Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


lunedì 31 maggio 2010

Presidi

E' confermato che i morti sono 16.
A Padova ci saranno 2 presidi, uno oggi alle 18 in piazza antenore ed uno domani alle 18 sempre in piazza antenore.
(purtroppo la coordinazione tra le diverse realtà qui lascia a desiderare)

Queste le informazioni dalle altre città:

Napoli: ore 17.00 piazza del Plebiscito

GENOVA:
Genova alle 18.00 GENOVA ORE 18.00 PIAZZA DE FERRARI

MILANO:
ore 17.30 piazza san Babila
PRESIDIO PER PROTESTARE CONTRO L’ATTACO ISRAELIANO ALLE NAVI DEI PACIFISTI INTERNAZIONALI - CHE HA PROVOCATO ALMENO 15 MORTI - E PER LA FINE DELL’ASSEDIO DI GAZA.


FIRENZE:
a Firenze ci sarà un presidio promosso dall'associazione di amicizia
italo palestinese per oggi alle 17 davanti alla prefettura,via Cavour,


PISA:
DURANTE LA NOTTE FORZE MILITARI ISRAELIANE UCCIDONO 16 CIVILI DELLA FREEDOM
FLOTTILLA. presidio oggi alle 17 in piazza xx settembre davanti al Comune di Pisa


BOLOGNA:
A Bologna l’appuntamento è per le 17.00 in Piazza Nettuno

TORINO:
presidio nei pressi di Palazzo Nuovo (Università di Torino, angolo via Verdi – via Sant’Ottavio), lunedì 31 maggio alle ore 17.00

MODENA:
anche a modena alle 17 sotto la ghirlandina se qualcuno è interessato.

Novara: ore 17.30 alla prefettura

Bergamo: ore 18.00 Piazza Vittorio Veneto

Grosseto: ore 18 davanti a prefettura

L'Aquila ore 18.00 rotonda della Guardia di Finanza

Livorno ore 18.00 Piazza Grande

Parma ore 18.00 in Piazzale della Pace

Pesaro - ore 18.30 davanti al Comune

Treviso - ore 18.00 davanti alla Prefettura

Varese ore 17 davanti alla prefettura

Venezia ore 17.00 - Ponte di Rialto

Viareggio ore 17 davanti al comune

Vicenza - ore 18.30 davanti alla Prefettura

Savona: Oggi alle 18 in piazza Mameli


Boicotta israele.

Almeno 10 morti sulle navi

Le navi sono state attaccate in acque internazionali questa notte, dopo aver interrotto le comunicazioni satellitari.

La televisione israeliana dice che ci sono stati 10 morti, mentre altre fonti dicono che ce ne sono stati di più.

I feriti sono stati trasportati in un ospedale segreto, in modo che i giornalisti non possano incontrarli, ed anche le navi sono state scortate a Haifa e non Ashelon perchè non incontrino i giornalisti.

Questo non è semplicemente un voler fermare delle navi che portavano aiuti umanitari, non è solo un'operazione di guerra in acque internazionali (dove secondo la legge internazionale non dovrebbero avvenire). E' una strage di civili inermi, che volevano infrangere un embargo illegale secondo l'ONU, da parte di una potenza coloniale che ha cominciato a colonizzare il mediterraneo.

Uqesto è un video di Al Jazeera girato dalle navi. Viene ribadito che si continua a sparare anche se le navi hanno alzato la bandiera bianca.



Altri aggiornamenti su witnessgaza.

Boicotta israele perchè è un pezzo di merda (chiedo scusa alla merda).

Navi intercattate e bloccate le comunicazioni

Stasera intorno alle 22 ora italiana, la marina militare Israeliana,1ha iniziato ad incalzare le barche della flottiglia free Gaza.
Questa operazione avviene a 78 miglia marine da Gaza in acque internazionali.

Stasera intorno alle 22 ora italiana, la marina militare Israeliana,1ha iniziato ad incalzare le barche della flottiglia free Gaza.
Questa operazione avviene a 78 miglia marine da Gaza in acque internazionali.

Dalle navi il segnale va e viene, chiedono di intervanire dicono "we need your help now". Domani mattina ultreiriori aggirnamenti.

Boicotta israele perchè non ci lascia comunicare con le navi.

domenica 30 maggio 2010

Lettera aperta sul denied entry a Noam Chomsky

Le navi hanno subito un ulteriore ritardo: partiranno oggi tra le 2 e le 3 di pomeriggio per arrivare domani mattina presto.
Ricevo e pubblico una lettera di alcuni studenti sulla vicenda dell "denied entry" a Noam Chomsky. L'idea parte dal CAU di Napoli ma chiedono di diffonderla in tutta italia e possibilmente oltre.

Lettera aperta alla comunità accademica sul divieto d’ingresso in Palestina notificato a Chomsky.

In questi giorni l'università palestinese di Bir Zeit , alle porte di Ramallah, avrebbe dovuto ospitare due lezioni di Noam Chomsky: “America and the world” e “America at home”. Ma il 16 maggio, al momento dell'ingresso in Cisgiordania, il professore di Linguistica e Filosofia del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston è stato trattenuto per alcune ore alla frontiera. Dopo aver comunicato ripetutamente con il Ministero degli Interni, un ufficiale israeliano ha apposto sul passaporto di Chomsky il timbro: “Denied Entry”. Il motivo dell’interdizione è nella dichiarazione che il militare israeliano ha riferito a Chomsky: “Ad Israele non piace ciò che lei dice”.

I funzionari israeliani hanno parlato di un equivoco per giustificare il provvedimento. La portavoce del Ministero degli Interni, Sabine Haddad, ha riferito che stanno cercando di fare chiarezza sulla questione. In realtà non c’è molto da chiarire nel comportamento di Israele. Al di là delle scuse di maniera profuse a poche ore dall’“incidente”, non c’è spazio per alcun misunderstanding, come ha affermato lo stesso Chomsky in un’intervista rilasciata ad Al Jazeera. La grave colpa per cui l’eminente studioso ha meritato il provvedimento sono le critiche che negli anni ha formulato allo stato israeliano.

Negare l’ingresso in Cisgiordania a quello che secondo il New York Times è il “più importante intellettuale vivente” e che il The Nation definisce “una fonte inesauribile di sapere”, ci dice sicuramente qualcosa su cosa stia accadendo in Israele. Se Chomsky fosse stato “solo” il linguista che ha apportato il più importante contributo alla linguistica teorica del XX secolo, probabilmente non ci troveremmo a parlare di tutto questo. Ma Chomsky, a partire dagli anni della contestazione alla guerra del Vietnam, si è sempre contraddistinto per essere un intellettuale a tutto tondo. Un intellettuale che ha travalicato i confini della materia cui pure così tanto ha contribuito, per fare dell’impegno sociale e politico una costante della sua vita.

L’analisi del ruolo dei mass media nelle democrazie occidentali e quella della politica estera degli Stati Uniti sono solo alcuni dei tanti contributi che nel corso degli anni ha fornito.
Il divieto imposto a Chomsky è solo l'ultimo episodio di una lunga serie di attacchi al diritto alla critica rivolti al mondo accademico e dell'informazione. Non è la prima volta che quella che viene definita “l'unica democrazia” del Medio Oriente cerca di impedire la libera circolazione delle idee, per quanto autorevoli possano essere le voci che le esprimono. Solo due anni fa ad un altro importante studioso, Norman Finkelstein, professore statunitense di storia, è stato comunicato il divieto di entrare in Israele per i prossimi dieci anni. Ad Israele non è piaciuto il suo libro “L’industria dell’Olocausto” che tratta dello sfruttamento della sofferenza degli ebrei durante la seconda guerra mondiale a favore degli interessi dello stato israeliano. Ilan Pappe è stato invece costretto all’esilio in Gran Bretagna a causa delle pressioni quotidiane e della censura che lo Stato esercitava sulle sue ricerche, in particolare da quando ha scritto della pulizia etnica della Palestina del 1948.

Nonostante questi continui divieti imposti da Tel Aviv, lo stato israeliano continua a presentarsi come paladino della cultura e a combattere duramente la campagna internazionale di Boicottaggio Accademico e Culturale, rea di arrecare un notevole danno a tutto il mondo della cultura. Ma il divieto di ingresso a Chomsky palesa come la figura del censore si addica alla perfezione allo stato israeliano. “Israele stesso è uno dei più prolifici "boicottatori" del mondo”, avendo “imposto un boicottaggio culturale, accademico, politico, economico e militare sui territori occupati” affermava solo pochi giorni fa Gideon Levy dalle colonne di Haaretz. Questa vicenda sembra rafforzare incontestabilmente le sue ragioni. Libertà di manifestazione del pensiero, di dissenso, diritto allo studio dei palestinesi, non sembrano essere all’ordine del giorno in Israele. Il risultato è che ogni giorno vengono calpestate impudentemente.

Ciò che spinge noi studenti e studentesse a scrivere un appello rivolto alla comunità accademica è il bisogno di prendere parola collettivamente sulla situazione che abbiamo di fronte ai nostri occhi. Pensiamo che sia doveroso da parte di chi studia e fa ricerca all’interno dell’università prendere una posizione chiara di denuncia delle pratiche israeliane che quotidianamente negano quel diritto al dissenso che tanta importanza dovrebbe avere in una democrazia. Espressioni come “pensiero critico” hanno ormai perso di significato in Israele. Il divieto imposto a Chomsky è da questo punto di vista paradigmatico. Stare in silenzio in simili situazioni rischia di avere un aberrante significato: essere complici.

Per aderire all’appello scrivere una mail all’indirizzo: israelecontrolacultura@gmail.com

elenco adesioni qui: http://cau.noblogs.org/post/2010/05/16/lettera-divieto-ingresso-palestina-chomsky
e qui: http://snipurl.com/wqnez

Boicotta israele perchè ferma la cultura.

Partite...

Le navi si sono radunate al largo di Cipro e questa mattina presto sono partite alla volta della striscia di Gaza.

Repubblica scrive: "Se esse si rifiuteranno di invertire la rotta, le unità del commando della marina dovranno assumerne il controllo e condurle verso il porto di Ashdod. Là il carico umanitario destinato ai palestinesi sarà ispezionato e poi - se giudicato non pericoloso per la sicurezza di Israele - sarà inoltrato a Gaza." Quasi che israele, poverino, debba difendersi dal pericoloso carico delle navi: ricordo che le navi sono state accuratamente ispezionale ai porti di partenza, che contengono attrezzi medicali (come carrozzine e stampelle), cemento per la ricostruzione delle case, libri e giocattoli per bambini.

Ora sono partite verso Gaza, stiamo con le dita incrociate...

Sembra che a Roma ci sia un concentramento in piazza San Marco questa sera nel caso in ci attacchino le navi.

Boicotta israele perchè minaccia civili inermi.

sabato 29 maggio 2010

Ancora aggiornamenti sulle barche

Una nave della Freedom Flotilla è stata bloccata sull'isola di Cipro. Una delegazione di 60 esponenti politici europei è stata inizialmente fermata a Larnaca con la polizia che dichiarava di "aver avuto ordine dal governo che questa delegazione non avrebbe dovuto in alcun modo lasciare il porto". Si sono spostati a Limassol per cercare di raggiungere la flotta con un'altra imbarcazione ma si sono trovati nuovamente circondati dalla polizia. Sembra che l'intenzione di Israele sia quella di abbordare le navi in acque internazionali.

Vi propongo un comunicato scritto da alcuni gironalisti presenti sulla nave "8000", che prende il nome dal numero di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.

"Noi, giornalisti, videoreporter e freelance a bordo della nave "Ottomila" della Freedom Flotilla, considereremo ogni aggressione israeliana contro di noi una grave violazione della libertà di stampa, sancita da numerose convenzioni internazionali. Ribadiamo che noi siamo qui per svolgere il nostro dovere professionale al seguito della missione umanitaria della Freedom Flotilla.

Troupe di Aljazeera
Media SKAI radio - Grecia Web tv - Grecia TVXS.gr - Grecia Ethnos Newspaper - Grecia Ceska Televize - Rep. Ceca CZECHR - Rep. Ceca Infopal.it - Italia
Bulgarian BTV - Bulgaria

N.B.: operatori dei media, turchi, russi e di altre nazionalità sono a bordo di altre imbarcazioni della Freedom Flotilla."

Intanto oggi Israele ha ancora bombardato Gaza, lanciando 9 missili nell'area di Rafa e 2 nella zona sud-occidentale di Gaza. I danni sono ingenti ma sembra non ci siano feriti.

Boicotta israele contro l'assedio di Gaza.

giovedì 27 maggio 2010

Freedom Flotilla in viaggio verso Gaza

La freedom flotilla si sta pian piano avvicinando a Gaza.
Alcune delle barche sono ormeggiate a Cipro in attesa delle altre, per fare rotta tutte assieme verso i porti di Gaza.

Per prima cosa vi propongo questo e questo video in cui alcune attiviste in procinto di imbarcarsi sulle navi raccontano le ragioni di questo viaggio: il primo racconta soprattutto l'esperienza di una ragazza che è stata per lungo tempo nella striscia ed il secondo spiega meglio di cosa sono caricate le navi. Essi sono tratti da www.witnessgaza.com, dove volendo potrete trovare altri video interessanti, tra cui gli auguri di alcune personalità per quest'impresa.

Poi vi trascrivo alcuni stralci di diari di persone che stanno sulle navi:

"Siamo una trentina di giornalisti, un ex ambasciatore Usa in Iraq, un gruppo transnazionale di Ebrei contro l'Occupazione, due medici, altri attivisti, nonché alcuni responsabili della European Campaign to end the siege on Gaza, una delle organizzazioni promotrici della missione umanitaria Freedom Flotilla.

Anche in questo caso, dal punto di vista mediatico, il nostro Paese si colloca ben in basso nelle classiche della "libertà di infomare i cittadini": con noi non c'è alcuna testata nazionale mainstream. Tv e giornali di altri stati europei, e arabi, sono invece ben presenti. A "rappresentare" l'Italia, mediaticamente, in questa impresa dai tratti davvero "storici", siamo in tre: i videoreporter Manolo Luppichini, Manuel Zani e chi scrive.

Ora ci troviamo in mare aperto, verso Rodi, dove la nostra nave farà sosta per poi proseguire verso le acque cipriote, per riunirsi alle altre 8 - le navi turche e algerina, quelle del Free Gaza partire ieri da Creta, e i tre cargo."
(Angela Lano, 26-5-2010)



"Abbiamo cambiato albergo poiche' hanno sistemato tutti partecipanti, prima sparsi in vari alloggi, in un unico hotel in modo da essere
pronti al momento della partenza e per poter fornire eventuali aggiornamenti in tempo reale. In mattinata siamo andati a Nicosia, la
capitale, dove abbiamo conosciuto altri nostri compagni di viaggio, provenienti dall' Irlanda, dalla Norvegia, dalla Svezia, dalla Bulgaria, dall' Inghilterra, dagli USA e dalla Russia (oltre a due cittadini israeliani che condividono la necessita' di fermare l'atroce assedio contro la Striscia).

[...]

Ci aspettano quattro tipi di scenari, uno solo del quale è entusiasmante: l'arrivo a Gaza per sabato dopo una traversata in mare
di poco piu di un giorno. Ma tenuto conto di quanto fermamente Israele abbia ribadito il proprio impegno a contrastare duramente la missione umanitaria, c' e' poco da sperare in una simile situazione. Gli organizzatori ci hanno fatto sottoscrivere un foglio con il quale ci assumiamo l'intera responsabilita' per cio' che ci accadra', osservando l'impegno a mantenere un atteggiamento non violento di
fornte a qualunque tipo di provocazione israeliana. Le prospettive vanno dal 'fermo in mare' (ovvero potrebbero bloccare le imbarcazioni per vari giorni in mare), al sequestro dei cargo, all'assalto delle navi (con cannoni ad acqua o con altro tipo di minacce), sino all'arresto e alla detenzione, per non dimenticare che altri mezzi di Free Gaza sono stati pesantemente attaccati con armi da fuoco e
danneggiati irreparabilmente. I giornali israeliani in questi giorni riportano addirittura la notizia che Israele avrebbe provveduto alla
preparazione di un campo di detenzione per gli attivisti della Freedom Flotilla ad Ashkelon. Ci sono state date indicazioni in merito
ai nostri diritti e all'atteggiamento che dovremo seguire in caso di arresto e/o interrogatorio e ci hanno fornito i numeri di emergenza e informazioni sull'avvocato che nell'eventualita' gli organizzatori metterebbero immediatamente a nostra disposizione.
In ogni caso siamo sereni: sappiamo che Israele fara' di tutto per minacciarci e spaventarci, ma sappiamo che stiamo compiendo una missione importantissima di aiuto e solidarieta' con un intero popolo: la Turchia accompagnera' la carovana via mare e avremo un telefono satellitare in nave in caso di emergenza. Vogliamo fare la nostra parte: gli aiuti (materiali da costruzione, generatori di corrente, generi alimentari per bambini, sedie a rotelle elettriche, medicinali, materiali per le scuole) ora ammontano a quasi 10.000 tonnellate!!! La mia speranza e' quella di poter testimoniare questa avventura, dimostrando la crudelta' (che polverizza ogni parola di propaganda che in questi giorni si sta spendendo allegramente su blog, siti, commenti ad articoli di stampo indiscutibilmente filosionista) del governo e dell'esercito israeliano verso Gaza, ma soprattutto consegnando aiuti fondamentali per i cittadini palestinesi. Se non fosse drammatico, ci sarebbere da ridere dei Governi italiani che si sono avvicendati, sottoscrivendo ed approvando accordi militari di cooperazione con Israele...saranno proprio i soldi dei cittadini italiani, il denaro pubblico del nostro paese, che sara' utilizzato per tentare di fermarci ed eventualmente detenerci in campi israeliani! L'Italia che butta nel cesso i quattrini dei propri cittadini, per ubbidire all'odio feroce dei sionisti: chissa' cosa ne penserebbero i disoccupati, i ricercatori universitari, le aziende in crisi, le forze di polizia senza benzina per la lotta contro la criminalita'...Ma ovviamente il regime politico e mediatico italiano non fara' passare una sola riga su questa missione umanitaria e sui rischi che sta correndo: meglio non parlarne...e' il modo migliore per dimostrare che non esiste."
(Monia Benini, 26-05-2010)


"Questa mattina (27 maggio), le navi europee della Flotta contro l'embargo israeliano a Gaza partono da Rodi, dirette verso le coste cipriote. Da lì, nelle prossime 24 ore, la Flotta muoverà alla volta della Striscia di Gaza assediata.

La Campagna Europea contro l'embargo a Gaza - una delle sigle che compongono la coalizione della Freedom Flotilla - riferisce che con la partenza delle navi europee, una delle quali è stata denominata "Ottomila" in onore dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, e quella delle tre navi che si trovano nel porto di Antalya, nella serata di oggi, comincerà l'ultimo passo prima di quello finale, che vedrà l'intera Flotta dirigersi verso la Striscia di Gaza assediata.

La Campagna Europea, che ha sede a Bruxelles, afferma: "Ci si attende che tutte le navi della Flotta - che trasportano decine di migliaia di tonnellate di aiuti - s'incontrino di fronte alle coste di Cipro a mezzogiorno di domani (venerdì 28), dove si uniranno agli altri partecipanti, trasportati da alcune barche, alcuni parlamentari europei. Da lì partirà il viaggio verso Gaza, con l'arrivo nelle acque territoriali palestinesi dopo 24 ore"."
(Infopal)

Boicotta Israele perchè l'assedio a cui sta sopponendo Gaza è inumano.

mercoledì 26 maggio 2010

ISM - International Solidarity Movement

L'international solidarity movement è un movimento palestinian-led, che fa azioni nonviolente, e che usa il metodo del consenso.

Palestinian led significa che qualunque iniziativa o azione viene fatta con i palestinesi e se approvata dai contatti palestinesi. Il metodo del consenso prevede che prima di qualunque azione ciascun componente del gruppo debba essere d’accordo con quello che si va a fare: è necessario e perchè talvolta si tratta di cose un po’ pericolose e non è giusto forzare nessuno. La nonviolenza e in questo caso non deve essere uno stile di vita, è semplicemente un metodo di lotta.

Sono stata attivista con l'ISM nella West Bank, soprattutto ad Hebron, ma anche a Gerusalemme e Ni'lin.
Accompagnavamo i bambini a scuola al mattino quando dovevano passare attraverso i check point, le maestre ci raccontavano che i soldati mettevano l'acqua negli zaini, spesso fermavano anche i maestri e i professori. Andavamo con i contadini se dovevano raggiungere le loro terre troppo vicine ad una colonia per essere tranquilli, ed ogni tanto arrivava la polizia a cacciarli dalla loro terra e talvolta arrestava noi o loro. Andavamo anche con i pastori, soprattutto nei villaggi del sud, e dormivamo nelle case dei palestinesi quando avevano paura di essere attaccati nella notte. Partecipavamo alle manifestazioni, principalmente filmando, documentando le violenze dell'esercito.
L'ISM è un'organizzazione illegale secondo israele. Non sono più potuta tornare in Palestina perchè il mossad aveva scoperto che ho fatto parte di questa "pericolosissima" organizzazione che vi ho descritto.

Ultimamente mi sono arrivati 2 appelli da parte dell'ISM: uno chiedeva soldi per comperare telecamere o di portare direttamente telecamere se scendete giù in Palestina, l'altro, pubblicato anche su internet, lancia la summer campain sotto lo slogan della "global intifada", invitando a fare azioni (principalmente legate al BDS) nelle proprie città e soprattutto ad andare in palestina e vedere con i propri occhi cosa stia succedendo.

Boicotta israele perchè considera illegale anche un'organizzazione nonvioenta.

lunedì 24 maggio 2010

Buona notizia

La coop adriatica e la nordiconad hanno finalmente smesso di commerciare prodotti Agrexco provenienti da Israele.

In seguito ad azioni di volantinaggio e banchetti informativi, il 30 marzo sono state inviate numerosissime lettere provenienti da attivisti di tutta Italia alle sedi delle coop e di nordiconad. Essi chiedevano, in diverse forme, di non commerciare prodotti provenienti da Israele, facendo particolare riferimento ad Agrexco, principale importatore.

In un comunicato, poco tempo fa, Coop ha dichiarato di non commerciare più prodotti Agrexco, in quanto non ne è possibile rintracciare la provenienza (se da West Bank o Israele) e rendendo impossibile per il consumatore fare un acquisto informato e consapevole.

Oggi anche i quotidiani israeliani si sono resi conto del boicottaggio, e presto da Israele cominceranno a bersagliare Coop perchè torni nui suoi passi. Quello che si chiede è di continuare a spingere sulla coop perchè non torni indietro, questi sono i contatti da utilizzare per ringraziarla e spingerla a non tornare sui suoi passi

COOP ITALIA 800805580

COOP ADRIATICA 800857084

COOP CONSUMATORI NORDEST 800849085
servizio.clienti@nordest.coop.it

COOP ESTENSE 800850000
filodiretto@mu.estense.coop.it

COOP LIGURIA 800011761
filodiretto@liguria.coop.it

COOP LOMBARDIA 800016706
filodiretto@lombardia.coop.it

NOVACOOP 800238380

UNICOOP TIRRENO 800861081
filodiretto@unicooptirreno.coop.it

UNICOOP FIRENZE Numero Verde IPERMERCATI 800623623
comunica@coopfirenze.it

SUPERSTORE TRENTO E ROVERETO 800115510

Qui è possibile ritrovare un approfondimento di questa vicenda.

Boicotta israele e non ti fermare alla prima vittoria.

sabato 22 maggio 2010

Ancora sulla freedom flotilla.

E' possibile firmare questa lettera in supporto della freedom flotilla a questo link.
Ricordo che la freedom flotilla, gruppo di 9 barche che tenterà di rompere l'assedio di Gaza portando sacchi di cemento, apparecchiature mediche e testi scolastici, ha ricevuto pesantissime minacce da israele insieme con la promessa di non lasciarle approdare nella Striscia.

Inoltre la rete romana di solidarietà con il popolo palestinese invita tutti a recarsi a Montecitorio in caso di attacco violento della flotta da parte delle forze armate israeliane, e invita chi non sta a Roma ad effettuare azioni simili davanti alle sedi istituzionali (italiane o israeliane) delle rispettive città.

E' possibile seguire qui la flotilla in tempo reale.

Boicotta israele e supporta la freedom flotilla.

venerdì 21 maggio 2010

Ebrei antisionisti, israeliani per il boicottaggio

Mi è capitato di sentir dire che, per il fatto stesso che uno sia ebreo debba essere a favore dello stato di israele, e debba appoggiare la cacciata dei palestinesi dalla Palestina. E mi è pure capitato di sentire che tutti gli israeliani siano a favore del sionismo e non abbiano a cuore il destino dei palestinesi.

Secondo la mia esperienza entrambe queste affermazioni sono false.

Per screditare la prima riporto alcuni spezzoni di dei discorsi del rabbino , leader di Naturei Karta:

"Ci sono che ci chiedono il perché della nostra partecipazione al corteo dei palestinesi. Perché manifestiamo con la bandiera palestinese in mano ? Perché sosteniamo la causa palestinese ? “Siete ebrei !” ci dicono, cosa state facendo ? E la nostra risposta, che vorrei condividere con Voi oggi pomeriggio, è molto semplice. E' PRECISAMENTE PERCHE' SIAMO EBREI CHE STIAMO MANIFESTANDO CON I PALESTINESI, ALZANDO IN MANO LA BANDIERA PALESTINESE. E' PROPRIO PERCHE' SIAMO EBREI CHE STIAMO CHIEDENDO IL RITORNO DEI PALESTINESI ALLE LORO CASE E LA RESTITUZIONE DELLE LORO PROPRIETA.! Sì, la nostra Torah ci obbliga ad essere giusti. Siamo obbligati a perseguire la giustizia. E cosa c'è di più ingiusto del programma del movimento sionista, in atto da un secolo, di invadere le terre di un altro popolo, di espellere la gente ed espropriarla dei suoi beni ? I primi sionisti hanno dichiarato di essere un popolo senza terra, diretto verso una terra senza popolo. A parole, un'impresa innocente. Ma le parole erano totalmente e profondamente false. La Palestina era una paese appartenente ad un popolo. Un popolo che stava sviluppando una consapevolezza nazionale. Per noi non vi è alcun dubbio che se i profughi ebrei fossero arrivati in Palestina non con l'intenzione di dominare, non con l'intenzione di crearvi uno Stato degli Ebrei, non con l'intenzione di espropriare, non con l'intenzione di spogliare i palestinesi dai loro diritti fondamentali, essi sarebbero stati i benvenuti dei palestinesi, godendo della stessa ospitalità che popoli musulmani avevano offerto agli ebrei durante il corso della storia. E in tale caso, saremmo vissuti insieme come ebrei e musulmani sino vissuti insieme in precedenza, in pace ed armonia." "E’ ora di smantellare lo stato di Israele. Esso costituisce un’onta per il popolo ebreo. A tutta l’umanità viene detto dagli esponenti di questo stato che Israele rappresenta gli ebrei. Quest’affermazione è insensata. Gli eretici non possono rappresentare il popolo della Torah. Coloro che si sono resi colpevoli di gravissime crudeltà nei confronti dei palestinesi non possono rappresentare un popolo misericordioso. Il compito del popolo ebreo è di dedicarsi alla Torah ed al servizio di Dio. Siamo chiamati dal nostro Creatore ad essere leali ai paesi del nostro esilio ed a comportarci in buona fede con tutti gli uomini. Il sionismo è una deviazione di proporzioni nefaste che trascina le sue vittime in conflitti infiniti con altri popoli." "Amici musulmani e palestinesi nel mondo, Vi prego di ascoltare il nostro messaggio: Ci sono ebrei in questo mondo che sostengono la Vostra causa. E quando diciamo di sostenere la Vostra causa, non ci riferiamo ad alcun piano di spartizione come quello proposto nel 1947 dall'ONU che non aveva alcun diritto di farlo. Quando diciamo di sostenere la Vostra causa non intendiamo i progetti di spartire la Cisgiordania e di tagliarla in pezzi, come fu proposto da Barak a Camp David e non ci riferiamo alle proposte di offrire giustizia per meno del 10% dei profughi. Noi intendiamo niente meno che la restituzione della Palestina intera, Gerusalemme inclusa, alla sovranità dei palestinesi ! A questo punto, principi di equità richiedono che saranno i palestinesi a decidere se gli ebrei e quanti di loro rimarranno nel Paese. Questa è l'unica strada che potrà condurre ad una vera riconciliazione. Ma noi andiamo oltre. NOI riteniamo che non sarà sufficiente riconsegnare le terre ai loro proprietari legittimi. Non ce la caveremo con questo. Occorre chiedere scusa al popolo palestinese, in modo chiaro e preciso. Il sionismo Vi ha fatto un torto. Il sionismo Vi ha rubato le Vostre case. Il sionismo Vi ha rubato la Vostra terra. Facendo queste dichiarazioni, noi dichiariamo davanti al mondo che siamo il popolo della Torah, che la nostra religione ci obbliga ad essere onesti e a comportarci con equità, ad essere giusti, fare del bene ed essere gentili. Abbiamo partecipato a centinaia di manifestazioni a favore dei palestinesi durante gli anni passati ed ovunque andiamo, gli organizzatori ed i partecipanti ci salutano con il consueto calore dell'ospitalità orientale. Che atroce bugia dire che i palestinesi in particolare ed i musulmani in generale avrebbero in odio gli ebrei ! Voi odiate l'ingiustizia, non gli ebrei. Non abbiate paura, amici miei. Il male non potrà trionfare per molto tempo. L'incubo sionista si sta per finire. Si è consumato. Le sue recenti brutalità sono il rantolo del malato terminale. Noi e Voi vivremo ancora quando arriverà il giorno che ebrei e palestinesi si abbracceranno, per celebrare la pace, sotto la bandiera palestinese a Gerusalemme. Ed infine, quando il Redentore dell'umanità sarà arrivato, le sofferenze di oggi saranno dimenticate da molto tempo, rimosse dalle benedizioni del presente."

Inoltre c'è un sito che racchiude diverse posizioni di ebrei non esattamente tutti antisionisti ma comunque anti-occupazione. Si tratta della rete-eco Ebrei Contro l'Occupazione.


Per screditare la seconda affermazione, invece, vi racconto degli Anarchici Contro il Muro, di Boycott From Within, di Tayyush, e di tutti quegli israeliani che stanno pagando sulla loro pelle il fatto di lottare contro lo stato in cui sono nati, il fatto di essere antisionisti in un posto che fa del sionismo la sua base fondante.
Gli Anarchici contro il Muro son un gruppo basato soprattutto a Tel Aviv. Partecipano a diversi tipi di manifestazioni o iniziative al fianco dei palestinesi. Non agiscono solo contro l'occupazione ma anche contro tutte le contraddizioni interne della società israeliana. Sono in gran parte vegani ed animalisti.
Boyott from within è un'altro gruppo di israeliani, impegnati nello spiegare le ragioni del boicottaggio ad israele all'interno della società israeliana: lavoro molto utile per ottenere un risultato con il boicottaggio stesso.
Tayyush significa "insieme" in arabo ed è anche il nome di un gruppo, la cui base principale è a Gerusalemme, che ho incontrato spessissimo nella manifestazioni in Cisgiordania, soprattutto in quelle che coinvolgevano agricoltori.

Boicotta israele perchè racconta balle dicendo che tutti sono d'accordo con lui. E anche perchè il boicottaggio è appoggiato sia da israeliani che da ebrei non israeliani.

mercoledì 19 maggio 2010

Supporta la Freedom Flotilla

Ormai anche il governo israeliano ha ammesso che ci sono determinati generi di primo consumo che non possono entrare a Gaza. Anche se il Ministero della Difesa si rifiuta – adducendo motivi di sicurezza - di rivelare perché Israele vieti l'importazione nella Striscia di Gaza di beni come il coriandolo, la salvia, la marmellata, la cioccolata, le patatine fritte, la frutta secca, tessuti, notebook, vasi vuoti e giocattoli, pur consentendo invece l’ingresso di cannella, secchi di plastica e pettini.

Una flotta di 8 navi (freedom flotilla) sta partendo in questo giorni dai porti europei, per portare cemento, case prefabbricate, apparecchiature mediche e materiale scolastico. Il direttore del Dipartimento affari europei del ministero degli Esteri sionista, Noar Gilon ha affermato, convocando gli ambasciatori di alcuni stati europei, che "Israele non permetterà che queste navi giungano sulle coste di Gaza e rompano l'embargo." in pratica, si minaccia di fermare la freedom flotilla con la forza.

Di seguito riporto un appello in favore delle freedom flotilla. A mio parere è decisamente troppo ottimista nei confronti del governo italiano, che non credo prenderà mai posizione favorevole in merito, ma comunque vale la pena di essere diffusa.

In questi giorni sta salpando dai porti di Irlanda, Turchia e Grecia, alla volta di quello di Gaza City una flotta di otto navi che trasportano materiali da costruzione, impianti di desalinizzazione dell’acqua, impianti fotovoltaici, generatori, materiale per la scuola e farmaci da consegnare alla società civile palestinese. Si tratta di un'azione di alcune organizzazioni e reti di solidarietà internazionale, necessaria per la sopravvivenza della popolazione di Gaza, che da più di tre anni vive sotto un assedio asfissiante, priva di generi di prima necessità e dei materiali indispensabili per ricostruire un territorio martoriato dall’operazione “piombo fuso” dell’esercito israeliano, che ha causato oltre 1400 morti, tra cui 400 bambini, e più di 5000 feriti dovuti anche all’uso di armi proibite dal Diritto Internazionale, quali l’uranio impoverito ed il l fosforo bianco.

Il governo israeliano ha dichiarato che impedirà in tutti i modi possibili (anche con la forza se necessario) l’arrivo delle navi e la consegna dei materiali. Se ciò avvenisse sarebbero in pericolo anche i 600 passeggeri di oltre 40 nazionalità che sono imbarcati sulle navi.

Per evitare che ciò avvenga, e permettere che le navi possano consegnare il materiale, chiediamo:

a) una chiara e pubblica presa di posizione delle forze politiche, dei parlamentari, degli uomini di cultura e dell’associazionismo che prevenga una ulteriore azione del governo israeliano condotta in spregio alle leggi che regolano il diritto internazionale e la convivenza civile dei popoli

b) che l’Italia eserciti una forte pressione politica e diplomatica sul governo israeliano affinché non ostacoli l’arrivo della flotta al porto di Gaza City, ripetendo, in acque internazionali, le azioni di pirateria già effettuate in analoghe circostanze negli scorsi anni.

Il silenzio che nel nostro Paese circonda le sofferenze inflitte alla popolazione di Gaza e l’assenza di attenzione verso le iniziative umanitarie di associazioni e comitati di solidarietà è inaccettabile e colpevole: quindi confidiamo in una sua iniziativa.

Roma 15 maggio 2010 – giornata della NAKBA

La Rete Romana di solidarietà con il Popolo palestinese

1. FORUM PALESTINA
2. PER NON DIMENTICARE GAZA
3. DONNE IN NERO
4. UN PONTE PER…
5. ACTION FOR PEACE
6. ASSOPACE NAZIONALE
7. ASSOPACE ROMA
8. ASSOCIAZIONE AMAL, BAMBINI PER LA PACE – ONLUS
9. PALESTINE TINK TANK
10. COLLETTIVO ANTAGONISTA PRIMAVALLE, ROMA
11. SUMUD associazione di volontariato antimperialista ONLUS, Perugia
12. ASSOCIAZIONE YAKAAR ITALIA – SENEGAL
13. C.S.O.A. LA STRADA
14. INTERNATIONAL SOLIDARITY MOVEMENT GAZA
15. ASSOCIAZIONE DI AMICIZIA ITALO-PALESTINESE ONLUS, FIRENZE
16. AMICI DELLA MEZZALUNA ROSSA PALESTINESE

17. ADESIONI INDIVIDUALI:
18. Fabio Marcelli, Giuristi Democratici
19. Luisa Morgantini
20. Gianna Pasini, Assopace Brescia
21. Mila Pernice, Forum Palestina
22. Alessandra Capone, Comitato Stop Agrexco Roma

Boicotta israele perchè stringe d'assedio Gaza e non permette a nessuno che non sia "embedded" di avvicinarsi.

lunedì 17 maggio 2010

Contraddizioni culturali

Noam Chomsky, conosciutissimo intellettuale ebreo statunitense, si è visto negare l'ingresso in Palestina e in israele. Avrebbe dovuto andare a parlare nell'università di Birzeit, vicino a Ramallah. Sabine Haddad, portavoce del ministero dell'interno israeliano, ha riferito che Chomsky, non è stato fatto entrare "per diversi motivi".
L’ufficiale israeliano di frontiera, dopo averlo fatto aspettare 3 ore, ha così motivato a Chomsky il dienigo all’entrata: “al governo d’Israele non piace quello che scrivi”.
"Ti invito a trovare un governo al mondo che ama quello scrivo”, ha risposto prontamente l’ottantunenne intellettuale ebreo.
A questo punto c'è chi lo invita ad entrare con la free gaza boat...

Allo stesso tempo, alla fiera del libro di Torino, israele ha uno stand pur non essendo una casa editrice.
Non solo: in questo stand vengono pubblicizzati libri anti-islamici e gadgets sionisti. Essi sono l'unico stand che si permetta di pubblicizzare libri "contro" un altro popolo o cultura: ci sono libri che descrivono l'Islam come minaccia e israele come il baluardo in difesa dell'occidente.

Probabilmente il significato che da israele a parole come "intellettuale" e "cultura" è molto diverso da quello che darei io.

Boicotta israele perchè esporta propaganda sionista impedendo l'entrata della cultura nei suoi confini.

Manifestazioni e riflessioni sulla Nakba

Vale ancora la pena di soffermarsi su quanto la Nakba non sia finita nel '48 ma duri ancora oggi, mentre ieri ci sono state manifestazioni in tutta la west bank e a Gerusalemme per commemorare la Catastrofe.

La Nakba continua
Prendendo sounto da un articolo di Vittorio Arrigoni comparso da poco su infopal, vi propongo una riflessione.
Cominciamo con una mappa, osservatela bene. Prima di proseguire con la lettura del post, provate a notare cosa c'è che non va. Qualcosa di strano? Guardatela bene: a questa mappa si può giungere dal sito ufficiale del turismo israeliano, clikkando su mappa interattiva. Osservate la mappa, appunto, notate che mancano totalmente i territori palestinesi, la linea verde, una qualsiasi demarcazione tra territori palestinesi ed israeliani. Certo, nella mappa principale c'è una leggera ombreggiatura, ma sperisce non appena si fa l'ingrandimento.
Mi ricorda un passaggio di un libro di Ilan Pappe, di quando racconta di come oggi i villaggi palestinesi siano stati completamente cancellati, per eliminarne anche la memoria, e di come al posto di molti villaggi si siano fatti dei parchi, dove si raccontava che gli ulivi ed i mandorli, che per secoli erano stati coltivati dai palestinesi, fossero piante nate e cresciute spontaneamente.
Quello che fa imressione è la capacità di israele di cancellare anche il ricordo del fatto che li ci abbia mai vissuto qualcuno che non facesse parte dello stato di israele, così come cancella tutta la west bank e gaza, nelle loro mappe esiste solo israele.

Manifestazioni per commemorare la Nakba (breve elenco probabilmente non esaustivo)
A Gerusalemme est circa 200 persone sono scese in piazza per puntare l'attensione agli sgomberi e demolizioni di case palestinesi. Portavano caretelli con scritto: "Ebraicizzazione di Gerusalemme - la nuova Nakba".
Ad Iraq Burin una manifestazione, dopo aver lanciato in aria 62 paloncini neri in memoria dei 62 anni passati dalla Nakba, ha raggiunto la sommità di una montagna vicina, con forte significato simbolico per gli abitanti. La manifestazione è stata repressa con lacrimogeni.
Ad la Ma'asara c'è stato un festival con poesie e canti, circa 200 persone hanno partecipato.
A Bi'lin la manifestazione contro il muro era accompagnata da un grande chiave in legno, rappresentante il non-negoziabile diritto al ritorno, e c'erano 3 persone vestite da Handala. La manifestazione è stata dispersa con i gas lacrimogeni, che hanno inoltre creato degli incendi tra gli ulivi, che poi sono stati domati.
Ad Al Khalil (Hebron) la manifestazione, accompagnata anche qui da 62 palloni neri, ha portato all'arresto di un palestinese che ha scritto su un avamposto militare "this is apartheid" e "open al Shuhada street" (una strada aperta solo per gli israeliani e non per i palestinesi). Inoltre c'erano coloni che lanciavano pietre sui manifestanti.
Nella marcia che si è fatta a Gaza per chiedere il diritto al ritorno, Fatah e Hamas hanno fatto interventi in favore dell'unità politiaca dei palestinesi.

Boicotta israele perchè continua a perpetrare la Nakba.

sabato 15 maggio 2010

Al nakba - racconti

Oggi è il 15 Maggio, il giorno della nakba.

Vi riporto 2 racconti, il primo è tratto da Infopal, mentre l'altro da "la tenda beduina".

Hajj Hasan

A 62 anni fa risalgono i ricordi dell’ottuagenario Hasan Subhi Abu Rahma, rifugiato dal villaggio occupato di ‘Aqir. Aveva 18 anni e faceva il contadino, insieme alla sua famiglia formata da dodici persone.

La sua famiglia possedeva un terreno di 14 dunum [1 dunum palestinese equivale a 900 mq, ndr] che anche Hajj Hasan coltivava. Esso dava i frutti necessari per vivere, ma tutto venne interrotto dalla fuga provocata dagli usurpatori israeliani.

“Era una terra generosa e benedetta. Dava il grano, il mais, il miele, il laban e i migliori formaggi della Palestina fatti con latte di pecora. Inoltre, il nostro villaggio era famoso per la fabbricazione di tappeti, la cui lana era tratta sempre dalle nostre pecore”.

Di quella notte funesta, che lo strappò dalla sua casa e dalla sua terra, Hasan racconta: “Alle cinque del mattino, le bande sioniste dell’Haganà (formazioni militari ben armate e ben addestrate) si raggrupparono ai limiti della cittadina, e in poco tempo piombarono sul villaggio cominciando ad uccidere e distruggere”.

Prosegue Hasan: “Gli uomini e i giovani del villaggio, insomma, chi poté, scappò… ma chi non ce la fece, come gli anziani, i bambini ed alcune donne, finì prigioniero per mano delle bande dell’Haganà: tutti radunati nella moschea del villaggio. A quel punto gettarono delle bombe nella moschea e spararono uccidendo tutti quelli che vi avevano messo dentro. Non vidi nessuno uscire dalla moschea: li avevano ammazzati tutti”.

Hajj Hasan riprende a raccontare sospirando: “Dopo di ciò, grazie al Cielo [al-Hamdu li-Llàh: lett. “La Lode spetta a Iddio”, ndr], io e la mia famiglia siamo riusciti ad uscire dalla cittadina, mentre quelle bande tiravano le bombe sulla moschea per uccidere i palestinesi che vi avevano rinchiuso. Così continuammo a camminare fino ad al-Migdal, alla frontiera settentrionale della Striscia di Gaza. Lì rimanemmo solo due giorni, ma quando sentimmo le notizie sulle bande sioniste che stavano avvicinandosi scappammo verso la Striscia di Gaza, dove ci sistemammo nel campo profughi di an-Nuseyrat, nella parte centrale della Striscia”.

Con voce ferma, Hajj Hasan chiede ad uno dei suoi nipoti che sono intorno a lui ad ascoltare i suoi ricordi dolorosi di portare il certificato di proprietà della sua terra e la chiave della casa, diventata un simbolo dei loro diritti sulla terra da cui sono stati cacciati.

Con mani tremanti, Hajj Hasan apre i fogli che riguardano la sua terra, così vediamo i suoi dati personali e le informazioni che dimostrano che i suoi diritti: “Quanto mi auguro di tornare in quella terra… lavorarvi, mangiare dei suoi frutti ed esalare l’ultimo respiro là”.

E conclude: “Se non riuscirò a tornare, questi miei nipoti hanno preso l’impegno di completare l’opera e di non barattare la loro terra con tutto l’oro del mondo, perché presto o tardi si vedrà chi ha ragione e gli stranieri e i ladri saranno cacciati dalla nostra terra”.


Umm Tawfik

Rafka Darwish, Umm Tawfik, nonna palestinese di 105 anni, ricorda bene la nakba ma soprattutto la vita palestinese prima del 1948 e l’ottima convivenza con cristiani ed ebrei della Palestina.
Umm Tawfik è una rifugiata, nata nel 1903 nella cittadina palestinese del Majdal (Ashkalon). Ha 5 figli e un centinaio tra nipoti e bisnipoti. Tre dei suoi figli sono morti a Gaza ma lei ancora sogna di tornare a casa.

Racconta la semplicità del suo quartiere del Majdal prima del 1948. “la nostra vita era tranquilla prima della nakba quando gli ebrei occuparono le nostre case…eravamo il paese più grande della zona, lavoravano quasi tutti nel commercio e nell’artigianato, non ci mancava niente, eravamo semplici ma non conoscevamo la povertà”.

Nonostante la semplicità e la poca istruzione, dato che c’erano solo scuole elementari e per proseguire gli studi superiori bisognava andare fino a Gerusalemme, era considerata una vera e propria vergogna la presenza di poveri nel paese. “I ricchi avevano l’obbligo di nutrire i poveri, eravamo autonomi in tutto, le olive e l’olio, il grano, il pollame, tutti lavoravano la propria terra, persino le piogge erano molto più frequenti all’epoca”.

Ricorda che prima di emigrare vivevano con famiglie palestinesi ebree, con le quali avevano ottimi legami. “Ricordo benissimo il nostro vicino Yitzhak, eravamo molto legati”, così come il legame era molto forte con le famiglie cristiane del paese.
Umm Tawfik e il marito possedevano 5 negozi e 120 dunum di terreni agricoli (12 ettari) oltre alla casa. Tuttora conserva i documenti e gli atti di proprietà e le chiavi di casa.

Il giorno della nakba lo ricorda così “Eravamo nel periodo di raccolta quando gli ebrei iniziarono a bombardare le nostre case di notte e al mattino aumentò seppellendo molti sotto le macerie, molti massacri vennero compiuti contro i villaggi palestinesi, specialmente intorno a Gerusalemme”.
“Tutto ciò ci terrorizzo, quindi decidemmo di allontanarci per qualche giorno, settimane al massimo, per tornare quando si sarebbe calmata la situazione, non ci portammo dietro nulla di prezioso, eravamo convinti di tornare”.
“Nessuno immaginava di ritrovarsi 60 anni dopo ancora lontano da casa, lasciarono tutto convinti di tornare, perfino la cucina la misi in ordine prima di uscire”.
“Il cammino verso Gaza fu tremendo, era dura e lunga e ci bombardavano in testa, c’erano vecchi e bambini e molti di loro non riuscivano a camminare e andavano portati in braccio”.

Umm Tawfik racconta il duro impatto con Gaza. “Arrivammo alla periferia di Gaza, era povera e piccola e con pochi abitanti”. “All’inizio ci ospitarono le famiglie di Gaza, ma con il passare del tempo iniziammo a prendere le camere in affitto, pagando somme modeste, alcuni si costruirono delle baracche o delle piccole case con legno e pietre, poi iniziò ad arrivare il sostegno di diverse organizzazioni internazionali, con cibo e tende, iniziarono anche ad organizzare le classi scolastiche nelle tende”. Ricorda che i campi profughi nacquero nei primi anni cinquanta con una camera per ogni quattro persone, poi arrivarono scuole ed ospedali.

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Oggi milioni di rifugiati palestinesi lottano per la restituzione delle loro terre, per il rispetto della risoluzione 194 dell'ONU, che sancisce il diritto al ritorno per i profughi palestinesi.
Un buon libro sulla Nakba si intitola "la pulizia etnica della palestina" ed è scritto da Ilan Pappe, uno storico israeliano.

Boicotta israele perchè ha compiuto una pulizia etnica in Palestina.

martedì 11 maggio 2010

Nuove armi su Gaza:rischio mutazioni genetiche

L'articolo che segue è tratto da infopal:

Nuove armi sperimentate a Gaza: popolazione a rischio mutazioni genetiche

Biopsie delle vittime condotte in tre università: Roma, Chalmer (Svezia) e Beirut (Libano)

Comunicato stampa

11 maggio 2010

Metalli tossici ma anche sostanze carcinogene, in grado cioè di provocare mutazioni genetiche. E' quanto è stato individuato nei tessuti di alcune persone ferite a Gaza durante le operazioni militari israeliane del 2006 e del 2009.

L'indagine ha riguardato ferite provocate da armi che non hanno lasciato schegge o frammenti nel corpo delle persone colpite, una partcolarità segnalata più volte dai medici di Gaza, che indica l'impiego di armi sperimentali sconosciute, i cui effetti sono ancora da accertare completamente. La ricerca, che ha messo a confronto il contenuto di 32 elementi rilevati dalle biopsie, attraverso analisi di spettrometria di massa effettuate in tre diverse università, La Sapienza di Roma, l'università di Chalmer (Svezia) e l'università di Beirut (Libano), è stata coordinata da New Weapons Research Group (Nwrg), una commissione indipendente di scienziati ed esperti basata in Italia che studia l'impiego delle armi non convenzionali per investigare loro effetti di medio periodo sui residenti delle aree in cui vengono utilizzate. La rilevante presenza di metalli tossici e carcinogeni indica rischi diretti per i sopravvissuti ma anche di contaminazione ambientale.

I tessuti sono stati prelevati da medici dell'ospedale Shifa di Gaza, che hanno collaborato a questa ricerca, e che hanno classificato il tipo di ferita delle vittime. L'analisi è stata realizzata su 16 campioni di tessuto appartenenti a 13 vittime. I campioni che fanno riferimento alle prime quattro persone risalgono al giugno 2006, periodo dell'operazione “Pioggia d'Estate”. Quelli che appartengono alle altre 9 sono state invece raccolti nella prima settimana del gennaio 2009, nel corso dell'operazione “Piombo Fuso”. Tutti i tessuti sono stati esaminati in ciascuna delle tre università.

Sono stati individuati quattro tipi di ferite: carbonizzazione (nello studio indicato con C), bruciature superficiali (nello studio indicato con B), bruciature da fosforo bianco (nello studio indicato con M) e amputazioni (indicato con A). Gli elementi di cui è stata rilevata la presenza più significativa, in quantità molto superiore a quella rilevata nei tessuti normali, sono:

- alluminio, titanio, rame, stronzio, bario, cobalto, mercurio, vanadio, cesio e stagno nei campioni prelevati dalle persone che hanno subito una amputazione o sono rimaste carbonizzate;

- alluminio, titanio, rame, stronzio, bario, cobalto e mercurio nelle ferite da fosforo bianco;

- cobalto, mercurio, cesio e stagno nei campioni di tessuto appartenenti a chi ha subito bruciature superficiali;

- piombo e uranio in tutti i tipi di ferite;

- bario, arsenico, manganese, rubidio, cadmio, cromo e zinco in tutti i tipi di ferite salvo che in quelle da fosforo bianco;

- nichel solo nelle amputazioni.

Alcuni di questi elementi sono carcinogeni (mercurio, arsenico, cadmio, cromo nichel e uranio), altri potenzialmente carcinogeni (cobalto, vanadio), altri ancora fetotossici (alluminio, mercurio, rame, bario, piombo, manganese). I primi sono in grado di produrre mutazioni genetiche; i secondi provocano questo effetto negli animali ma non è dimostrato che facciano altrettanto nell’uomo; i terzi hanno effetti tossici per le persone e provocano danni anche per il nascituro nel caso di donne incinte: sono in grado, in particolare l'alluminio, di oltrepassare la placenta e danneggiare l’embrione o il feto. Tutti i metalli trovati, inoltre, sono capaci anche di causare patologie croniche dell’apparato respiratorio, renale e riproduttivo e della pelle.

La differente combinazione della presenza e della quantità di questi metalli rappresenta una “firma metallica”.

“Nessuno – spiega Paola Manduca, che insegna genetica all'università di Genova, portavoce del New Weapons Research Group – aveva mai condotto questo tipo di analisi bioptica su campioni di tessuto appartenenti a feriti. Noi abbiamo focalizzato lo studio su ferite prodotte da armi che non lasciano schegge e frammenti perché ferite di questo tipo sono state riportate ripetutamente dai medici a Gaza e perché esistono armi sviluppate negli ultimi anni con il criterio di non lasciare frammenti nel corpo. Abbiamo deciso di usare questo tipo di analisi per verificare la presenza, nelle armi che producono ferite amputanti e carbonizzanti, di metalli che si depositano sulla pelle e dentro il derma nella sede della ferita”.

“La presenza – prosegue – di metalli in queste armi che non lasciano frammenti era stata ipotizzata, ma mai provata prima. Con nostra sorpresa, anche le bruciature da fosforo bianco contengono molti metalli in quantità elevate. La loro presenza in tutte queste armi implica anche una diffusione nell'ambiente, in un'area di dimensioni a noi ignote, variabile secondo il tipo di arma. Questi elementi vengono perciò inalati dalla persona ferita e da chi si trovava nelle adiacenze anche dopo l'attacco militare. La loro presenza comporta così un rischio sia per le persone coinvolte direttamente, che per quelle che invece non sono state colpite”.

L'indagine fa seguito a due ricerche analoghe del Nwrg. La prima, pubblicata il 17 dicembre 2009, aveva individuato la presenza di metalli tossici nelle aree di crateri prodotti dai bombardamenti israeliani a Gaza, indicando una contaminazione del suolo che, associata alle precarie condizioni di vita, in particolare nei campi profughi, espone la popolazione al rischio di venire in contatto con sostanze velenose.

La seconda ricerca, pubblicata il 17 marzo scorso, aveva evidenziato tracce di metalli tossici in campioni di capelli di bambini palestinesi che vivono nelle aree colpite dai bombardamenti israeliani all'interno della Striscia di Gaza.

Contatti ufficio stampa

Fabio De Ponte

Tel. 347.9422957

Email: info@newweapons.org

Sito: www.newweapons.org


Boicotta israele per le armi che usa.

sabato 8 maggio 2010

Di quando mi hanno respinta in aeroporto

Riporto qui la mail che ho scritto quando mi hanno respinto all'aeroporto di Tel Aviv, qundo l'ultima volta ho tentato di entrare in Palestina.
"L'unica democrazia del medio oriente"

Sono arrivata in aeroporto a Tel Aviv, o meglio Tel al-Rabi, il nome di Tel Aviv prima che nel 48 i sionisti cacciassero le popolazioni origiarie o le trucidassero. Dicevo, arrivo in aeroporto e al controllo passaporti mi fermano dicendo “aspetta un attimo che verrà qualcuno a parlare con te”.
In realtà ho aspettato 2 ore e poi una ragazza grassa e brutta, con 2 occhi piccini ed aggressivi, con un computer di fronte incomincia ad
interrogarmi, dicendo fin dall'inizio che sapevano che ero entrata 2 volte e da dove ero entrata ecc, e scrivendo tutto quello che dicevo nel suo pc. Dopo mezz'ora circa di interrogatorio in cui le spiegavo che l'ultima volta che ero stata in Palestina ero stata con la walk about love (ritrovo di fricchettoni autorizzato da israele) e che sarei tornata con la walk about love, lei mi dice che non mi crede, mi chiede se ho fatto parte di organizzazioni illegali, mi chiede di dirle tutti i nomi di quelli che conosco nella west bank (continuo a sostenere di non conoscere nessuno), e mi domanda le mie relazioni con l'ISM, le domando cosa sia l'ISM ecc, poi mi fa aprire una mail in cui credevo di non avere mail compromettenti (un indirizzol di gmail che avevo dato l'altra volta che ero entrata) e l'ho aperta pensando
sempre di riuscire a convincerla che non avevo nulla a che fare con questo ISM. In realtà dentro c'era una mail all'ISM Palestina e lei mi ha accusata di mentire e mi ha chiesto di ritrattare dicendo tutti i nomi di quelli che ho conosciuto ecc. Io le ho risposto “I don't have anything else to tell you” non ho niente altro da dire.

Mi hanno messa ad aspettare un altro paio di ore o forse di più (e a questo punto sapevo che mi avrebbero reimpatriata, perchè l'ISM, pur essendo nonviolento, è considerato illegale alla stregua di un'organizzazione terroristica), poi mi hanno portata in un altro ufficio (l'ufficio del ministero dell'immigrazione forse, un qualche ministero, non ricordo) sempre all'interno dell'aeroporto, e li mi hanno detto che mi avrebbero reimpatriata e che non avrei potuto entrare in israele per i prossimi 10 anni. Domando con che aereo, a che ora sarei arrivata, non me lo dicono. Dopo qualche altra ora mi hanno portata fuori dall'area del controllo passaporti con 2 poliziotte di scorta, ed un tizio della security ha cominciato e domandarmi di nuovo la ragione del mio viaggio, gli ho detto che me la avevano già domandata dentro, le poliziotte mi dicevano “ripondi”, a me sembrava troppo una presa per il culo e gli ho detto che non avevo nulla da dire, di nuovo. Lui risponde che questo renderà le cose più difficili, e io penso: “tanto, peggio di così...”.

Entriamo in un'altra stanza dove mi perquisiscono (non mi spogliano del tutto, mi lasciano sia i pantaloni che una maglia), perquisiscono lo zaino (in maniera piuttosto sommaria, peraltro, infatti srotolano il sacco a pelo senza aprirlo bene dentro ecc.) e si prendono i 2 cellulari che avevo con me: quando gli do quello con la sim ha la batteria al massimo e segnale buono, quando me lo restituiscono (ci lavorano diverse decine di minuti) ha la batteria a metà e non è più in grado di ricevere segnale israeliano.
Nemmeno l'altro è in grado di ricevere segnale. Prendono 3 scatole di cartone grandi uguali, in una mettono il caricabetteria del cell senza
sim, in un'altra la custodia del pc, in un'altra il pc con l'alimentatore. Mi dicono che la scatola con il caricabatteria sarebbe venuta con me, e anche quella con la custodia del pc, mentre il pc sarebbe arrivato a parte, perchè dovevano fare dei controlli, all'inizio dicono che lo avrei trovato scendendo dall'aereo e poi dicono che scesa dall'aereo sarei dovuta andare al lost and found perchè me lo avrebbero spedito più avanti.

Dopo aver manomesso il cellulare in modo che non possa più ricevere segnale israeliano mi dicono a che ora è il volo il giorno dopo, così che non potessi avere la possibilità di comunicarlo in Italia.

Torno nella stanzina di prima, e trovo una palestinese con passaporto statunitense nella mia stessa situazione, che sta per essere rimandata egli USA. Ha un velo azzurro e si dondola dicendo “I wanto to go home, I wanto to go home”, voleva andare a trovare la sua famiglia. Nel furgone con cui mi portano alla prigione sono con un altro palestinese della costa rica, è la 4° volta che tenta di entrare e voleva fare visita alla sua mamma malata, ma lo rispediscono in costa Rica. Sono in cella con una sudafricana di 25 anni, una russa di 40circa ed una nigeriana di circa 30. Loro non hanno potuto entrare perchè il soldato della frontiera ha deciso che non avevano abbastanza soldi per permettersi una vacanza in israele, loro dicevano di avere la carta di credito... Nella cella in fianco invece c'è una donna di 32 anni indiana con un bimbo di qualche mese, aveva vissuto 5 anni in israele e adesso la reimpatriavano. Lei, avendo vissuto in israele, doveva
firmare un foglio con cui dava in suo consenso a salire sull'aereo, e si rifiutava di firmare. Era un'immagine strana quella di lei che cercava di fare ridere il bambino ma nel frattempo le scendevano le lacrime sulle guance...

Ho dovuto insistere un'oretta perchè mi dessero la coperta, il coprimaterasso e lo spazzolino da denti, ma ho dovuto domandare molto più
a lungo per la chiamata con l'ambasciata a cui avevo diritto, quella me la hanno lasciata fare il giorno dopo...ero stata tanto tempo a battere sulla porta della cella, non che ci fosse molto altro da fare...anche perchè l'ora d'aria durava 10 minuti e a me non l'anno fatta fare (immagino fosse perchè ero li per meno di 24 ore).

Poi mi hanno messa su un altro furgone con una panca di ferro e le sbarre alle finestre, mi hanno portata direttamente alla pista di decollo
dell'aereo, hanno caricato il bagaglio e mi ci hanno fatta salire. I miei documenti (passaporto ecc) li aveva la hostess fino al momento dell'atterraggio.


Questo il racconto, all'incirca, di cosa mi è successo.

A me resta tanta rabbia. Tanta rabbia perchè mi abbiano proibito di entrare in Palestina per i prossimi 10 anni a causa della collaborazione con un'organizzazione nonviolenta. Tanta rabbia per il fatto che non facessero nemmeno tornare a casa i palestinesi che dovevano visitare la famiglia.
Frustrazione per il senso di impotenza che ti da il fatto di essere in prigione, per non potere comunicare con fuori, per le bugie che
raccontavano in continuazione i poliziotti.


Questo stato maledetto che si autodefinisce l'unica democrazia del medio oriente, questo stato di fatto propaggine e colonia occidentale in un mondo di cui non fa parte, questo stato la cui arroganza è spalleggiata da Europa e USA in primis, questo mostro che più permettersi di violare qualunque risoluzione dell'ONU e compiere pulizie etniche senza che da nessuna parte si propongano sanzioni.


Sul letto sopra il mio nella cella c'era scritto "someday your god will punish you, fucked israel"

Boicotta israele perchè non lascia entrare i dissidenti politici e nemmeno i palestinesi che vogliono tornare a casa.

martedì 4 maggio 2010

Attacchi dei coloni al nord

Sembra che in questi giorni i coloni del nord della West Bank si stiano dando da fare più del solito per cacciare chi viveva nelle terre che ora occupano prima del loro arrivo. Le notizie che seguono sono prese dal sito di Ma'an

Questa notte nel villaggio di Al-Lubban Ash-Sharqiyya, vicino a Nablus, un gruppo di testimoni palestinesi ha udito delle automobili arrivare alle 3 di notte, ha visto uscire dei coloni che hanno ammucchiato libri del Corano e tende della moschea sul pavimento dell'edificio, e gli hanno dato fuoco. E' iniziata un'indagine della polizia per quanto accaduto, mentre in seguito all'esposto fatto alle autorità israeliane è stato risposto che probabilmente l'incendio è stato causato da un guasto elettrico. Il villaggio è circondato da 3 colonie: Eli, Shilo, e Ma’ale Levona.

Fonti ufficiali raccontano che la strada per arrivare a Qaryout -a sud di Nablus- è stata bloccata da coloni, e testimoni raccontano di mucchi di detriti che non lasciano passare automobili. La colonia vicina a questo villaggio si chiama Shilo.

Ieri i contadini di Salfit si sono visti distruggere il raccolto, e esperti descrivono i danni come provocati da grossi animali. La pratica di rilasciare cinghiali nei campi dei palestinesi da parte dei coloni non è nuova, e ci sono diverse foto a dimostrarlo. E' una pratica ancor più orribile se si tiene conto del fatto che il maiale (e di conseguenza il cinghiale) è un animale impuro per la religione musulmana.

Il 30 aprile nell'area di Qualquilia, gli abitanti sono stati svegliati da un gruppo di coloni. Essi hanno danneggiato circa 30 alberi di ulivo, posti in un'area che era stata dichiarata "zona militare chiusa" per impedire ai contadini locali di recarvisi.

Ricordo che le colonie sono state dichiarate illegali dalle risoluzioni internazionali e che quindi la presenza stessa di questi coloni nella West Bank non è accettabile, e lo è ancor meno visto il loro attegggiamento.

Boicotta israele perchè non si preoccupa di fermare coloni e colonie.

3 Maggio per la libertà di stampa

Il 3 Maggio era la giornata mondiale per la libertà di stampa. Colpisce l'editoriale di Ma'an, tradotto il italiano da infopal, che racconta della perdita di 6 giornalisti durante l'operazione piombo fuso a Gaza, ed anche 3 giornalisti di Maan sono morti dopo essere stati feriti nel loro lavoro.

Sempre ieri, il 3 maggio, in una manifestazione a Beit Jala, Muhammar Awar -giornalista- è stato colpito in testa da un lacrimogeno di alluminio ed è stato portato in ospedale in stato di incoscenza (secondoo quel che raccontano i testimoni).

Colpisce la forza con cui questi giornalisti continuino a portare alla luce notizie, spesso scomode, a rischio della loro pelle.

Boicotta Israele perchè colpisce i giornalisti.

sabato 1 maggio 2010

Studenti

Un appello firmato da un gruppo di studenti israeliani chiede che gli studenti della striscia di Gaza possano andare a studiare nella West Bank, soprattutto perchè nella Striscia non è possibile studiare alcune materie (tra cui odontoiatria ed altre discipline sanitarie).

Un altro appello, questa volta firmato da diverse organizzazioni e gruppi studenteschi palestinesi, chede ancora una volta il boicottaggio di Israele. In particolare si stanno preparando alla giornata della nakba, e dichiarano di rifiutare ogni relazione con università israeliane, non a meno che essa non riconosca i diritti inalienabili dei palestinesi e non spinga esplicitamente a resistere all'occupazione, apartheid e colonizzazione israeliana.

Studenti. Speriamo che serva.

Boicotta israele perchè anche gli studenti lo fanno.