispondere ad una semplice domanda: perchè un appello di questo tipo? Perchè diamine dovrebbe essere importante cercare di metterci in rete per condivedere dapprima conoscenze e poi pratiche di lotta? In fondo, le armi che commerciamo con Israele non sono peggiori o migliori delle altre. Sono armi come tutte, e come tutte creano morte e distruzione.
Però non esiste sistema al mondo basato sulla repressione e sulla guerra tanto quanto quello israeliano. E di conseguenza i nostri governi ed apparati militari-repressivi prendono esempio dall'entità sionista. Imparano tecniche e conoscenze, importano strumenti ed armi, come, per dirne una, i radar di profondità che stanno installando in Sardegna. Più di tutto tentano di riprodurre qui il “modello” israeliano, e il modello israeliano è abominevole.
E non solo i nostri governi importano, anche esportano armi verso Israele. Le radici dell'oppressione palestinese sono nelle nostre industrie belliche, sono nelle esercitazioni militari congiunte di Decimomannu, sono negli f35 che venderemo all'entità sionista e che si stanno costruendo a Cameri, sono nelle armi di Finmeccanica...
E questa esportazione del modello israeliano non si riferisce solo alle armi. È tutto un modello di società, sono le telecamere milanesi ed i loro softwer per identificare movimenti sospetti, sono gli strumenti per le intercettazioni telefoniche, le tecniche psicologiche per individuare persone con particolari caratteristiche, agenzie di sicurezza, tecniche di addestramento dei marines...
Scrivo questo per mettere in evidenza un concetto semplice quanto essenziale: Israele è, per chi sta al potere, un laboratorio di pratiche e mezzi. La lotta contro il sistema militare non può essere slegata dalla lotta contro il sistema Israele, e viceversa.
Mettiamoci in rete.
Ecco l'appello. Con preghiera di capillare diffusione.
Vi inviamo questo appello all'interno della campagna BDS italiana per coinvolgervi in una campagna che vuole mettere in comune pratiche e conoscenze di gruppi, collettivi e singol@ attiv@ nella campagna BDS e in campagne antimilitariste o per il disarmo. Il fine è quello di agire sotto un'alleanza comune per combattere quello che secondo noi è lo stesso abominio che si mostra con facce diverse in occasioni diverse. Quest’iniziativa si situa all’interno della campagna internazionale che chiede il completo embargo militare nei confronti di Israele (http://www.bdsmovement.net/activecamps/military-embargo).
La campagna BDS chiede boicottaggio, disinvestimento e sanzioni nei confronti di Israele fino a che esso:
- porrà termine all’occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellerà il Muro;
- riconoscerà i diritti fondamentali dei cittadini Arabo-Palestinesi di Israele alla piena uguaglianza;
- rispetterà, proteggerà e i diritti dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e nelle loro proprietà come stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU.
Si tratta di una campagna partita da un appello firmato da 170 associazioni ed organizzazioni palestinesi nel 2005 e che ad oggi ha portata mondiale ed è in continua crescita. Per ulteriori informazioni: www.bdsmovement.net
Le telecamere che ci spiano tutti i giorni nelle nostre città e che si occupano della “sicurezza urbana” sono provviste di un software che è in grado di identificare persone in movimento o “sospette” senza che necessariamente ci sia un operatore dall'altro lato dello schermo1. Questo software è di fabbricazione israeliana.
In Sicilia c’è stata l’installazione, prevista anche in Sardegna, Calabria e Puglia, di radar che monitorano le barche di migranti che approdano alle nostre coste in cerca di una vita dignitosa, e questi radar sono pure di fabbricazione israeliana2. È israeliano il filo spinato impiegato per delimitare il fortino militare del cantiere che non c’è del TAV in Val di Susa3, con Israele si commerciano aerei da guerra4 e si fanno accordi per utilizzare basi militari come quella di Decimomannu in Sardegna per esercitazioni militari congiunte5.
Bisogna poi ricordare che Israele è al sesto posto tra le potenze nucleari: da più di 50 anni a Dimona, nel deserto del Negev, si costruiscono armi nucleari6, e colui che ha messo il mondo a conoscenza del fatto che Israele è in possesso di 200 testate atomiche, Mordechai Vanunu7, è stato sequestrato, deportato e imprigionato per 18 anni, di cui 11 passati in isolamento.
Le telecamere a circuito chiuso della metropolitana di Londra sono della ditta Verint, facente parte del gigante israeliano della tecnologia Comverse. Il ricco quartiere di Abudon Palace, a New Orleans, dopo l'avvento dell'uragano Katrina assunse come propria forza di polizia la società privata israeliana Instinctive Shooting International. Gli agenti in servizio presso le forze dell'ordine federali canadesi, l'Fbi, l'esercito americano, i marines, la Royal Canadian Mounted Police vengono addestrati dall'International Security Instructions, con sede in Virginia e che vanta l'“esperienza acquisita sul campo in Israele”, con istruttori “veterani delle task forces speciali israeliane” tra cui lo Shin Bet.8
Tutte queste armi, tecnologie e mezzi di fabbricazione di ideazione israeliana che vediamo impiegate contro di noi o nei nostri territori sono state sperimentate prima e continuano ad essere usate, come i droni di ricognizione, nei territori Palestinesi contro i palestinesi, oltre a quelle armi più specificamente offensive che sono state sperimentate ed usate nell’attacco a Gaza del 2006 e durante l’Operazione Piombo Fuso (27 dicembre 2008- 18 gennaio 2009)..
Appare quindi chiaro come l'occupazione israeliana sia anche utilizzata dai nostri stati, governanti ed eserciti come un laboratorio dove vedere attuate pratiche e messi in campo mezzi che poi possano essere utilizzati per la repressione ed il controllo interni.
Con questo appello vi chiediamo quindi, di mettere in comune tutto ciò che sappiamo riguardo questi mezzi e tecnologie di provenienza israeliana, con l’auspicio di avviare la creazione di una rete d’azione.
Abbiamo intenzione di creare un opuscolo che possa spiegare in maniera chiara il ruolo di Israele nella questione degli armamenti, dei mezzi e tecnologie di repressione e controllo. Vogliamo focalizzare su Israele non tanto perché le altre armi o mezzi di controllo non siano da combattere, quanto per evidenziare appunto il ruolo dello stato sionista.
Vorremmo raccogliere più informazioni possibili e mettere in rete più realtà interessate possibili per far partire una campagna, all'interno della campagna BDS, che focalizzi soprattutto su mezzi e tecnologie di controllo e repressione, e armamenti.
Riteniamo fondamentale riuscire a mettere in rete conoscenze e pratiche per poter obbligare Israele a porre fine alle sistematiche violazioni dei diritti umani da esso perpetrate e per poter agire su chi ha interesse che la situazione in Palestina non cambi. Scambiamo informazioni e mettiamoci in rete per boicottare Israele e smantellare il sistema che lo ha creato.
Per info e contatti: bds_armamenti@distruzione.org
4leggi ad es. http://nena-news.globalist.it/?p=16460
6leggi ad es. http://www.peacelink.it/pace/a/4536.html
7leggi ad es. http://www.fisicamente.net/ISR_PAL/index-1215.htm
8Sono alcuni degli esempi riportati da “Shock Economy”, Naomi Klein, pagg 500 – 502
in SIRIA non ci va nessuno?????? pacifinti
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