Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


lunedì 17 ottobre 2011

Mohammed Hamdan Duhan



Mohammed Hamdan Duhan ha 63 anni e tanta voglia di raccontare la sua storia. È un po' stanco perchè sta facendo lo sciopero della fame, così la racconta dal letto... Lo hanno arrestato nel 1970 quando aveva 20 anni, con l'accusa di avere ucciso un soldato israeliano ed un informatore.
L'investigazione è durata 3 mesi e mezzo, totalmente passati in isolamento in una cella di un metro e mezzo per un metro, senza finestre, e in cui chiudevano con lui un cane (da ricordare che i cani sono animali “non puliti” per l'islam). Faceva freddo, la luce veniva accesa solo poche ore. Da mangiare gli davano due pezzi di pane e marmellata al giorno, ed aveva con se' due secchi, uno con l'acqua ed uno per gli escrementi. Gli interrogatori veri e propri diravano dalle 3 alle 11 ore, e qualche volta veniva chiamato senza che i soldati avessero vere domande da fargli. “Di solito c'erano 5 soldati e 2 poliziotti. Mi facevano sedere completamente nudo su una sedia, poi un soldato si sedeva sul tavolo, metteva i piedi sulle mie spalle, e mi picchiava. Adesso le tecniche sono cambiate, la violenza è più psicologica che fisica, ma allora era così”. Volevano estorcere informazioni anche riguardo fratello, che all'apoca era poliziotto durante il regime egiziano, e quindi era considerato un nemico dai sionisti. Lo minacciavano di fare ritorsioni contro persone della sua famiglia. Alla fine è stato condannato a 7 ergastoli e 300 anni di detenzione.
La prigione era sovraffollata, c'erano stanze fatte per 15 persone in cui vivevano in 40 “Una volta hanno messo 50 di noi in una stanza in cui saremmo dovuti stare in 10. Noi li dentro eravamo come una famiglia, ci eravamo organizzati. Per esempio avevamo deciso che in ogni stanza c'era una sola persona autorizzata a parlare con i celerini, tutti gli altri non comunicavano con i sionisti.”

Ha passato 10 anni nel carcere di Askalan, e poi 5 nella prigione di Nafha, ed 1 nella prigione di Sorrayya. Racconta di aver vissuto 2 scioperi della fame, la prima settimana del primo non bevevano nemmeno acqua, poi, dal settimo giorno, hanno reintrodotto l'acqua ed un bicchiere di latte e uovo vitaminizzato al mattino: questo sciopero è durato 65 giorni. Abu Alqader AbuElfahem è morto in questo sciopero della fame. Era uno dei comandanti dell'esercito libanese, era stato ferito dai soldati e gli altri prigionieri gli avevano chiesto di non scioperare, ma lui aveva risposto: “siete i miei fratelli e la mia famiglia. Non posso non digiunare!” è morto il 7 maggio del 1970.
Durante questo sciopero, quando venivano individuati i leader, venivano spostati nella prigione di Nafha, e tra questi c'era anche Mohammed. Qui, nel 1982, ha partecipato ad un altro sciopero, in cui sono morte 3 persone: Rasew Halwa, Eshak Mawagha, Ali Elgaafre. “Erano i leader dello sciopero, soldati gli hanno infilato un tubo nel naso per iniettare direttamente nello srtomaco il latte. Il tubo però è finito nei polmoni e così sono morti.”

Dopo 15 anni di prigionia è stato scarcerato in uno scambio di prigionieri nel 1985. All'epoca, racconta, il Fronte Popolare aveva preso 4 soldati che aveva scambiato con 4700 prigionieri palestinesi, ma non era autorizzato a tornare in patria...è rimasto esiliato a Ginevra, in Libia, Siria e Libano, prima di tornare clandestinamente a Gaza.
“Non ho paura a raccontare la mia storia pubblicamente, anche se sono ricercato da Israele...”


Storie come questa verranno raccontate davanti al campidoglio dove, ogni lunedì in concomitanza con il consiglio comunale, degli e delle attivist* si troveranno per chiedere libertà e giustizia per il popolo palestinese (è un'iniziativa di Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese, Comunità Palestinese di Roma e del Lazio, Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese in solidarietà con i prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane in sciopero della fame dal 27 settembre). (per info reteromanapalestina@gmaill.com )

1 commento:

  1. Grazie Silvia e grazie a Mohammed per averci raccontato questa storia...terribile e atroce è a dir poco!!!

    Un forte abbraccio a te ed a tutti/e i/le palestinesi

    @Fla ti ho risposto nel post più sotto

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