Alcune delle barche sono ormeggiate a Cipro in attesa delle altre, per fare rotta tutte assieme verso i porti di Gaza.
Per prima cosa vi propongo questo e questo video in cui alcune attiviste in procinto di imbarcarsi sulle navi raccontano le ragioni di questo viaggio: il primo racconta soprattutto l'esperienza di una ragazza che è stata per lungo tempo nella striscia ed il secondo spiega meglio di cosa sono caricate le navi. Essi sono tratti da www.witnessgaza.com, dove volendo potrete trovare altri video interessanti, tra cui gli auguri di alcune personalità per quest'impresa.
Poi vi trascrivo alcuni stralci di diari di persone che stanno sulle navi:
"Siamo una trentina di giornalisti, un ex ambasciatore Usa in Iraq, un gruppo transnazionale di Ebrei contro l'Occupazione, due medici, altri attivisti, nonché alcuni responsabili della European Campaign to end the siege on Gaza, una delle organizzazioni promotrici della missione umanitaria Freedom Flotilla.
Anche in questo caso, dal punto di vista mediatico, il nostro Paese si colloca ben in basso nelle classiche della "libertà di infomare i cittadini": con noi non c'è alcuna testata nazionale mainstream. Tv e giornali di altri stati europei, e arabi, sono invece ben presenti. A "rappresentare" l'Italia, mediaticamente, in questa impresa dai tratti davvero "storici", siamo in tre: i videoreporter Manolo Luppichini, Manuel Zani e chi scrive.
Ora ci troviamo in mare aperto, verso Rodi, dove la nostra nave farà sosta per poi proseguire verso le acque cipriote, per riunirsi alle altre 8 - le navi turche e algerina, quelle del Free Gaza partire ieri da Creta, e i tre cargo."
(Angela Lano, 26-5-2010)
"Abbiamo cambiato albergo poiche' hanno sistemato tutti partecipanti, prima sparsi in vari alloggi, in un unico hotel in modo da essere
pronti al momento della partenza e per poter fornire eventuali aggiornamenti in tempo reale. In mattinata siamo andati a Nicosia, la
capitale, dove abbiamo conosciuto altri nostri compagni di viaggio, provenienti dall' Irlanda, dalla Norvegia, dalla Svezia, dalla Bulgaria, dall' Inghilterra, dagli USA e dalla Russia (oltre a due cittadini israeliani che condividono la necessita' di fermare l'atroce assedio contro la Striscia).
[...]
Ci aspettano quattro tipi di scenari, uno solo del quale è entusiasmante: l'arrivo a Gaza per sabato dopo una traversata in mare
di poco piu di un giorno. Ma tenuto conto di quanto fermamente Israele abbia ribadito il proprio impegno a contrastare duramente la missione umanitaria, c' e' poco da sperare in una simile situazione. Gli organizzatori ci hanno fatto sottoscrivere un foglio con il quale ci assumiamo l'intera responsabilita' per cio' che ci accadra', osservando l'impegno a mantenere un atteggiamento non violento di
fornte a qualunque tipo di provocazione israeliana. Le prospettive vanno dal 'fermo in mare' (ovvero potrebbero bloccare le imbarcazioni per vari giorni in mare), al sequestro dei cargo, all'assalto delle navi (con cannoni ad acqua o con altro tipo di minacce), sino all'arresto e alla detenzione, per non dimenticare che altri mezzi di Free Gaza sono stati pesantemente attaccati con armi da fuoco e
danneggiati irreparabilmente. I giornali israeliani in questi giorni riportano addirittura la notizia che Israele avrebbe provveduto alla
preparazione di un campo di detenzione per gli attivisti della Freedom Flotilla ad Ashkelon. Ci sono state date indicazioni in merito
ai nostri diritti e all'atteggiamento che dovremo seguire in caso di arresto e/o interrogatorio e ci hanno fornito i numeri di emergenza e informazioni sull'avvocato che nell'eventualita' gli organizzatori metterebbero immediatamente a nostra disposizione.
In ogni caso siamo sereni: sappiamo che Israele fara' di tutto per minacciarci e spaventarci, ma sappiamo che stiamo compiendo una missione importantissima di aiuto e solidarieta' con un intero popolo: la Turchia accompagnera' la carovana via mare e avremo un telefono satellitare in nave in caso di emergenza. Vogliamo fare la nostra parte: gli aiuti (materiali da costruzione, generatori di corrente, generi alimentari per bambini, sedie a rotelle elettriche, medicinali, materiali per le scuole) ora ammontano a quasi 10.000 tonnellate!!! La mia speranza e' quella di poter testimoniare questa avventura, dimostrando la crudelta' (che polverizza ogni parola di propaganda che in questi giorni si sta spendendo allegramente su blog, siti, commenti ad articoli di stampo indiscutibilmente filosionista) del governo e dell'esercito israeliano verso Gaza, ma soprattutto consegnando aiuti fondamentali per i cittadini palestinesi. Se non fosse drammatico, ci sarebbere da ridere dei Governi italiani che si sono avvicendati, sottoscrivendo ed approvando accordi militari di cooperazione con Israele...saranno proprio i soldi dei cittadini italiani, il denaro pubblico del nostro paese, che sara' utilizzato per tentare di fermarci ed eventualmente detenerci in campi israeliani! L'Italia che butta nel cesso i quattrini dei propri cittadini, per ubbidire all'odio feroce dei sionisti: chissa' cosa ne penserebbero i disoccupati, i ricercatori universitari, le aziende in crisi, le forze di polizia senza benzina per la lotta contro la criminalita'...Ma ovviamente il regime politico e mediatico italiano non fara' passare una sola riga su questa missione umanitaria e sui rischi che sta correndo: meglio non parlarne...e' il modo migliore per dimostrare che non esiste."
pronti al momento della partenza e per poter fornire eventuali aggiornamenti in tempo reale. In mattinata siamo andati a Nicosia, la
capitale, dove abbiamo conosciuto altri nostri compagni di viaggio, provenienti dall' Irlanda, dalla Norvegia, dalla Svezia, dalla Bulgaria, dall' Inghilterra, dagli USA e dalla Russia (oltre a due cittadini israeliani che condividono la necessita' di fermare l'atroce assedio contro la Striscia).
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Ci aspettano quattro tipi di scenari, uno solo del quale è entusiasmante: l'arrivo a Gaza per sabato dopo una traversata in mare
di poco piu di un giorno. Ma tenuto conto di quanto fermamente Israele abbia ribadito il proprio impegno a contrastare duramente la missione umanitaria, c' e' poco da sperare in una simile situazione. Gli organizzatori ci hanno fatto sottoscrivere un foglio con il quale ci assumiamo l'intera responsabilita' per cio' che ci accadra', osservando l'impegno a mantenere un atteggiamento non violento di
fornte a qualunque tipo di provocazione israeliana. Le prospettive vanno dal 'fermo in mare' (ovvero potrebbero bloccare le imbarcazioni per vari giorni in mare), al sequestro dei cargo, all'assalto delle navi (con cannoni ad acqua o con altro tipo di minacce), sino all'arresto e alla detenzione, per non dimenticare che altri mezzi di Free Gaza sono stati pesantemente attaccati con armi da fuoco e
danneggiati irreparabilmente. I giornali israeliani in questi giorni riportano addirittura la notizia che Israele avrebbe provveduto alla
preparazione di un campo di detenzione per gli attivisti della Freedom Flotilla ad Ashkelon. Ci sono state date indicazioni in merito
ai nostri diritti e all'atteggiamento che dovremo seguire in caso di arresto e/o interrogatorio e ci hanno fornito i numeri di emergenza e informazioni sull'avvocato che nell'eventualita' gli organizzatori metterebbero immediatamente a nostra disposizione.
In ogni caso siamo sereni: sappiamo che Israele fara' di tutto per minacciarci e spaventarci, ma sappiamo che stiamo compiendo una missione importantissima di aiuto e solidarieta' con un intero popolo: la Turchia accompagnera' la carovana via mare e avremo un telefono satellitare in nave in caso di emergenza. Vogliamo fare la nostra parte: gli aiuti (materiali da costruzione, generatori di corrente, generi alimentari per bambini, sedie a rotelle elettriche, medicinali, materiali per le scuole) ora ammontano a quasi 10.000 tonnellate!!! La mia speranza e' quella di poter testimoniare questa avventura, dimostrando la crudelta' (che polverizza ogni parola di propaganda che in questi giorni si sta spendendo allegramente su blog, siti, commenti ad articoli di stampo indiscutibilmente filosionista) del governo e dell'esercito israeliano verso Gaza, ma soprattutto consegnando aiuti fondamentali per i cittadini palestinesi. Se non fosse drammatico, ci sarebbere da ridere dei Governi italiani che si sono avvicendati, sottoscrivendo ed approvando accordi militari di cooperazione con Israele...saranno proprio i soldi dei cittadini italiani, il denaro pubblico del nostro paese, che sara' utilizzato per tentare di fermarci ed eventualmente detenerci in campi israeliani! L'Italia che butta nel cesso i quattrini dei propri cittadini, per ubbidire all'odio feroce dei sionisti: chissa' cosa ne penserebbero i disoccupati, i ricercatori universitari, le aziende in crisi, le forze di polizia senza benzina per la lotta contro la criminalita'...Ma ovviamente il regime politico e mediatico italiano non fara' passare una sola riga su questa missione umanitaria e sui rischi che sta correndo: meglio non parlarne...e' il modo migliore per dimostrare che non esiste."
(Monia Benini, 26-05-2010)
"Questa mattina (27 maggio), le navi europee della Flotta contro l'embargo israeliano a Gaza partono da Rodi, dirette verso le coste cipriote. Da lì, nelle prossime 24 ore, la Flotta muoverà alla volta della Striscia di Gaza assediata.
La Campagna Europea contro l'embargo a Gaza - una delle sigle che compongono la coalizione della Freedom Flotilla - riferisce che con la partenza delle navi europee, una delle quali è stata denominata "Ottomila" in onore dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, e quella delle tre navi che si trovano nel porto di Antalya, nella serata di oggi, comincerà l'ultimo passo prima di quello finale, che vedrà l'intera Flotta dirigersi verso la Striscia di Gaza assediata.
La Campagna Europea, che ha sede a Bruxelles, afferma: "Ci si attende che tutte le navi della Flotta - che trasportano decine di migliaia di tonnellate di aiuti - s'incontrino di fronte alle coste di Cipro a mezzogiorno di domani (venerdì 28), dove si uniranno agli altri partecipanti, trasportati da alcune barche, alcuni parlamentari europei. Da lì partirà il viaggio verso Gaza, con l'arrivo nelle acque territoriali palestinesi dopo 24 ore"."
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