Compagne
viaggiate.
Perché
questa non è l'unica realtà possibile. Perché se si vuol lottare per
pensare di insorgere contro questa civiltà, è necessario
sperimentare che esiste la possibilità che esista qualche cosa di
nuovo.
Perché
dalla sicurezza della tua casa, non impari nulla: è probabile che ti
abbiano raccontato il contrario, ma potrei giurare che dai libri non
si impara nulla, si impara dalla vita. È per strada che si impara, e
guardando negli occhi le persone. I libri, possono servire semmai per
stimolare a scendere in strada e imparare: qualche libro è davvero
utile, qualche libro mette davvero voglia di andare a vedere, di
andare a toccare, di andare a respirare profumi, odori e puzze.
Perché, siatene certe, non tutti sono profumi.
Ma
non solo, compagne, scendiamo per strada: viaggiamo. Lontano. Molto
più lontano degli schemi con cui pretendiamo di analizzare la
realtà. Perché analizzare cose lontane e persone diverse e
situazioni frutto di stili di vita, quotidianità e culture molto
diverse con le stesse categorie con cui analizziamo quello che accade
nella nostra città, è come pretendere che una persona che non è
mai uscita da una metropoli analizzi la vastità del deserto. O che
un astemio scriva articoli sugli effetti dell'alcool: che prima si
goda il piacere di una sonora bevuta, e che dopo scriva tutti i suoi
articoli.
Io
vorrei compagne che viaggiaste anche perché serve vedere e
sperimentare modi di lottare diversi, per potersi contaminare, o
anche per farsi venire il desiderio di essere contaminate. Vorrei che
viaggiaste per farvi contaminare da quell'entusiasmo che vi rende
certe di vincere. Perché sapere che siamo in tante a lottare da
forza e coraggio. Compagne viaggiate, perché l'incontro con il
diverso aiuta a comprendere chi siamo noi, o chi vogliamo essere.
Compagne viaggiate, perché è un modo stupendo per affermare la
propria libertà e indipendenza. Compagne viaggiate, perché le sfide
ci aiutano a crescere. Compagne viaggiate, perché in fondo costa
molto meno denaro di quel che sembra, e quel che torna indietro di
umano è molto di più. Compagne viaggiate perché viaggiando vi
sentirete un puntolino minuscolo, e sperimenterete quanto questa
sensazione renda libere. Chi sta in gabbia è costretto a non
muoversi dai suoi pochi metri quadrati, chi non viaggia costruisce
attorno a se una gabbia, solo un po' più grande. Viaggiare
significa, prima di tutto, mettere in discussione: se stessi e la
propria visone del mondo. Sapere ciò che si lascia, ma non sapere
immaginare ciò che si troverà.
E se
partite per un viaggio, partite davvero. Partite, senza pensare a se
e quando tornerete. Partite, come se doveste stare via per sempre.
Partite, senza pensare al ritorno, ma solo alla meta, e alla
variabilità della meta. Poi, se ci sarà un ritorno, sappiate che
non c'è un ritorno ad alcun luogo, se non una continua partenza per
riscoprire di nuovo luoghi che credevate di conoscere
Compagne,
andate a vedere il mondo. Non abbiate la presunzione di sapere tutto,
non abbiate la presunzione di avere già la verità. Ma sappiate che,
se partite, di verità ne avrete ancor meno: quasi, comincerete a
convincervi che la Verità di tutte le vostre dottrine (si, anche di
quelle politiche) non esiste. Esiste un mondo fuori, e tanti modi di
vederlo e analizzarlo. E tanti, molto di più, modi di lottare per la
libertà.
“impara
la tua direzione
da
gente che non ti somiglia.”
Viaggiare
ti obbliga a confrontarti con certezze diverse dalle tue. Ti
costringe comprenderle, senza giudicarle. Fa si che tu sperimenti
una vita diversa, per sapere chi sei tu, e per tornare ad essere te
stessa con più forza di prima. Viaggiare e come muovere lo sguardo:
moltiplica i punti di fuga e le direzioni possibili. Se non sei
disposta a tutto questo, ebbene, resta in casa con le tue certezze;
però sappi che chi viaggia, con le tue certezze, fa un mucchietto di
carte che usa per accendere il fuoco la sera quando fa freddo.
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