Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


mercoledì 12 ottobre 2011

Diario dalla tenda numero 3



Ieri mattina è stato il momento delle donne: circa 30 di esse si sono unite allo sciopero della fame. Ogni lunedì madri sorelle e mogli dei prigionieri si trovano alla croce rossa per mantenere alta l'attenzione sui loro cari. Ieri, l'usuale sit-in era particolarmente popolato, ed in 30 hanno deciso di cominciare lo sciopero della fame. Tra queste c'è Taragi, il cui marito è in carcere da quasi 6 anni. Viene da Khuza'a, la sua casa si trova a poche centinaia di metri dal confine, ed ha allevato da sola le sue 5 figlie. Adesso una è sposata e tra qualche mese avrà un bambino, un'altra si sposerà a giugno quando il padre uscirà di galera, e le altre vanno a scuola con ottimi risultati. Racconta che, quando era ancora autorizzata ad andarlo a trovare, nel 2005, era costretta a passare attraverso numerosi ed umilianti controlli, le sue figlie dovevano spogliarsi completamente di fronte alle soldatesse “mi faceva sentir male vedere le mie figlie nude di fronte alle militari israeliane, te come ti sentiresti?”. Passato Erez dovevano attraversare altri interminabili check point, dove dovevano aspettare per ore sotto il sole, “non venivamo trattate come esseri umani”. Una volta arrivata alla prigione, dopo tutte queste traversìe, si trovava a poter vedere il marito solo attraverso un vetro, e potergli parlare solo attraverso un telefono, ovviamente controllato, la cui linea veniva tagliata a piacere dei secondini. “Mio marito veniva picchiato di fronte ai nostri occhi, di fronte agli occhi delle mie figlie. Immagina come dovevano sentirsi questa bambine!”

La cosa bella di chi sciopera è che non esplicita l'appartenenza a nessun partito politico. La maggior parte di essi sono dal Pronte Popolare, ma ci sono anche persone del Fronte Democratico, di Fatah e della Jihad Islamica; nonostante ciò nessuno porta addosso simboli de proprio partito, o sciarpe o oggetti facenti riferimento alla propria appartenenza politica. A chi non segue queste regole vengono temporaneamente sequestrate le bandiere all'ingresso e restituite all'uscita. Ieri c'è stata anche un'accesa discussione su delle magliette che qualcuno avrebbe dovuto regalarci: voleva metterci la foto di Akhmad Sa'adat, però i ragazzi si sono rifiutati chiedendo che venisse messa la foto di tutti i leader in carcere, di tutti i partiti.

Raccontavo ai ragazzi di quello che stava succedendo in Italia, ed erano contenti di sapere di non essere soli, sicuramente la solidarietà attiva è quello che ci vuole. Ecco quello che raccontavo loro: che chi è in sciopero della fame vuole fare dei banchetti per renderlo visibile (probabilmente sarà intorno al 22-23), e oltre alle manifestazioni di Roma e Milano (di cui già vi ho accennato) è previsto un presidio al campidoglio ogni lunedì a partire dal 17 con le foto di detenuti, e racconti di storie degli stessi prigionieri. Qualcuno sta considerando pure di fare banchetti davanti alle varie sedi della croce rossa in italia, con persone che portino avanti lo sciopero della fame e che facciano sensibilizzazione. Le manifestazioni in supporto dei prigionieri nei territori del '48 sono state represse con l'uso di lacrimogeni ed è uscito un appello della campagna BDS per intensificare le azioni di boicottaggio in supporto delle richieste dei prigionieri. Intanto in tantissimi hanno accolto l'appello per uno sciopero della fame di un giorno per oggi (scusate se lo scrivo in ritardo, ma lo ho saputo tardi pure io).

La sera, poi, è arrivata la notizia: Hamas è giunto ad un accordo per la liberazione di Gilad Shalid in cambio di 1000 (o più) prigionieri palestinesi. Tutti erano felici. Pensavano che anche Sa'adat sarebbe stato liberato, anche Marwan Barghouti. Quando alla radio c'era il discorso di Netanyahu che confermava il raggiungimento dell'accordo, sembravano soddisfatti. D'altronde, chi non sarebbe contento della liberazione di 1000 prigionieri? Dai minareti i muezzin esultavano, c'erano petardi, gente che sparava in aria...mentre qualche amica qui di Gaza, testarda, scriveva su twitter “ma noi stiamo ancora pensando a tutti quelli che stanno in carcere, che non sono ancora liberi, vero?” e poi: “non festeggerò fino a che non saranno liberi tutti.”

Vorrei concludere con una precisazione: lo scambio da parte del governo di Hamas del prigioniero di guerra Gilad Shalid (sequestrato nel 2006 tramite un'operazione congiunta di diversi bracci armati) in cambio di 1000 o più prigionieri non ha nulla a che vedere con lo sciopero portato avanti dai detenuti all'interno delle carceri per il miglioramento delle loro condizioni di vita. I nomi di chi verrà liberato sono ancora avvolti nel mistero, all'inizio si pensava ci fossero anche Barghouti e Sa'adat, mentre ora sembra di no. Qui non mi dilungherò oltre su questo argomento perchè, come mostrato più volte, in questo blog mi concentro sulle lotte della gente, quelle “dal basso” qualunque cosa voglia dire, piuttosto che sugli accordi di qualche partito con i sionisti. (sui quali potete farvi la vostra idea da soli)

Lo sciopero della fame continua, fino a che non verranno ascoltate le richieste dei prigioneri.

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