Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


domenica 17 ottobre 2010

L'egitto crea altri problemi per il Viva Palestina Convoy

Il convoglio Viva Palestina, partito il 18 settembre da Londra, dopo aver attraversato mezza Europa, Turchia, Siria, ed essersi fermato a Lattakia 16 giorni per soddisfare le richieste egiziane, sta per imbarcarsi verso El Arish. Il governo egiziano ha posto nuove condizioni, elencando 17 persone indesiderate: il convoglio si muoverà comunque ed avrà bisogno di tutta la nostra solidarietà perchè l'accoglienza degli egiziani non sarà delle più calorose.
Di seguito riporto una mail di un amico sul convoglio e un più recente aggiornamento.


Questa è una mail ricevuta da un amico sul convoglio:
14 ottobre 2010, ore 17:31


Finalmente trovo il tempo per scrivere qualcosa. Siamo a Latakkia, una citta' costiera della Siria e siamo in attesa, da quasi due settimane, del permesso, da parte delle autorita' egiziane, di poter partire alla volta dell'Egitto per poi entrare nella Striscia di Gaza.
L'attesa sembra che si stia concludendo. Ieri le emittenti televisive arabe dicevano che l'Egitto ha dato il suo permesso. Ora quindi non si tratterebbe piu' di problemi politici e diplomatici ma solamente organizzativi. Siamo talmente in "tanti" che sembra che una sola nave non basti. Intanto all'ex campo profughi dove bivacchiamo, campo che ha ospitato i profughi palestinesi del 1948, abbiamo cominciato le pulizie, i preparativi, abbiamo fatto rifornimento ai veicoli...insomma la partenza sempre piu' che mai prossima.
Siamo felici di poter finalmente partire ma anche un po' preoccupati per come andra' questa ultima tappa, sicuramente la piu' delicata, di questo nostro lungo percorso. Incontreremo problemi in acque internazionali con le navi militari israeliane? In Egitto faranno altri problemi una volta arrivati? ci permetteranno di entrare tutti nella striscia di Gaza?
In Turchia abbiamo avuto la migliore ospitalita' che potevamo avere: una ospitalita' genuina, sincera dettata veramente dal cuore delle persone che incontravamo durante il tragitto. Gente che ci salutava, che ci offriva del cibo (una donna ci ha offerto pure dei soldi mentre passavamo per la sua citta'), disposta a fare qualsiasi cosa per renderci meno faticoso il viaggio...tutte persone che pur non partecipando al convoglio sono riuscite a darci dei bellissimi benvenuto, considerando anche la loro poverta' materiale. Insieme alla gioia nel vederci si univa anche il dolore per la morte delle nove persone turche uccise dai soldati israeliani sulla Mavi Marmara. Il percorso lungo la Turchia ha voluto essere anche un percorso che toccasse i luoghi in cui sono stati seppelliti i nove attivisti turchi. La consapevolezza che una iniziativa del genere potesse anche avere il ruolo di non dimenticare queste persone e la causa per cui combattevano ha creato un clima di solidarieta', di fratellanza, di straordinaria umanita' tra persone che mai si erano conosciute. Sembrava di rivedere dei fratelli dopo tanto tempo di lontananza.
Ho visto un paese che nella maggior parte dei casi ha saputo reagire a quello che e' successo andando al di la' del lutto privato dei famigliari delle vittime. Questo penso che sia molto importante.
In Siria abbiamo avuto un altro tipo di accoglienza. Qui ci sono molti palestinesi, soprattutto nel quartiere dove si trova il campo in cui viviamo. Spesso ci invitano a casa loro, spesso vengono a trovarci nelle nostre casette. Un giorno siamo andati a trovare una famiglia profuga palestinese per un te'. Alla fine della serata ci avevano offerto qualsiasi tipo di cibo. A volte sembra un po' strano vivere queste situazioni dove rivestiamo un ruolo quasi da eroi. Alla fine se sono qui e' per cercare di aiutare i palestinesi sia con gli aiuti, sia con il gesto politico di entrare attraverso il valico di Rafah, ma sempre con molta umilta' senza grandi celebrazioni e ovazioni. Ma non e' tanto la gioia genuina dei palestinesi che critico ma quella istituzionale siriana (e in parte turca) che ci ha accolto al confine con le autorita', con i militari, con delle poltroncine e del cibo servito su vassoi. Se sono qui lo faccio per i sorrisi sinceri delle persone sincere e non per i sorrisi interessati di qualche politico, qualsiasi sia la sua posizione sulla questione palestinese.
A parte questo spero di potervi scrivere ancora prima di tornare in Italia...magari da Gaza.

un abbraccio a tutti/e

Stefano

E queste sono le ultime notizie:

Ieri, 16 ottobre il convoglio VivaPalestina5 aveva completato tutte le operazioni per prepararsi all’imbarco sul cargo greco che doveva avvenire questa mattina a partire dalle ore 9. Completato, a titolo gratuito, il pieno di benzina per tutti i veicoli, dislocati i veicoli in ordine di marcia, ripulito il campo che ci ha ospitato, consegnati tutti i passaporti per facilitare le operazioni di frontiera, provveduto alle forniture di viveri e di acqua dato che il vettore non è un traghetto per passeggeri e non offre alcuna opportunità di ristoro, nella serata era previsto un ultimo incontro di saluto e di festa con la comunità palestinese del campo profughi e con la comunità siriana che con generosità ci hanno accolto e ospitato per ben 15 giorni.

E invece, a smorzare gli entusiasmi, è arrivato improvvisamente il contrordine: le autorità egiziane hanno di nuovo bloccato l’operazione di ingresso con una nuova e vessatoria richiesta: 17 degli attivisti considerati persone non gradite, non possono entrare in Egitto. Richiesta immotivata e ricattatoria che subito la direzione del convoglio ha dichiarato inaccettabile riservandosi di adottare oggi, con l’arrivo a Lattakya di George Galloway, tutte le contromisure per rispondere a questa ulteriore pretesa egiziana.

[...]

Israele vuole interrompere questa crescente catena di iniziative (convogli e flottiglie) che sta mettendo in crisi l’assedio e il boicottaggio adottato contro la popolazione della Striscia di Gaza.

Il governo egiziano si presta a questo sporco gioco cercando di logorare la resistenza e la compattezza dei partecipanti al convoglio, le delegazioni di oltre 30 paesi, 380 attivisti con 145 veicoli pieni di aiuti umanitari.

Si tenga conto che il Convoglio, nelle trattative svolte a Damasco aveva già, con grande senso di responsabilità, accettato condizioni molto pesanti, in particolare la rinuncia del leader del convoglio, George Galloway a entrare a Gaza. Ma non solo questo. Era stata accettata la pretesa egiziano-israeliana di escludere il trasferimento in Gaza del carico di cemento, questa arma di distruzione di massa che avrebbe permesso di ricostruire quelle case e quelle infrastrutture distrutte dall’esercito israeliano nell’operazione “piombo fuso”. Era stata pazientemente accettata la condizione di riclassificare tutti gli aiuti e di caricarli su pallet per facilitare eventuali operazioni di controllo. Tutto questo non è bastato, e non sono bastati 15 giorni di sequestro e di blocco del convoglio a Lattakya, con disagi immaginabili per i 380 attivisti, ma anche con un peso notevole per le autorità siriane che ci ospitano, fornendo cibo e bevande a tutto il convoglio. Ora questa ulteriore e odiosa condizione. Non conosciamo i nomi della lista di proscrizione; la direzione del convoglio ha evitato per ora di renderla pubblica per non creare ulteriori tensioni e non fare il gioco egiziano. Ma è presumibile che si vuole decapitare la testa del convoglio e, di richiesta in richiesta, di rinvio in rinvio, bloccarlo definitivamente, questo e anche i possibili futuri convogli.

Gli egiziani con questa mossa hanno rotto e disatteso un accordo già siglato a Damasco e si sono resi responsabili di un inevitabile inasprimento del confronto. La risposta del convoglio, per quanto pacifica non potrà che essere molto dura. E’ vergognoso e intollerabile che si impedisca l’arrivo di aiuti umanitari a una popolazione come quella della striscia di Gaza così duramente provata da un assedio che dura dal 2006. Ma è anche intollerabile che l’Egitto impedisca l’esercizio di uno dei diritti fondamentali che le convenzioni internazionali garantiscono a tutti i cittadini, la libera circolazione delle persone attraverso tutte le frontiere di tutti i paesi del mondo. Ma la manovra egiziana appare sconsiderata. Perché una buona parte della sua economia si regge proprio sulla libera circolazione di tutti quei cittadini, moltissimi sono gli italiani, che ogni anno visitano l’Egitto e le sue più note e famose località archeologiche e turistiche. Turisti sì, attivisti no? Il governo egiziano che si sta esercitando in questa sfida pericolosa e insensata contro un convoglio di cittadini e di attivisti del mondo intero deve allora fare molta molta attenzione.

[...]

Galloway passa in rassegna la lista dei proscritti, dimostrando come le motivazioni addotte dalle autorità egiziane sono in alcuni casi crudeli, in altri casi assurde e in altri casi ancora sia crudeli che assurde.

Crudele l’esclusione di due attivisti turchi, parenti delle vittime della Mavi Marmara, che intendono portare a Gaza, terra raccolta sulle tombe e destinata a piantare fiori e alberi di ulivo a Gaza. Assurda l’esclusione di una giovane attivista britannica, Amena Saleem, indicata come moglie di Galloway (solo perché il suo nome è simile a quello della ex moglie del leader britannico); crudele e assurda insieme la esclusione dello sceicco Ismail Nashwan, un anziano di 83 anni, indicato erroneamente di avere nazionalità turca (e che nell’apprendere la notizia non trattiene le lacrime)

L’intelligence egiziana, sottolinea Galloway, non ci fa certo una buona figura, rimarcando in ogni caso che la responsabilità di questa irricevibile lista di proscrizione è del Presidente Hosni Mubarak che deve avere “cattivi consigleri”.

Conclusione: domani il convoglio, con tutti gli attivisti, partirà per El Arish; le autorità egiziane avranno tutto il tempo a disposizione per riflettere, prendere atto della assurdità ed inconsistenza di questa ennesima richiesta dilatoria e prendere atto degli errori commessi.

Si annuncia un attracco a El Arish alquanto movimentato.

ISM-Italia

Lattakya, 17 ottobre 2010

Boicotta israele, perchè rende l'Egitto suo vassallo.

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