Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


sabato 25 dicembre 2010

Salama Abuashish faceva il pastore

Qualche volta non te lo aspetti, ed arriva così all'improvviso che per un momento ti manca il fiato.

Hanno sparato a 39 persone nelle ultime 5 settimane in quella che israele chiama la “buffer zone”, la striscia di terra vicino al confine dove si recano pastori, contadini, e raccoglitori di pietre che poi vengono frantumate per farne materiale da costruzione. Tutti con le ossa delle gambe maciullate: è strano vedere le lastre, le fratture causate da proiettili non sono lineari ma rompono le ossa in tanti piccoli pezzettini difficili da ricomporre. Di solito i feriti hanno dei ferri che fuoriescono dalla gamba per fissare le ossa e fare in modo che si aggiustino nella giusta posizione.
 Ieri siamo arrivat* all'ospedale di Kamelodwan a Beit Honnoun a nord di Gaza ed abbiamo chiesto del ferito di cui avevamo letto in maan. Pensavamo fosse un ennesimo raccoglitore di pietre. Raccolgono pietre perchè è l'unica possibilità che hanno per portare a casa il pane. All'ingresso ci hanno detto: “l'abbiamo operato, poi l'abbiamo trasferito in terapia intensiva, ma non ce l'ha fatta ed è morto pochi minuti fa”. Aveva 20 anni.

Qualche volta non te lo aspetti, ed arriva così all'improvviso che per un momento ti manca il fiato.

Il primario ha raccontato che il proiettile è entrato dalla schiena, ha attraversato il rene ed è fuoriuscito dalla pancia. Lo zio ci ha spiegato che Salama Abuhashish era un pastore e che tutti i giorni si recava nella stessa area per portare al pascolo le pecore: i soldati che hanno sparato lo vedevano tutti i giorni, sapevano che non era altro che un pastore. Racconta: “Mio nipote si è sposato da un anno. Questa notte la moglie ha partorito il suo primo figlio, e Salama non aveva ancora firmato per il nome prima di recarsi a far pascolare le pecore questa mattina. Io ho saputo nello stesso momento che mio nipote era in fin di vita e che suo figlio era nato.”

Qualche volta non te lo aspetti, ed arriva così all'improvviso che per un momento ti manca il fiato.

Il villaggio di beduini è fatto di tende e poche povere case... Tanti bambini scalzi nella polvere, i più fortunati hanno dei sandali ai piedi.
Nella stanza dove le donne aspettano la salma del morto trovo la moglie di Salama, diventata madre l'altra notte, ancora distesa con una coperta che le copre le gambe e la pancia, vestita con una tuta sportiva ed un velo a quadri marroni e neri. Ha diciannove anni. Non piange, ha grandi e lucidi occhi marroni ed un volto stanco. Quel che si dice di una donna che ormai ha pianto tutte le sue lacrime. Continua ad osservare la figlia di 2 giorni che dorme avvolta nelle coperte. Le altre donne presenti mi chiedono di fotografare la bambina, la mettono in disparte lontano dalla madre perché non è bene fare foto alle donne, e io la fotografo.
Un'altra donna con un velo ed un vestito neri piange: “dimmi se non è haram* ammazzare un ragazzo di 20 anni quando suo figlio è appena nato. Dimmi se non è haram! Gli israeliani sono degli assassini. Tutte le donne in questa stanza dipendevano dal suo lavoro (erano presenti 10 donne) e adesso è morto. Dimmi se non è haram, guarda la madre. Ha diciannove anni, ha partorito l'altra notte. Si è sposato solo un anno fa..solo un anno! Guarda quell'immagine al muro, è quella del suo matrimonio. Guarda la bambina. Cosa faremo adesso?”

Qualche volta non te lo aspetti, ed arriva così all'improvviso che per un momento ti manca il fiato.

Perché? Io chiedo perché un soldato israeliano uccide persone che sa essere semplicemente lavoratori. Con che coscienza “esegue gli ordini”. Vorrei sapere a cosa pensa, cosa fa quando la sera torna a casa, cosa racconta ai suoi figli.
Cosa racconterà la moglie di Salama a suo figlio.
E cosa suo figlio penserà quando sarà grande abbastanza.


*haram è una parala araba che significa “proibito”, ma si usa anche per “orribile” e “ingiusto”

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