Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


martedì 22 marzo 2011

Il 15 di marzo

Oggi Israele ha ucciso 9 persone, tra cui un bambino ed un teenager, bombardamenti ed incursioni. Questa notte le forze di occupazione hanno mandato all'ospedale altre 18 persone.
Seguiranno i report.

Intanto ho ricevuto via mail questo resoconto riguardo le proteste del 15 marzo, mi sembra interessante e lo pubblico..


Vi scrivo questo in forma anonima, perché trovo necessario che queste informazioni escano dalla striscia. Vi chiedo di diffondere queste informazioni ma di mantenerle in forma anonima, e di mantenere alta l'attenzione su cosa sta succedendo qui. Grazie.

Il 15 di Marzo, il popolo palestinese è sceso in piazza. È sceso in piazza sia a Gaza che in Cisgiordania, sono scese in piazza donne, bambini, uomini, famiglie intere. Vi racconterò quello che è successo e che sta succedendo a Gaza, dove mi trovo, e non parlerò della Cisgiordania solo perché non ne ero testimone oculare. Qui hanno manifestato, secondo le stime, 300.000 persone, soprattutto giovani, su un'idea lanciata da un gruppo “15 di marzo”, gruppo che non fa riferimento a nessun partito, gruppo di ragazzi e ragazze per lo più giovani e giovanissim*, gruppo nato circa un mese prima e che è rimbalzato in facebook e che è riuscito a raccogliere persone di tutti i tipi e facenti parte di tutte (o quasi) le fazioni politiche.
Il popolo palestinese è sceso in piazza perché vuole l'unità. Vuole che i governi di Gaza e Cisgiordania si parlino, vuole nuove elezioni (il mandato di entrambi è terminato da un pezzo) e vuole un governo di unità nazionale. Lo vuole perché “se stiamo divisi siamo più deboli nei confronti del nemico, solo uniti potremo fronteggiare Israele”, lo vuole per porre fine all'occupazione sionista, lo vuole perché è stanco che i suoi governi (entrambi) rispondano agli interessi di qualcuno di diverso dal popolo palestinese.
Nel comunicato diffuso via internet le richieste sono chiare e non fanno sconti a nessuno dei partiti in gioco:
1 – rilascio di tutti i detenuti politici nelle prigioni dell’Autorità Palestinese e di Hamas

2 – fine delle campagne mediatiche contro le altre fazioni

3 – dimissioni dei governi di Haniyeh e Fayyad per dare vita ad un governo palestinese di unità nazionale che sia l'espressione di ogni fazione politica e rappresenti il popolo palestinese tutto

4 – ristrutturazione dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) in modo da renderla inclusiva di tutti i partiti affinché torni a battersi per lo scopo originario: la liberazione della Palestina

5 –congelamento dei negoziati finché non si raggiunga un accordo tra le varie fazioni su un programma politico comune

6 – la fine di ogni forma di collaborazione con il nemico sionista

7 – l’organizzazione in contemporanea di elezioni presidenziali e parlamentari nei tempi concordati da tutte le fazioni

Fin dal 2007 anche i prigionieri chiedevano la fine delle divisioni.

Il 15 è stata una giornata bellissima. Inizialmente il governo ha tentato di appropriarsi della manifestazione portando le sue bandiere, sebbene fosse chiaro a tutti che l'unica bandiera ammessa fosse quella palestinese. Di fatto, a parte le bandiere di Hamas, l'unica bandiera che si poteva vedere era quella palestinese. Qui sono iniziati primi pestaggi, ricordo per esempio l'immagine di un'amica che tentava di mettersi di traverso ad una banda di Hamas che stava entrando in un'area dove c'erano solo bandiere palestinesi ed è stata picchiata dalla polizia... Dopo, i manifestanti per l'unità si sono spostati in un'altra piazza, dove -adesso si- c'erano solo bandiere palestinesi. C'era un'atmosfera di festa, con migliaia di persone, tante tante bandiere palestinesi e canti e sorrisi per il grande evento che stava accadendo. Quelle che scandivano più slogan e per più lungo tempo erano le donne. Nessuno degli slogan faceva riferimento ad alcun partito, ed eccovi alcuni esempi: “unione, unione, unità” “il popolo vuole la fine delle divisioni” “al giallo ed al verde: la Palestina è più grande”...
Alle 15:00 del pomeriggio la manifestazione è stata attaccata da componenti di Hamas in borghese con le bandiere verdi, e devo dire che è stata ben difesa. Alle 15:30 ha cominciato a girare la voce che la polizia avrebbe attaccato alle 5, poi la voce che avrebbe attaccato alle 16:30, poi la voce che la manifestazione era autorizzata fino alle 5 e avrebbero attaccato alle 6, poi finalmente un giornalista ci ha riferito di un comunicato secondo cui se i manifestanti restavano pacifici sarebbero potuti restare li tutta la notte. Alle 7 di sera c'erano le tenda dei giornalisti, la tenda dei medici e qualcun altra, allestita per chi si preparava a passare la notte in piazza. I manifestanti continuavano a restare pacifici. Ne' il 15 ne nessuno dei giorni successivi mi è capitato di vedere manifestanti con bastoni o oggetti atti ad offendere. Le donne continuavano a scandire slogan, ed anche gli uomini. Piano piano la piazza si stava svuotando, quelli e quelle che restavano si preparavano a passare la notte. Qualcuno è andato a cercare del cibo per le donne che non avevano mangiato per tutto il giorno e al ritorno alla piazza è stato fermato dagli sbirri del governo, gli è stato sequestrato il cibo e tutti i soldi che aveva con sé, ed è stato minacciato di morte se si fosse fatto rivedere. Alle 8 di sera la piazza è stata invasa dalla polizia di Hamas, in parte in borghese in parte no, in parte con bastoni in parte con manganelli in parte con fucili (da cui hanno sparato solo qualche colpo in aria per terrorizzare) ed hanno dato fuoco alle tende, hanno picchiato selvaggiamente soprattutto le ragazze, le ricordo piangenti sulla strada per tornare, che si sorreggevano l'un l'altra perché facevano fatica a stare in piedi dopo tutti i colpi alle gambe, mentre venivano ancora bastonate. La caccia all'uomo notturna è durata per diverso tempo. Successivamente le strade erano piene di posti di blocco, era praticamente impossibile muoversi, le voci dicevano che ancora qualche gruppo per la città che scandiva slogan, ma la piazza oramai era vuota.

Il 16 in prima mattinate i caccia israeliani hanno sganciato bombe in alcune località di Gaza, provocando 2 morti ed un ferito, ed hanno sparato alla pancia ad un pescatore.
Il 16 in tarda mattinata c'è stata un'altra manifestazione, questa volta chi la organizzava ha pensato di essere più al sicuro all'interno dell'università, ma anche l'università è stato invaso dalla polizia di Hamas, sono state sequestrate macchine fotografiche, sono state pestate ragazze e ragazzi, sono stati chiusi dentro senza possibilità di uscire, ed all'uscita sono stati inseguit* e picchiat*. Del 16 conservo l'immagine in testa di una ragazza, finalmente convinta ad allontanarsi dall'università, con la bandiera palestinese al collo e di uno sbirro che cercava di strappargliela, e lei che urlava “adha filistiniia!” “questa è palestinese!”. Sempre il 16 hanno cominciato ad arrestare i giornalisti, ed hanno impedito al canale inglese di al Jazeera, al canale setallitare di Al Arabyya ed all'agenzia di stampa Reuters di seguire gli eventi.

Fino a qui, si potrebbe dire, la polizia è la stessa ovunque. Però ugualmente viene da fare la considerazione che la polizia, qui, dovrebbe avere un nemico più potente da combattere. Uno che continua a bombardare. Uno che porta avanti un'occupazione da 62 anni, uno pericoloso e spietato. Perché Hamas si accanisce così contro il popolo che vuole l'unità in vece che contro Israele? Perché non vuole accettare che solo unito il popolo palestinese può sconfiggere il nemico? Gli interessa davvero di sconfiggere l'occupazione israeliana?
Ma la storia non è finita qui.

Il 17 la manifestazione è stata davanti alla sede dell'UNRWA, ed alcuni attivisti si sono rinchiusi all'interno dell'UNRWA e dell'UNDP, per cercare appoggio dagli enti internazionali. In questa fase per passare i posti di blocco della polizia i manifestanti si vedevano costretti a nascondere la bandiera palestinese dentro i pantaloni, perché la bandiera palestinese stessa era diventata il simbolo dell'unità. Se la bandiera palestinese era diventata illegale, per che cosa stava combattendo il governo di Hamas? A questo punto ai giornalisti è stato ufficialmente intimato di non seguire nulla che possa avere a che fare con le manifestazioni per l'unità.

Il 18 era venerdì, ed è rimasto tutto più o meno tranquillo.

La notte tra il 18 ed il 19 sono stati lanciati 49 missili da Gaza, che sono atterrati nel deserto del Negev, senza provocare nessun ferito. Hamas ha rivendicato quest'azione, dopo un lunghissimo silenzio delle azioni di resistenza da parte sua. Il tempismo di quest'operazione mette paura, infatti Israele dichiarato che la vendetta sionista non tarderà, e quando Israele dichiara questo la mente ritorna sempre a due anni fa. Non voglio dire che i 49 missili che Hamas ha rivendicato siano davvero la causa di quest'ultima dichiarazione di Israele, perché non è razionale pensare che 49 missili fatti in casa atterrati nel deserto possano portare ad attacchi spietati come quello di piombo fuso, con più di 1400 morti per la maggior parte civili, migliaia di feriti ed un aumento considerevole dei casi di cancro e di bambini nati con deformazioni... ma le dichiarazioni della propaganda sionista usano questa scusa per sganciare bombe e sparare ai civili, ed il fatto che i missili siano stati lanciati “proprio adesso”, francamente, puzza.

Sempre il 19 era in programma una manifestazione nella piazza principale della città, la polizia la ha dispersa a suon di manganelli prima che iniziasse. Telecamere e macchine fotografiche sono state sequestrate o rotte. Agenti sequestravano i cellulari per controllare se qualcuno o qualcuna avesse scattato foto. Impedivano ai passanti di sostare in piazza, ero con un'amico a mangiare un falafel su un tavolino della piazza e sono venuti ad intimarci di andarcene manganelli alla mano.

Gli organizzatori sono tutti ricercati. Il 19 alcuni di loro erano riusciti a nascondersi, e al loro posto sono stati arrestati il fratello o la madre, per costringerli a capitolare a farsi vedere.

Sono state invase diverse agenzie di stampa: Reuters , Japanes Tv , AP And Myaaden Offices e varie altre testate locali, sono stati sequestrati foto e video, i giornalisti sono stati picchiati e feriti.

Abu Mazen stava preparando il suo ingresso a Gaza per discutere -dice lui- una soluzione comune. Non sappiamo se questo incontro sarebbe stato solo un altro show mediatico senza un nulla di fatto o fosse animato da una reale volontà di riconciliazione, e probabilmente non lo sapremo mai. Perché di fatto non sembra che davvero possa essere il benvenuto. Alle ore 13:00 del 19 è stata data comunicazione ufficiale al “de facto” ministro degli interni di prevenire ogni forma di manifestazione per l'unità.

Arrivando qui già sapevo che il Fatah di abu Mazen stava li per mantenere privilegi e collaborazioni con Israele, sapevo che era corrotto e soprattutto stava legittimando accordi di “pace” che andavano contro le precedenti risoluzioni degli stessi organismi internazionali, favorendo l'entità occupante in maniera di fatto illegale... e ci speravo, ci credevo che qui fosse diverso, che almeno Hamas, sebbene imponesse molte più restrizioni alla vita soprattutto delle donne, non fosse collaborazionista con l'entità occupante. Mi sono sbagliato, se arrivano a proibire la bandiera palestinese, mi sono sbagliato di grosso. Se solo entrambi, Fatah ed Hamas, i gialli e i verdi, smettessero di rispondere ad interessi esterni alla loro stessa gente, se solo smettessero di usare la loro stessa gente per i interessi personali o di partito…

Il 20 l'entità sionista ha attaccato con i carri armati vicino al campo di Burej: 2 ragazzini, 15 e 16 anni, uccisi.
Il 20 un'altra manifestazione vicino a Khan Younis è stata repressa prima di iniziare, ma ancora i bambini uscendo da scuola continuavano a scandire slogan per l'unità, ancora le ragazzine si disegnano la bandiera palestinese sulla mano. Nonostante tutto ci credo ancora, al popolo di Palestina.




Il comunicato che lancia le proteste (eng):

Il comunicato del Palestinian Center for Human Rights riguardo i fatti del 15 (eng):


Il comunicato dello Youth Movement to end the division in Palestine dopo il 16 (eng)

La testimonianza di una ragazza corredata di belle foto (eng):

Il documento dei prigionieri palestinesi per l'unità (in italiano)

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