Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


martedì 8 febbraio 2011

Prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane

Il mio pezzo per Wake Up News

Tutti i lunedì alla sede della Croce Rossa si trovano quasi un centinaio di persone. La maggior parte sono donne. Tengono in mano foto di figli e mariti. Raccontano di essere davanti alla sede della Croce Rossa perchè essa è l’unica organizzazione che può comunicare con i loro parenti, detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.
Aysha Abujazan, donna di 55 anni proveniente da Rafah racconta che suo figlio Ahmad Jimah Abujazar è stato rapito e portato in carcere otto anni fa durante un raid israeliano, lo stesso giorno la loro casa è stata distrutta. Ahmad aveva 18 anni quando è stato rapito e deve scontare diciassette anni di carcere. Durante questi primi 8 anni di detenzione Aysha non ha potuto parlare con il figlio nemmeno per telefono.
La madre di Ibrahim Majdoub, che è stato messo in carcere quando aveva 19 anni e che ora ne ha 25 , racconta che il figlio è riuscito a telefonare a casa una volta l’anno scorso. È stato preso perchè si trovava in cisgiordania con un ID gazawo, e quindi, secondo i soldati israeliani, doveva necessariamente essere parte della resistenza.
Dal 1967, oltre 760 mila palestinesi hanno fatto l’esperienza del carcere israeliano. Tra di essi ci sono 13 mila donne e 25 mila bambini tra i 12 e i 18 anni.
Secondo i dati di Infopal, attualmente il numero di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane è 6.100, 214 di questi sono in detenzione amministrativa (cioè senza accuse, situazione prorogabile ad oltranza, in un caso addirittura per 60 mesi). 251 sono i minori, tra cui 32 minori di 16 anni. Tra i prigionieri ci sono anche dieci tra deputati e ministri palestinesi, due di loro sono stati condannati all’ergastolo: Marwan al-Barghouthi e Mahmoud Ramahi. 203 detenuti palestinesi nelle carceri israeliane sono stati assassinati dopo l’arresto o sono morti durante la detenzione.




Fahmi Kanan è una delle 214 persone che hanno resistito all’interno della Basilica della Natività per 39 giorni, in seguito è stato deportato a Gaza, a maggio saranno passati 10 anni senza la possibilità di incontrare la sua famiglia.
«Ho un messaggio da diffondere, da parte dei deportati di Betlemme – spiega – la comunità internazionale e le Nazioni Unite devono interferire per fermare i crimini israeliani contro la legge internazionale ed in particolare contro la convenzione di Ginevra. Impedire alle persone di rivedere la propria famiglia, come è accaduto a noi ed accade costantemente e tutti i prigionieri è un crimine, le famiglie non possono visitare i prigionieri e loro sono umiliati in prigione. Il mondo deve intervenire per rilasciarli! Shalid è l’unico prigioniero israeliano nelle carceri palestinesi, e tutto il mondo fa appelli perchè venga rilasciato, mentre noi abbiamo quasi settemila prigionieri nelle carceri israeliane e nessuno dice niente.
Aggiungo io che Shalid è stato preso durante l’invasione in un territorio sotto l’autorità palestinese, mentre gran parte dei prigionieri palestinesi sono stati rapiti, sottratti alle loro stesse abitazioni, e alle forze di occupazione israeliane non è necessario né un mandato né un pretesto per effettuare gli arresti.

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