Questa
settimana, al sit in settimanale in solidarietà con i prigionieri
politici nelle carceri israeliane, l'attenzione era tutta per i
prigionieri malati. I prigionieri politici palestinesi che
necessitano di cure mediche sono circa 1000, e la vita di molti di
loro è in pericolo perché spesso sono negate le cure mediche
necessarie
(fonte).
“mio
figlio si chiama Ibrahim Al Ghosen. Da dopo lo sciopero della fame di
ottobre 2011 accusa dolori alle gambe e alle spalle. Ha la tiroide
ingrossata e le pressione alta, a volte entra in coma per ore.”
racconta una donna: “Un anno fa ha fatto qualche esame, ma non gli
hanno ancora dato i risultati: le uniche medicine che gli danno sono
analgesici e antidolorifici, paracetamolo, aspirine... Ibrahim si
trova in carcere da 4 anni e ne deve scontare altri 2 e mezzo, ha 37
anni e 3 figli. Abbiamo potuto visitarlo solo 3 volte e solo dopo lo
scambio con il soldato Shalid, non sappiamo che malattia abbia, ma di
sicuro non riceve cure adeguate.”
Ibrahim
non è il solo nella sua situazione. Viene riportato da molte
testimonianze che troppo spesso le “cure” che i malati ricevono
si limitano a paracetamolo e antidolorifici, senza andare a intaccare
le cause della malattia. Ci sono casi di leucemia non curata, di
prigionieri affetti da cancro che non vengono sottoposti a
chemioterapia, di persone che hanno contratto gravi malattie come
l'epatite a causa delle scarse condizioni igieniche nel carcere. Non
mancano i casi di prigionieri malati morti a causa della mancanza di
cure mediche: di seguito gli ultimi due casi. Abu Hamdiyeh,
per esempio, è morto a marzo 2013: dall'agosto 2012 aveva un forte
mal di gola, che, nonostante le sue richieste, è stato curato solo
con antidolorifici. Quando finalmente è stato portato all'ospedale
di Soroka, il cancro che aveva alla gola si era già diffuso fino
alla spina dorsale
(fonte).
Asan Turabi, invece, è stato arrestato quando già aveva la
leucemia, ha dichiarato di non aver ricevuto le cure mediche
adeguate: si recava alla clinica perchè vomitava sangue e gli girava
la testa, e in risposta riceveva antidolorifici. Hasan è stato
dimesso in letto di morte, deceduto a 22 anni il 5 novembre 2013
(fonte).
Islam
Abdo è il coordinatore media del ministero dei prigionieri a Gaza.
Cita il caso di Yosri al Masri, uomo 31enne, arrestato 10 anni fa e
condannato a 20 anni in tutto “Stamattina siamo stati a visitare la
sua famiglia: Yosri ha il cancro alla tiroide, e si è già espanso
ai linfonodi. Un mese e mezzo fa gli hanno asportato parte della
ghiandola tiroidea, ma non gli danno le medicine sostitutive agli
ormoni che essa produce, solo antidolorifici. Dovrebbe effettuare
chemioterapia, dovrebbe ricevere cure che non riceve, così per
protesta si è rifiutato di prendere il paracetamolo e gli
antidolorifici che gli venivano somministrati al posto delle medicine
di cui necessitava.” Yosri ha dichiarato che: “Mentre mi trovavo
in ospedale, dopo l'operazione, avevo le mani e i piedi legato al
letto dell'ospedale. Ero controllato da 3 secondini, e ogni volta che
dovevo andare al bagno o farmi la doccia loro dovevano prendere il
permesso dall'intelligence della prigione di Nafah.”
(fonte)
Motassem
Radad soffre di infiammazioni acute all'intestino che gli provocano
sanguinamento e dolori molto forti. Le sue condizioni sono peggiorate
in seguito a un'iniezione di cortisone, che gli ha causato difficoltà
al movimento di mani e gambe
(fonte).
Thaer Halahla ha contratto l'epatite C nel carcere di
Askelon, a seguito di un'operazione dentistica, ed è notizia di
questo dicembre che sia stato trasferito in una clinica medica; Thaer
era stato arrestato con la barbara pratica della detenzione
amministrativa, dopo 77 giorni di sciopero della fame (che ha
contribuito a deteriorare le sue condizioni di salute) è stato
rilasciato il 5 giugno 2012 e riarrestato il 10 aprile 2013
(fonte).
L'elenco potrebbe continuare, e allungarsi di molto, ma diventerebbe
ripetitivo: quelli riportati sono da considerarsi solo degli esempi.
Nelle
carceri sioniste sono infatti presenti 1000 pazienti in attesa di
cure mediche, di cui 25 prigionieri affetti da cancro; 207 detenuti
sono morti dal 1967, e tra questi 54 per negligenze mediche
(fonte).
Secondo la legislazione internazionale nessun palestinese dovrebbe
poter essere sequestrato dalla potenza occupante e imprigionato
all'interno dei territori occupati nel '48. Nelle carceri sioniste, i
detenuti vengono regolarmente sottoposti a tortura, vengono
imprigionati minori, vengono proibite le visite familiari, e viene
praticata la detenzione amministrativa (imprigionamento senza
accuse).
Akhmad
Sa'adat, uno dei leader palestinesi nelle carceri israeliane, chiede
di portare avanti una campagna per evitare che i prigionieri malati
vengano ammazzati da Israele per non aver ricevuto le cure adeguate.
Ci sono petizioni da firmare,
e qualcuno ha lanciato tre giorni di protesta per i prigionieri
malati.
Infatti, il precedente sit-in alla croce rossa di Gaza in favore dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, era completamente dedicato a Ibrahim Al Bitar, 33enne, arrestato nel 2003 mentre attraversava Rafah di ritorno dall'Egitto dove si era recato per avere alcune cure mediche a un occhio, e condannato a scontare 18 anni in carcere. Islam, al ministero dei prigionieri, spiega che l'interrogatorio e le torture hanno peggiorato la sua situazione, e che ora ha problemi allo stomaco e all'intestino. Rami, che è stato rilasciato da un mese e che si trovava nelle carceri israeliane da prima di Oslo, conferma che Ibrahim è un suo amico: gli è stato asportato parte dell'intestino, ma la sua salute è comunque precaria, perché non ha ricevuto le cure necessarie dopo il termine dell'operazione e sanguina quando va al bagno: “l'ultima volta che lo ho visto era molto malato, ma non aveva ancora perso la forza e la speranza. Mi ha chiesto di parlare del suo caso e degli altri prigionieri malati, mi ha chiesto che si faccia pressione perché ricevano le cure necessarie, quando può mi chiama al telefono dal carcere per ricordarmelo.”
Infatti, il precedente sit-in alla croce rossa di Gaza in favore dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, era completamente dedicato a Ibrahim Al Bitar, 33enne, arrestato nel 2003 mentre attraversava Rafah di ritorno dall'Egitto dove si era recato per avere alcune cure mediche a un occhio, e condannato a scontare 18 anni in carcere. Islam, al ministero dei prigionieri, spiega che l'interrogatorio e le torture hanno peggiorato la sua situazione, e che ora ha problemi allo stomaco e all'intestino. Rami, che è stato rilasciato da un mese e che si trovava nelle carceri israeliane da prima di Oslo, conferma che Ibrahim è un suo amico: gli è stato asportato parte dell'intestino, ma la sua salute è comunque precaria, perché non ha ricevuto le cure necessarie dopo il termine dell'operazione e sanguina quando va al bagno: “l'ultima volta che lo ho visto era molto malato, ma non aveva ancora perso la forza e la speranza. Mi ha chiesto di parlare del suo caso e degli altri prigionieri malati, mi ha chiesto che si faccia pressione perché ricevano le cure necessarie, quando può mi chiama al telefono dal carcere per ricordarmelo.”
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