In questi giorni alcun* attivist*
internazionali stanno accompagnando i contadini palestinesi nelle
loro terre vicine alla barriera di separazione tra i territori
occupati nel '48 e la striscia di Gaza. Abbiamo notato, negli ultimi
giorni, un aumento nella presenza delle forze di occupazione
sioniste: qualche giorno fa si sono sentiti più droni ed f-16, poi
le jeep e i bulldozer di la della barriera hanno cominciato a
muoversi più spesso, e oggi due jeep, che hanno stazionato di fronte
all'area dove si seminava e i trattori aravano, hanno sparato alcuni
colpi in aria ed uno a terra. In questo video, il filmato dell'ultimo
episodio.
In queste terre, fino alla seconda intifada, crescevano ulivi aranci e limoni, dopodichè sono stati sradicati da bulldozer militari e dai carri armati delle forze di occupazione. Dopo piombo fuso stato posto il limite dei 300 metri come zona invalicabile, ma le aggressioni verso i palestinesi non si limitavano a quell'area: secondo i rapporti dell'ONU, le zone ad alto rischio arrivavano in alcune aree anche a 2 chilometri dal confine, e in tutto comprendevano il 35% delle terre coltivabili di Gaza. In seguito alla tregua stipulata dopo l'attacco sionista chiamato pilastro di difesa, i contadini hanno potuto raggiungere le loro terre fino ai 100 metri, ma ora, secondo i factsheet del Palestinian Center for Human Rights, la situazione è molto simile a quella evidenziata prima dell'attacco: le aggressioni sioniste arrivano fino ai 1500 metri dal confine, le zone ad alto rischio comprendono il 35% delle terre coltivabili palestinesi, e, tra le aree ad accesso ristretto, il 95% è coltivabile. Sempre secondo i dati del PCHR, l'ultimo contadino ammazzato, nello svolgimento del suo lavoro, dalle forze di occupazione, si chiamava Mustafa Abdul Hakim Mustafa Abu Jarad ed è stato colpito da un proiettile alla testa il 14 gennaio 2013, mentre si trovava a 1200 metri dalla barriera: lui è solo una delle 4 persone uccise quest'anno nelle aree vicino alla barriera di separazione.
Non solo i contadini palestinesi
vengono attaccati durante il loro lavoro, ma la stessa terra che
coltivano viene distrutta dal passaggio dei bulldozer e dei carri
armati: essi creano dei profondi solchi che rendono difficile il
passaggio del trattore per arare, e così facendo mescolano gli
strati di terra rendendola meno fertile. Inoltre, le cisterne d'acqua
che servono per irrigare in quest'area sono tutte distrutte dai colpi
di arma da fuoco. (alcune immagini della terradistrutta vicino al confine qui)
Nella barriera di separazione sono
installati diversi strumenti di repressione: ci sono torrette con
armi automatiche, ci sono torrette su cui si possono appostare i
checchini, ci sono alte colonne di ferro in cui sono installate
telecamere ed altre in cui sono installati radar. C'è il filo
spinato, ci sono cancelli da cui possono entrare mezzi militari
sionisti, ci sono palloni aerostatici dotati di telecamere, ed altro
ancora. (alcune foto di questi strumenti qui)
Le violenze dei sionisti verso i
contadini e pescatori palestinesi sono un attacco non soltanto alla
loro possibilità di lavorare, ma anche all'autosufficienza
alimentare di tutti gli abitanti della striscia.
La presenza di attivisti stranieri con
talvolta riesce a calmare leggermente la situazione, perché sono
testimoni scomodi per le forze armate di occupazione; ma i veri "eroi"
sono i contadini, che continuano a voler raggiungere la loro terra,
sebbene senza irrigazione la si possa coltivare solo a grano, sebbene
dopo averla coltivata solo a grano per diversi anni non renda più
molto. Gli "eroi" sono i contadini che, di generazione in generazione,
continuano ad affermare “adha hardy!” “questa è la mia terra!”
indipendentemente da quanto forte possa essere la repressione
sionista con tutti i suoi mezzi, armi, armature e mezzi di controllo. (Qui foto dei contadini)
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