Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


sabato 26 giugno 2010

Il buio per Gilad e le aggressioni degli squadristi sionisti

I prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane sono circa 11.000. Il prigioniero israeliano nelle carceri palestinesi è 1 (uno), e tutti conoscono il suo nome, si chiama Gilad.

La notte tra giovedì e venerdì sono state spente a Roma le luci del Colosseo, a Milano quelle del Castello Sforzesco, a Torino quelle della Mole Antonelliana per ricordare il prigioniero Gilad, per chiedere la sua liberazione.

"Quando fossero indotti ad accorgersi della pulizia etnica della Palestina, del genocidio in corso a Gaza, delle distruzioni del Libano fino a quella del 2006, dei crimini commessi dall’esercito israeliano durante l’operazione Cast Lead (Piombo fuso), dell’assassinio di nove attivisti turchi della Freedom Gaza Flotilla, nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2010, che cosa faranno questi signori?" (dal comunicato di ISM Italia)

In risposta a questo gesto propagandista ed ipocrita, a Roma è stato organizzato un presidio sulle scalinate del campidoglio, "per ricordare che nelle prigioni israeliane sono rinchiusi oltre 11.000 civili palestinesi, che la Striscia di Gaza assediata è ridotta alla più grande prigione a cielo aperto del mondo ed onorare le vittime dell'operazione piombo fuso e dell'attacco alla Freedom Flotilla."


I partecipanti al presidio sono stati aggrediti verso mezzanotte da un gruppo di piacchiatori di ritorno dalla manifestazione al Colosseo. Essi avevano pugni di ferro, portavano bandiere israeliane, e sono arrivati appositamente nel luogo del presidio organizzato dalla rete romana di solidarietà con il popolo plaestinese per aggredire chi stava tranquillamente portando avanti questo presidio. Almeno 6 persone sono state ferite di cui 3 sono finite all'ospedale.

I giornali, ovviamente, hanno proposto la cosa come "rissa tra filo-palestinesi e filo-israeliani"

Gli aggressori sono stati denunciati, di seguito il comunicato della denuncia.


"Nel pomeriggio di oggi un gruppo di quattro militanti a nome di tutta la Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese ha sporto circostanziata denuncia presso una stazione dei Carabinieri eleggendo domicilio presso uno studio legale. Nella denuncia, che ha inteso ristabilire la verità dei fatti, si chiede tra l'altro che i responsabili dell'aggressione vengano individuati e perseguiti a termini
di legge per i reati compiuti.
La Rete RSPP mediante i i propri legali seguirà con il massimo impegno
il corso delle indagini e dell' iter giudiziario perché l'accaduto emerga con chiarezza, in tutta la sua gravità e in tutta la sua verità anche perché la città di Roma possa essere restituita alla piena agibilità democratica.
La RRSPP, difronte alla campagna di disinformazione che si è scatenata, invita gli operatori della informazione a verificare con la massima accuratezza la veridicità delle notizie prima di pubblicarle, per evitare di cadere nella trappola come già oggi è accaduto al Corriere della Sera e a Rainews 24, di divulgare versioni dei fatti sulla base di notizie false artatamente fatte circolare nel tentativo di trasformare un'aggressione squadrista in una rissa tra opposte fazioni cosicché confondendo ruoli e responsabilità si possa giungere che essendo tutti colpevoli e in realtà non ve ne sia alcuno."


Boicotta israele perchè anche a Roma usa metodi fascisti.

mercoledì 16 giugno 2010

Mondiali: diamo un calcio all'apartheid! (da NENA-NEWS)

Mentre tutti gli occhi sono puntati sulle partite in Sudafrica una campagna chiede la fine dell’apartheid in Palestina.

Roma , 15 giugno 2010, (Nena News) – In concomitanza con la Coppa del Mondo di calcio in Sudafrica, è stata lanciata una campagna internazionale per mettere fine al sistema di apartheid nei Territori occupati palestinesi. Mentre tutti gli occhi sono puntati sulle partite tra le varie nazionali, la campagna «Stop all’apartheid di Israele in Palestina» ricorda al mondo che un sistema di segregazione e discriminazione, abolito in Sudafrica, opprime la popolazione palestinese. L’iniziativa, che è stata lanciata da diverse organizzazioni, tra cui il PRC (Centro per il Ritorno dei Profughi), chiede la fine immediata dell’occupazione nei territori palestinesi, attraverso l’imposizione di sanzioni contro Israele, affinché rispetti il diritto internazionale.

Magliette e gadget con lo slogan in inglese «Stop all’apartheid in Palestina» sono stati distribuiti dall’inizio delle partite di calcio e i poster possono essere scaricati dal sito www.postersworld.net. I promotori della campagna invitano organizzazioni e attivisti a sostegno dei palestinesi a stampare i materiali, a diffonderli e a sventolare anche la bandiera palestinese durante le partite di calcio. Secondo gli organizzatori, un numero sempre maggiore di poster si sta diffondendo sia in SudAfrica che in molti paesi, via via che le partite dei Mondiali vengono giocate. (red) Nena News

martedì 15 giugno 2010

Misure israeliane anti-boicottaggio


Sembra proprio che la campagna di boicottaggio stia facendo paura ad israele. Tanto che ora prevedono sanzioni sia per l'ANP, accusata di aver appoggiato e promosso il boicottaggio, sia per i cittadini israeliani che lo appoggiano, che per i cittadini stranieri che lo promuovano.

Un nuovo disegno di legge è stato impostato dalla lobby "terra d'israele" ed appoggiato all'interno della Knesset da 26 membri, tra i quali Dalia Itzik, ex ministro degli esteri e leader del partito di opposizione Kadima e Tsachi Hanegbi, il Presidente della Commissione Difesa e Affari Esteri.
Esso mira a colpire coloro che avviano, incoraggiano o forniscono assistenza o informazioni sui boicottaggi contro Israele.

Per quanto rigurada i territori occupati la legge prevede il sequestro dei dazi doganali destinati ai palestinesi, che verranno usati per risarcire le aziende delle colonie ebraiche colpite dal boicottaggio. E' prevista anche la confisca dei fondi palestinesi depositati nelle banche israeliane.
(l'ANP aveva messo in atto un boicottaggio nei confronti dei prodotti provenienti dalle colonie israeliane).

Inoltre i cittadini israeliani che si renderanno "colpevoli" di boicottaggio potranno essere chiamati in giudizio dalle aziende che ne hanno subito danno e pagare una multa fino a 8500dollari con possibile confisca dei risparmi. Questo metterebbe in seria difficoltà alcune organizzazioni con boycott from within, coalition of women for peace, New profile.

Ma non è finita qui. Ai cittadini stranieri che verranno sorpresi a boicottare israele verrà impedito l'ingresso nella nazione per 10 anni, e sarebbe loro vietato l'attività economica in Israele (il possesso di un conto in una banca israeliana, il possesso di azioni israeliane, terre, o qualsiasi altro bene che richieda la registrazione).

Ulteriori informazioni qui, qui e qui.

Le colonie sono illegali secondo la legge internazionale: quindi hanno ragione i palestinesi a boicottare i prodotti provenienti da esse ed israele ha torto a finanziarle.

Ora mi domando se la prossima volta che qualcuno entrerà in israele, durante l'interrogatorio, verrà porsi la domanda: "quante volte hai comperato ahava nello scorso mese?" e "qual'è il tuo gusto preferito del succo jaffa?"

C'è qualche cosa di abominevole nel rispondere in questa maniera ad una lotta nonviolenta. Ma c'è anche una nota positiva: se si comportano così vuol dire che hanno paura. E se hanno paura vuol dire che stiamo vincendo.

Boicotta israele perchè hai la coscienza di essere nel giusto.

martedì 8 giugno 2010

Considerazioni

Ora che è passata l'emergenza, vale la pena di tirare le somme, di fare un po' di considerazioni ed auspici per il futuro.

Di questo viaggio ci restano, sicuramente, i morti. E qualcuno ha detto che la morte è l'unica cosa che non si può cambiare. Morire per l'arroganza di israele, in acque internazionali, con l'iposcrisia dei media occidentali che descrivono la faccenda come "violenti terroristi che attaccano elicottero israeliano", poi, è ancora più assurdo.

Di questo viaggio, ci resta, però, anche l'indignazione. I presidi e le iniziative in tutta Italia ed Europa. L'Egitto ha deciso di lasciare aperto il valico di Rafah, e per ora è aperto da ben 7 giorni, sebbene in contemporanea stai continuando a costruire il muro in profondità per fermare i tunnel. In Norvegia è stato fatto un sondaggio: il 9,5% di chi ha risposto già boicotta i prodotti israeliani, ed il 33,5% vorrebbe farlo. Il Nicaragua ha sospeso i legami diplomatici con israele. Il SAMWU (Unione sudafricana dei lavoratori municipali) ha dichiarato che contatterà ciascuna municipalità per "assicurarsi che non ci sia alcun legame commerciale accademico culturale o sportivo con il regime israeliano". Dal 15 al 24 giugno il sindacato portuale svedese ha deciso di bloccare tutte le navi passeggeri e cargo da e per israele.

Qualcosa in somma sembra che si stia muovendo. I cortei in italia stanno continuando. A Napoli faranno collegamenti dalla Palestina e con attivisti delle freedom flotilla, qui a Padova sono giunta a conoscenza in tutto di 5 diversi presidi da quando è iniziato il fattaccio, e giusto oggi ci sarà un'assemblea per lanciare la compagna di boicottaggio e la proiezione di "to shoot an elephant" (film girato a Gaza durante l'operazione piombo fuso).

Il punto, oggi, è rendersi conto che il massacro sulla Navi Marmara non è un evento isolato. Non si tratta di un'eccezione, e nemmeno dell'azione più grave portata avanti da Israele nell'ultimo periodo. Guardiamo a Gerusalemme est, dove continuano a demolire case di palestinesi per cacciarli nella west bank, guardiamo a piombo fuso: 1500 morti. Alle volte viene da pensare che l'opinione pubblica si muova solo con le morti degli occidentali, quasi i morti palestinesi siano secondari. Il guaio è che i palestinesi continuano a morire tutti i giorni, ma di loro non si occupa più nessuno. A Gaza continuano a bombardare, freedom flotilla o no: solo il 2 giugno hanno ammazzato 5 persone.

La scommessa, in qualche modo, è quella di continuare a tenere alta l'attenzione sull'argomento. La campagna di boicottaggio andrà avanti fino a che non sarà garantito il diritto al ritorno, la fine dell'occupazione, la fine della discriminazione. Adesso, l'obiettivo è la costanza.

Boicotta israele perchè siamo solo all'inizio.

sabato 5 giugno 2010

SMS notturni..

Questa mattina si sono nuovamente perse le comunicazioni con la Rachel Corrie, che però non sembra avere nessuna intenzione ne' di tornare indietro ne' di dirigersi ad Ashdod.

Questi sono alcuni sms arrivati questa notte dalla nave:

3:30am - Tre navi di pattuglia israeliane stanno adesso seguendo la Rachel Corrie.

4:00am - Le navi israeliane circondano la nostra nave. State calmi. Inviate messaggi.

Ultimo contatto, 4:35am - Hanno distrutto il nostro radar.

Su witnessgaza si può leggere che la nave continuerà ad andare verso Gaza e Israele si sta preparando a difendersi.

Un'attivista dell'ISM ha perso un occhio mentre manifestava in maniera nonviolenta contro il massacro della flotilla.

------------------------aggiornamenti----------------

Israele ha prima dichiarato di stare conducendo la nave ad Ashdod e poi ha negato.

DALLE COSTE DI GAZA SI PUÒ VEDERE LA NAVE!!!

---------------altri aggiornamenti-------------------------

scrive Matias Chang, dalla nave

BREAKING NEWS:

ISRAELIS HAVE TAKEN OVER MV RACHEL CORRIE.

TAKING SHIP TO ASHDOD.

ALL ONBOARD REPORTED TO BE SAFE.

FROM: FUTURE FASTFORWARD


Boicotta Israele perchè non capisce quando è il momento di arrendersi.

venerdì 4 giugno 2010

MV Rachel Corrie

Per dissipare un po' la nebbia sulle sorti della MV Rachel Corrie riporto l'ultimo comunicato proveniente dalla nave, così come mi è arrivato via mail.

I passeggeri a bordo della nave hanno dichiarato:
"Le comunicazioni sono impossibili e a volte difficili e girano molte dicerie nel mondo esterno messe in giro dalle autorità Israeliane, ma noi non siamo assolutamente diretti ad Ashdod. Noi siamo sicuramente diretti a Gaza."


RACHEL CORRIE SI STA DIRIGENDO.
Scritto da Free Gaza Team | 04 Giugno 2010


[Cypro, 4 giugno , 2010] La Rachel Corrie è a 150 miglia da Gaza in acque internazionali e si sta dirigendo a Gaza. Arriveranno sabato mattina. La nave cargo da 1200 tonnetale è l'ultima nave della Freedom Flotilla ed è carica di materiale da ricostruzione, 20 tonnelate di carta e molti altri prodotti che Israele rifiuta alla popolazione d Gaza prigioniera.

Alcune personalità a bordo :

Mairead Maguire di Belfast, Irlanda, Premio Nobel per la Pace (l976) e co-fondatrice di Peace People, Irlanda del Nord. Ha ricevuto il Premio Nobel per il lavoro svolto a favore di una soluzione pacifica e non violenta nel conflitto etnico/politico dell'Irlanda del Nord. Mairead era a bordo della delegazione femminile su Dignity nell'ottobre 2008, il secondo viaggio di successo del Free Gaza Movement. Era anche a bordo dello "Spirit’ quando Israele ha dirottato la barca che navigava in acque internazionali, costringendo i 21 passeggeri verso Israele, dove furono arrestati, detenuti per una settimana in una prigione Israeliana e poi deportati.

Denis Halliday, Irlandese , Segretario Generale ONU nel periodo 1994-98. Nominato da SG Boutros Ghali, ha collaborato con ASG UN Human Resources Management a New York e dalla metà del 1997 fino al 1998 in qualità di Direttore dell' Humanitarian Programme in Iraq per sostenere il popolo Iracheno che stava soccombendo all'impatto genocida delle sanzioni ONU. Da quando ha rassegnato le dimissioni dall'ONU, nel 1998, Halliday ha fatto numerose relazioni in parlamento, ha dato spunti estensivi ai media a ha tenuto conferenze pubbliche e presso le università , sull'Iraq, sui diritti umani e sull'ONU, in particolare sulle sue riforme.

Matthias Chang Wen Chieh è un Malese di discendenza Cinese. E' un avvocato con un'esperienza di 32 anni, già Segretario Politico del quarto Primo Ministro, Tun Dr. Mahathir Mohamad. E' l'autore di tre bestsellers: “Future Fast Forward”, “Brainwashed for War, Programmed to Kill”, e “The Shadow Money-Lenders and the Global Financial Tsunami”, pubblicati un USA e Malesia.

Mohd Nizar bin Zakaria,Perak, Malesia, Mohd Nizar bin Zakaria è un Membro del Parlamento Malese.

Inoltre a bordo ci sono tre cineoperatori della Malaysia TV3 e il giornalista Shamsul Akmar bin Musa Kamal.

I passeggeri a bordo della nave hanno dichiarato: “Le comunicazioni sono impossibili e a volte difficili e girano molte dicerie nel mondo esterno messe in giro dalle autorità Israeliane, ma noi non siamo assolutamente diretti ad Ashdod. Noi siamo sicuramente diretti a Gaza.”

Never Trust Israel (Mai fidarsi di israele)

Non si capisce come mai all'inizio anche i media israeliani avessero detto 16 morti mentre poi i morti reimpatriati siano calati a 9.
La testimonianza di un'attivista siriana racconta che "Hanno gettato in mare, subito dopo averli uccisi, i turchi assassinati.".
Intanto da più parti cominciano ad arrivare voci di persone che mancano all'appello.

Un racconto dell'attacco alla Navi Marmara racconta che tra le prime contromisure verso l'attacco dei soldati c'era l'utilizzo di idranti. Eppure questo non è visibile dal video diffuso dall'IDF. La testimonianza racconta che prima i soldati hanno iniziato a sparare e poi la gente ha cominciato a difendersi. Da dove viene in video dell'IDF?

Al momento sono interrotti i contatti con la Rachel Corrie, non è possibile mettersi in contatto con i passeggeri della nave. L'Irlanda ha dichiarato che se anche sono uno dei passeggeri irlandesi delle nave venisse ferito per Israele, verrebbero prese in considerazione serie misure. Non hanno ricevuto nessuno risposta nemmeno dall'ambasciata israeliana in Irlanda.

Lo stato sionista sostiene che c'è un accordo tra Irlanda ed Israele per fare attraccare la nave a Ashdod per controllarne il carico. L'Irlanda ha fermamente negato questo accordo.

Secondo la radio militare israeliana la Rachel Corrie sta tornando indietro per motivi tecnici. Sembra una notizia strana.

Una coppia sposata, lei turca e lui palestinese di Gaza, che non era mai riuscita a tornare a Gaza, ha tentato di arrivarci con la freedom flotilla. Sono stati arrestati, lei è stata rimandata in Turchia e lui a Gaza: per lui è impossibile uscire per lei entrare. All'uomo era stato detto che la moglie lo avrebbe seguito.

Come si era autodefinito israele? L'unica democrazia del medio oriente?

Boicotta israele perchè mente.

giovedì 3 giugno 2010

Intifada

Intifada è una parola araba che significa rivolta.



Qui a Padova c'è stato un presidio lunedì, uno martedì e 2 mercoledì.

Martedì prossimo alle 18 ci sarà una assemblea per portare avanti la campagna di boicottaggio alle 18 e la proiezione del film "piombo fuso" alle 21.

In tutta Italia si sono susseguiti presidi. A Napoli è stata occupata l'università orientale.

Le iniziative di boicottaggio si stanno moltiplicando in tutto il mondo. La Turchia la notte stessa degli attacchi è stata assaltata l'ambasciata israeliana, e, a quanto ne so, l'ambasciatore turco in Israele è stato ritirato.

Il 5 di questo mese è stata lanciata a livello europeo come giornata di mobilitazione, qui in Italia per diversi motivi è stata spostata al 4. Ci sarà una grossa manifestazione a Roma e mobilitazioni in diverse città italiane.

I prigionieri rifiutano si essere reimpatriati fino a che tutti gli attivisti non saranno liberati.

Hamas, al governo della striscia, rifiuta di ricevere gli aiuti fino a che tutti gli attivisti non verranno rilasciati. A Gaza gli attivisti morti sono stati definiti "martiri" perchè morti per la libertà della Palestina e per mano israeliana.

Dal sito degli anarchici contro il muro si può leggere: "Decine di manifestanti aspettavano le navi rapite al porto di Ashdod, centinaia hanno protestato ad Haifa, Be'er Sheva e Gerusalemme, e migliaia a Tel Aviv. Molti attivisti sono stati arrestati. Le manifestazioni, parallele a quelle nei villaggi palestinesi, sono state ampiamente ignorate dai media, che tenta di ritrarre una completo consenso della società. I media principali fanno riferimento alla flotilla come una missione terrorista che ha attaccato violentemente dei soldati che stavano semplicemente rafforzando un blocco marittimo legale"

I genitori di Rachel Corrie, attivista uccisa nel 2005 a Gaza da una ruspa, chiedono ai governi del mondo di agire ora. Chiedono chei prigionieri vengano messi al sicuro e rilasciati i nomi dei morti. Chiedono un'indagine sui fatti indipendente da quella italiana. Chiedono di insistere perchè le altre navi della flottilla, inclusa la MV Rachel Corrie possano raggiungere Gaza. Chiedono ai governi del mondo di essere coraggiosi al punto da rompere essi stessi l'assedio di Gaza.

L'italia, l'Olanda e gli Stati Uniti sono gli unici paesi che hanno votato no all'inchiesta dell'ONU sui fatti relativi alla freedom flotillla: 32 voti a favore e 3 contrari.

Nove corpi sono stati riportati in Turchia, e intanto la Rachel Corrie continua a navigare verso Gaza...

Boicotta israele, intifada.

Diario di Monia Benini

Riporto il diario do Monia Benini, di ritorno da Cipro, pubblicato qui.

Sono tornata in Italia domenica sera insieme a Fernando Rossi. Volevo scrivere immediatamente un piccolo reportage delle nostre vicissitudini a Cipro nel tentativo di prendere il largo e raggiungere la nave "8000" della Freedom Flotilla, ma il senso di frustrazione per non essere riuscita - insieme agli altri rappresentanti politici e parlamentari europei - a salire sull'imbarcazione mi ha letteralmente bloccata.
Ero tempestata dal conflitto di sensazioni dato dal continuo accostamento della soddisfazione provata un anno fa con il successo della spedizione Hope Convoy a Gaza, con gli innumerevoli vani tentativi di salpare dall'isola cipriota, rincorsi via terra, via mare e con gli elicotteri dalle forze di polizia di uno stato che aveva rinunciato alla propria sovranità nazionale per assecondare il veto imposto da Israele sulla nostra partenza. Avevamo cercato di tentare in ogni modo, sia dal lato greco che da quello turco; dai porti principali o da piccoli porticcioli nascosti, spostandoci con vari taxi per non essere facilmente intercettati... ma nulla da fare.
Nonostante l'encomiabile impegno di Arafat Shoukri, leader della ONG European Campaign to End the Siege on Gaza per riuscire a congiungere il nostro gruppo con gli altri pacifisti, avevamo dovuto arrenderci...nessuna possibilità di lasciare l'isola. Addirittura, passando dalla parte turca a quella greca sulla strada del ritorno, le autorità cipriote del check point ci avevano bloccato perché secondo loro risultavamo essere transitati (il giorno precedente) in modo clandestino (alla faccia dei passaporti registrati e dei timbri di visto). La presenza di una giornalista russa si era rivelata provvidenziale a sbrogliare la matassa per consentirci di ritornare nella città di Larnaca dove avremmo in seguito preso il volo di ritorno. Il rientro era dunque imbevuto di sconforto e delusione.

Ma questo era davvero nulla rispetto alle ore che sarebbero seguite. Ho ricevuto un sms poco dopo le 23 che segnalava l'intercettazione della Flottiglia da parte delle navi militari israeliane. Ho immaginato cosa sarebbe successo: a Nicosia, eravamo stati preparati alle varie eventualità e il nostro gruppo, considerati i continui proclami e le dichiarazioni ufficiali israeliane, sapeva che avrebbe potuto essere circondato e ingiustamente arrestato, da chi si vantava di aver approntato ad hoc un moderno campo di concentramento per detenere l'intera flotta di pacifisti.

Poi lo shock, tremendo, indescrivibile. Un attacco assassino in acque internazionali: una strage di persone a bordo di una delle navi del convoglio umanitario, ma - per dovere di cronaca - un assalto durante il quale anche il capitano dell'imbarcazione che avremmo dovuto raggiungere è stato gravemente ferito. E immediatamente una valanga di sentimenti, un misto fra rabbia, rancore, preoccupazione per gli altri componenti della missione, disperazione, insieme ad una lucidissima constatazione: l'ennesima riprova dell'odio feroce e della disumanità sionista verso chiunque non accetti la trappola di tale regime. Le immagini trasmesse, viste e riviste: lo sgomento e quel nodo alla gola che rende tutto molto difficile, anche semplicemente cercare di informare sugli eventi. Il susseguirsi di telefonate e visite: giornalisti, radio, tv, amici, conoscenti, l'incapacità di riuscire a rispondere materialmente a tutti, la voglia di testimoniare e di correggere le informazioni approssimative o sbagliate che circolavano. Impossibile descrivere complessivamente la giornata di ieri.

Nonostante i ritmi molto sostenuti di queste giornate, vorrei rispondere ad una domanda che mi è stata rivolta nelle tantissime email ricevute o nelle interviste fatte: davvero è stato un attacco così criminale verso dei pacifisti o c'è stata una sorta di provocazione che ha indotto un tale atteggiamento da parte di Israele? Ci ho messo un po' a recuperare la calma necessaria per rispondere in modo diplomatico... ma capisco che per chi è abituato alla propaganda mediatica diffusa in Italia, per sostenere il vittimismo sionista, l'impatto con la realtà dei fatti sia molto duro. Ebbene, da mesi organizzazioni non governative, cittadini, associazioni di solidarietà e pacifiste, si erano impegnati nell'organizzazione di una grande spedizione internazionale di aiuti umanitari per la popolazione palestinese di Gaza, raccogliendo materiali per la ricostruzione, generatori di corrente, medicinali e attrezzature per ospedali, carta per le scuole. Succede più volte all'anno, grazie all'attivismo di tantissime persone in vari paesi del mondo, che hanno a cuore la vita dei Palestinesi. In questa occasione tantissimi paesi (USA, Venezuela, Irlanda, Inghilterra, Francia, Svezia, Norvegia, Italia, Germania, Grecia, Turchia, Bulgaria, Russia, Malesia, ecc...) hanno contribuito alla formazione della più massiccia spedizione umanitaria dall'inizio del feroce assedio su Gaza. Per Israele era fondamentale fermarla: il loro cieco odio contro i Palestinesi si è spinto sino alla follia criminale contro centinaia di pacifisti. Se questo convoglio, che ospitava anche decine di giornalisti di moltissime testate di tutto il mondo, fosse passato... si sarebbe rotto l'argine e le menzogne sioniste si sarebbero completamente palesate.

I prigionieri che gradualmente sono "deportati" (ho ripreso il termine proposto volutamente dagli stessi media israeliani quest'oggi) sono stati picchiati, incappucciati, hanno subito elettroshock. All'atto di pirateria in alto mare si è aggiunta quindi la palese violazione dei diritti di quanti a tutti gli effetti sono, o sono stati, prigionieri di Israele (nonostante i tatticismi linguistici dei rappresentanti istituzionali italiani che hanno respinto tale parola).

Mentre il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha condannato le azioni che hanno portato alla strage sulle navi, chiedendo il libero passaggio di persone e merci da/per Gaza, in Italia ci sono sedicenti giornalisti che - al pari dei militanti israeliani che festeggiavano la strage nelle piazze esultando avvolti nella bandiera bianco azzurra - si complimentano per un'operazione che è stata un vero e proprio atto di terrorismo per mano di Israele. Ma ancora peggiore è l'incredibile atteggiamento istituzionale del nostro Paese che, insieme a Stati Uniti e Olanda, ha appena votato contro la risoluzione del Consiglio dei diritti dell'uomo che chiede una "missione di inchiesta internazionale" sul blitz delle forze israeliane nei confronti della flottiglia di aiuti diretta a Gaza. Quindi Israele resta l'unica realtà nella quale non si può indagare sulla vendita e il traffico di organi, sulle bombe atomiche possedute e ora anche sull'incursione contro centinaia di pacifisti avvenuta in acque internazionali. A pensarci... c'è ben poco da festeggiare la Repubblica oggi: si tratta di un paese vassallo di USA e Israele, che mentre devasta ricerca, università, occupazione, lavoro, sanità, scuola, cultura e lascia affondare tragicamente il proprio popolo nella voragine della crisi, non cede di un millimetro nel buttare nel cesso milioni e milioni di euro per un accordo militare con Israele, ivi compresa la produzione di armi e l'addestramento congiunto delle truppe, intingendo le mani (in nome del Dio denaro e di un ombrello protettivo) nel sangue delle vittime assassinate dai sionisti.

Tuttavia, in queste ore l'embargo a Gaza, con l'apertura da parte dell'Egitto della porta di Rafah, è saltato; è costata tanti morti, tanti feriti, tanti sacrifici , ma questa è una grande vittoria umanitaria ed una bruciante sconfitta politica per Israele e per i governi e i partiti legati ai suoi interessi.

Ora la componente più potente della lobby sionista, così come i circoli più elitari della grande finanza e alcuni potenti esponenti del blocco militare-finanziario che decide la politica estera degli USA, danno segno di volersi liberare dell'attuale impresentabile governo israeliano.
Non sarà una impresa facile, poiché l'ideologia sionista non contempla arretramenti rispetto al progetto di genocidio dei palestinesi e della continua espansione territoriale dello stato sionista, verso la grande Israele che dicono essergli stata "affidata da Dio".
C'è da augurarsi che l'attuale governo criminale di Israele non decida di giocare il tutto per tutto, come accadde con i massacri dell'operazione "Piombo fuso", avvenuta nell'interregno Bush-Obama,
che tra i suoi obiettivi aveva anche quello di far capire al nuovo Presidente che le sue promesse elettorali andavano messe da parte e la Presidenza Americana non avrebbe avuto altre possibilità che seguire le decisioni di Israele.
Sono momenti e scelte importanti su cui possiamo influire solamente facendo crescere, con l'informazione e con una mobilitazione più unitaria possibile, la consapevolezza che occorre dire basta al potere del sionismo e dell'alta finanza internazionale.

Mentre ribadiamo il nostro impegno a collaborare con tutti coloro che intendono sostenere la liberazione di Gaza e della Palestina, vogliamo anche invitare gli italiani a riflettere sull'insegnamento di questa vittoria, comprendendo che anche noi italiani, ritrovando gli smarriti sentimenti e valori etici della dignità e della sovranità nazionale, possiamo e dobbiamo tornare ad essere un popolo libero e sovrano.


Boicotta israele perchè è uno stato sionista.

mercoledì 2 giugno 2010

la Rachel Corrie continua ad andare...

La nave Rachel Corrie è intenzionata ad andare a Gaza. "La gente di Gaza ci aspetta" dicono.
Sono calmi, sono determinati, pur sapendo i rischi a cui vanno incontro. Stanno valutando tempi e modi, per ora la Rachel Corrie naviga nel Mediteranneo ad andatura lentissima.

E con tutta probabilità salirà a bordo anche Hedy Epstein, ebrea ottantacinquenne statunitense di origine tedesca sopravvissuta all'olocausto ed attivista dell'ISM.

Mentre i rientrati raccontano di fucili puntati alla testa, elettroshock e torture fisiche e psicologiche, dagli stati uniti arrivano informazioni sugli assalti anche alle altre navi.

Qui inoltre potete trovare il racconto di un ritornato dalla nave greca.

Intanto, dopo le numerosissime manifestazioni in Italia e nel mondo, è stato lanciato il 4 giugno (sabato) come giornata di mobilitazione nazionale in solidarietà alla freedom flotilla.

Boicotta Israele e mobilitati in favore delle freedom flotilla.

Occupata Università Orientale in solidarietà con gli attivisti della Freedom Flotilla!

Comunicato dell'università orientale di Napoli occupata:

ISRAELE UCCIDE, L'INDIFFERENZA PURE!

Oggi, 1 giugno 2010, abbiamo occupato l'Università Orientale di Napoli per protestare contro il barbaro assalto di Israele al convoglio umanitario Freedom Flotilla. Un'operazione avvenuta in acque internazionali, contro pacifisti disarmati, che ha fatto almeno 9 morti e decine di feriti gravi, e su cui ancora non si sa nulla, visto che Israele non lascia trapelare informazioni, per manipolare i media e l'opinione pubblica internazionale.

Abbiamo occupato l'università perché di fronte all'ennesimo massacro sionista non si può fare finta di nulla, perché oggi è una giornata di lutto e di rabbia. L'abbiamo occupata perché vogliamo ricordare che da 60 anni Israele imprigiona, tortura, nega i diritti essenziali a milioni di palestinesi, trattandoli con disprezzo razzista, e ormai non si fa scrupoli a uccidere chiunque, anche “occidentale”, osi opporsi. Un'escalation che, dopo l'operazione “Piombo Fuso” del gennaio 2009 che fece 1500 vittime, non sembra avere limiti... A

bbiamo occupato l'Università per dare un segnale forte, contro la nostra classe politica che ancora una volta si rivela il più fedele alleato di Israele in Europa: con il governo che riprende le dichiarazioni dei fascisti israeliani e parla di “provocazione dei pacifisti” (!) e l'opposizione come al solito inerte e complice. Una classe politica che non rispecchia per nulla i sentimenti della popolazione, spontaneamente scesa in piazza ieri in venti città diverse per gridare il proprio sdegno, e la propria preoccupazione per i quattro italiani illegittimamente detenuti dallo stato sionista. Come ci ricorda proprio uno storico ebreo, Ilan Pappe, quello che si sta consumando in Palestina è un vero e proprio genocidio. E davanti a un genocidio non dobbiamo restare a guardare, o perderci in sottili distinguo: come nel caso del Sudafrica, la fine dell'apartheid dipende anche da noi.

Facciamo appello a tutti i compagni, agli studenti, alla comunità palestinese, a chiunque senta un fremito di sdegno davanti a quest'ennesimo massacro a continuare la mobilitazione. Occupiamo le università e le strade, raccontiamo ovunque la verità e la sofferenza del popolo palestinese, intensifichiamo la campagna di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni, facciamoci sentire!

L'Università che abbiamo occupato è aperta a chiunque abbia a cuore la causa palestinese, per discutere ed organizzare insieme le iniziative dei prossimi giorni...

Boicotta israele soprattutto adesso.