L'altro giorno mi hai chiesto perché sono qui.
Cioè, perchè me ne sono venuta a Gaza.
Perchè Palestina. Perchè qui. Perchè quasi un anno.
E sembra quasi che avrei dovuto avere una risposta chiara, visto che in somma lo ho scelto.
Ma no, non ce l'avevo.
Potevo raccontarti dei prigionieri che non possono parlare con le loro famiglie, dei corpi dei morti sequestrati da Israele, potevo parlarti dei contadini.
Di per se' non sarebbe stata una risposta.
Perché non sono andata in un qualsiasi posto invaso dalla povertà e disperazione in Africa o ad Haiti ad esempio... Perché proprio qui?
Ti ho risposto che se non prendevo posizione stavo dalla parte dell'oppressore. Ed è vero. Ma a pensarci, non è una ragione sufficiente per restare qui... cioè, sarebbe una ragione sufficiente per lottare restando in Italia, ma no, in effetti è una ragione stupida, essa non è una ragione sufficiente per restare quasi un anno a Gaza.
C'è qualche cosa di affascinante nella Palestina. Tanta gente dice che qui ci lascia il cuore. Io stessa, quando i soldati israeliani mi hanno deportata da Tel AlArabyya (nelle mappe attuali Tel Aviv), dicevo che in Palestina avevo lasciato il cuore. Però in fondo non sapevo perché. La ragione vera per cui proprio qui volevo tornare, questa non la sapevo. O forse la sapevo nel fondo di me stessa senza riuscire ad definirla davvero.
C'è qualche cosa di affascinante nella Palestina, dicevo. E si, ci sono paesaggi bellissimi, non tanto qui a Gaza ma almeno nella West Bank... ma ne ho visti di migliori in vita mia, il paesaggio delle dolomiti mi piace molto di più. E davvero, per vedere gli ulivi millenari potevo venirci anche solo per qualche giorno...no, non sono ne' i paesaggi ne' gli ulivi ad essere così affascinanti qui. Eppure questo è un luogo in cui ho lasciato il cuore, ed in cui ho deciso di tornare per un anno.
Poi lo ho capito, cosa è davvero affascinante nella Palestina, in Gaza e in Cisgiordania. La gente, il popolo di Palestina è affascinante. Non è che siano tutti persone spettacolari, per carità, non è che siano perfetti, non è che siano tutti miei migliori amici, non è che non ci siano problemi culturali, non è che vado d'accordo con tutti. Ma quello che è affascinante nel popolo palestinese è la forza. La forza di resistere all'oppressione, in tutti i modi. La forza di non abbandonare la propria terra, e continuare a coltivarla. La forza di voler imparare l'inglese, anche senza nessuna prospettiva di uscire. La forza di ricominciare da capo, di non mollare. E non per un giorno, non per una settimana un mese, nemmeno per un anno, ma per ben 62 anni: per quasi tutti significa l'intera vita. La forza di Nada, 15 anni, che in inglese mi dice: “we will never give up” “noi non ci arrenderemo mai”, e con tutta la sua famiglia non abbandona la casa anche se si trova a poche centinaia di metri dal confine. La forza di sorridere, è incredibile come le palestinesi ed i palestinesi sorridano anche quando hanno i peggiori traumi addosso. La forza di seminare di nuovo dopo che sono passati i bulldozer. La forza dei bambini e bambine di andare a scuola passando attraverso i check point o a poche centinaia di metri dalla torretta di controllo. La forza di andare a filmare e fotografare le incursioni, sapendo che è pericoloso. La forza di marciare in manifestazioni pacifiche per ribadire che questa terra non è di Israele, anche se i soldati sparano, anche rischiando la vita. La forza di prendere la armi per fronteggiare l'oppressore. E la forza di comprendere che tutte queste diverse forme di resistenza sono per un'unica ragione, e questa ragione è la Libertà, nel senso più vero, più profondo, più intimo e fiero del termine.
Ecco, credo sia proprio questo. Tutto quello per cui ho lottato negli anni passati si potrebbe riassumere nella parola Libertà, e qui, questo popolo, sta davvero lottando per la Libertà, e sta lottando con una forza ed una caparbietà tali da rendermi certa che non potranno perdere. Quando ho lasciato l'Italia l'ultima volta – ricordi? - dicevo che sicuramente tutti i palestinesi, alla fine, sarebbero stati costretti ad andarsene. Ora non lo credo più. Anche se Israele si può comperare l'ONU, anche se l'oppressore ha carri armati potenti e bulldozer giganteschi. E non lo credo perché mi fido di Nada, che ha solo 15 anni, e mi ha detto: “noi non ci arrenderemo mai”.
adesso si sei tu
RispondiElimina...non ho capito...
RispondiEliminachè prima non ero io?