Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


mercoledì 19 ottobre 2011

Liberi, ma non tutti. Visto dalla gente.


Grande gioia a Gaza per la liberazione di 447 prigionieri palestinesi, manifestazione di massa in piazza Qatiba ed opinioni contrastanti. Intanto lo sciopero della fame si arresta per 3 giorni dopo i colloqui di ieri, che hanno portato alla fine del confinamento ma non alla soddisfazione certa di tutte le richieste.



Da questa mattina piazza Qatiba, in centro a Gaza city, è stata attrezzata per l'arrivo di decine di migliaia di persone. È stato posto un grande banner, con alcuni attivisti delle brigate al-qassam intenti a rapire un soldato israeliano, ed una scritta “in solidarietà con i prigionieri”. Tante bandiere, inizialmente verdi e palestinesi, ma poi, quando verso le 11 la piazza ha cominciato a riempirsi, anche gialle, rosse e nere. È stato allestito un grande palco, con un centinaio di posti a sedere, riservati ai prigionieri che tornavano in palestina, in cambio del rilascio del soldato Gilad Shalid. Tutta Gaza si preparava al loro arrivo, c'era chi era più entusiasta e chi meno, chi poteva riabbracciare parenti e amici dopo tanto tempo e chi voleva solo partecipare alla festa.


Decine di migliaia di persone in piazza stavano attendendo 140 prigionieri di Gaza e 163 prigionieri originari della west bank deportati a Gaza. Dovevano percorrere un lungo percorso: prima a Ramallah, poi in egitto ed infine a Gaza City. Mentre lo stesso Gilad Shalid si augurava che tutti i prigionieri palestinesi potessero essere presto liberi e tornare alle loro case, 40 dei prigionieri sono stati forzatamente esiliati dall'entità sionista in altri Paesi. 


L'attesa, sotto il sole cocente, è interminabile. Nawal sta aspettando, non c'è suo figlio tra coloro che verranno liberati, ma considera tutti i prigionieri suoi figli: “voglio ringraziare tutti coloro che hanno aiutato in questo scambio... Questa è un'immensa vittoria per la resistenza!” afferma. Anche Rashid sta sotto il sole ad aspettare “sono venuto con mia figlia, volevo che vedesse tutto questo, considero tutti i prigionieri come facenti parte delle mia famiglia.” Saalem esclama: “Questo è il giorno migliore della mia vita, perchè oggi il bene ha vinto il male. Per quanto ci riguarda, vogliamo tutti i prigionieri liberi!”. “Tutti i prigionieri sono nostri figli e tutti noi siamo così felici per i nostri figli che sono stati liberati -spiega il sessant'enne Saleem Ibrahim- spero che l'unità ritorni alla gente, e che lavoriamo assieme per il nostro Paese”.
 



In mattinata, anche degli attivisti dalla tenda dove si portava avanti lo sciopero della fame in solidarietà con i prigionieri, sono andato a visitare Qatiba. Qualcuno, dopo 2 settimane di sciopero della fame, a causa della folla si è sentito male, è svenuto ed è dovuto tornare indietro. In realtà stava per arrivare una buona notizia anche per chi digiunava: ieri, i leader dei prigionieri in rivolta e le autorità carcerarie hanno accordato la fine dell'isolamento per tutti coloro che vi erano sottoposti. Questo ha portato lo sciopero della fame dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, iniziato il 27 settembre ad essere sospeso da oggi a mezzogiorno per 3 giorni. La principale richiesta fatta dai carcerati è stata finalmente accolta, ma non è ancora certo se varranno garantite le visite delle famiglie a tutti i prigionieri, né se verranno ascoltate le altre richieste. Per questo tra 3 giorni i detenuti decideranno se continuare o no lo sciopero, e a Gaza, chi porta avanti lo sciopero della fame in solidarietà, è pronto a ricominciare a digiunare con loro.




Tantissimi hanno partecipato all'evento del pomeriggio, all'arrivo a Qatiba, verso le 5, dei prigionieri rilasciati. Anche dalla tenda diverse persone si sono spostate verso Qatiba, sebbene non proprio tutti fossero entusiasti delle condizioni dello scambio. Abu Montasser, per esempio, trova alcuni punti deboli nell'accordo: sostiene che non ci sia stata collaborazione tra i diversi partiti per scegliere i prigonieri, e che per questo Hamas non sapesse il numero delle donne in carcere (vengono liberate 27 donne su 35); dice che ad alcuni prigionieri rilasciati mancava poco per finire di scontare la pena, sarebbe stato meglio focalizzarsi su chi deve ancora scontare tanti anni o l'ergastolo; avrebbero dovuto includere nell'accordo un trattamento più umano per i detenuti e l'avvallamento delle richieste di chi faceva lo sciopero della fame in carcere, infatti secondo lui “Hamas deve tenere conto anche di chi resta in carcere, della situazione in cui è costretto a vivere”. Comunque sia si dichiara “molto contento per la liberazione di tutti questi prigionieri, e ci mancherebbe, la liberazione di un solo prigioniero mi rende felice! Non dobbiamo però dimenticare chi si trova in sciopero della fame.”.
Umm Ibrahim, invece, definisce l'accordo un “miracolo”: si dice particolarmente contenta per la liberazione delle donne “anche se mi dispiace per quelle che restano dentro” puntualizza, e vuole puntare l'attenzione su chi ha pagato il vero prezzo di questo accordo: “dovremmo ringraziare per quanto è avvenuto oggi tutti coloro che sono stati feriti, uccisi, arrestati, che hanno perso la casa a causa della violenza israeliana...” Spiega come molte delle mogli di questi prigionieri fossero incinte quando i loro mariti sono stati catturati “queste creature sono cresciute senza avere nessuno da chiamare papà.”. “Questo è un primo passo, vedi, io vengo da Beit Dars, nei territori del '48. Mio marito e i miei quattro figli sono stati arrestati, sto ancora attendendo la liberazione del più grande. Continuerò a combattere fino a che non saranno garantiti tutti i nostri diritti, incluso il diritto al ritorno!”.
Due giorni fa, Naigha, un'altra donna che porta avanti lo sciopero della fame, ha avuto conferma che suo marito non era nelle liste dei prigionieri liberati. Quando suo marito è stato sequestrato dai sionisti lei era incinta del loro primo figlio, che è finito in un aborto spontaneo causato dal trauma della perdita del marito. Ora lui è in carcere in israele da 19 anni, e lei sta facendo lo sciopero della fame, in una lotta che anche a distanza li unisce. “All'inizio ci avevano detto che tutti quelli condannati all'ergastolo sarebbero usciti, invece non è vero: mio marito è ergastolano e non esce. Nemmeno chi ha firmato l'accordo sapeva chi usciva, ho ricevuto 4 telefonate dal governo che mi dicevano “è nella lista di chi esce” “non è nella lista”, sembrava giocassero con i miei nervi! Chi era stato catturato prima di Oslo doveva essere una priorità, ma qualcuno di loro è ancora dentro. Sono dentro anche la maggior parte dei leader, ed ho paura che questo accordo possa inficiare i risultati dello sciopero della fame. Se non puoi scegliere chi viene liberato, non hai vinto niente.”




Quando i prigionieri liberati arrivano sul palco è un'esplosione di slogan e mani alzate. Le bandiere sventolano e chi può sale in piedi sulle sedie di plastica che si era portato dietro per vedere meglio. Nel suo discorso Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas, dice di “baciare le mani e la fronte” alla resistenza palestinese, e si augura un nuovo piano per liberare tutti coloro che ancora si trovano in carcere.





Vale la pena ricordare che tutti i prigionieri palestinesi in Israele sono tecnicamente prigionieri politici, perchè non sono arrestati per crimini comuni contro altri civili palestinesi ma di crimini contro l'occupazione, e che il fatto stesso che vengano deportati nelle carceri israeliane in vece che in carceri site in territorio palestinese va contro la convenzione di Ginevra. Nelle carceri israeliane sono presenti minori e persone che non hanno subito un reale processo ne' una formale accusa. Come punizione collettiva vengono proibite alcune visite familiari e durante l'investigazione (il primo mese o i primi mesi di prigionia) vengono torturati. Ora, grazie a questo sciopero della fame, la barbara pratica dell'isolamento dovrebbe essere terminata.
Come diceva un'amica: “siamo tutti contenti per quelli che sono stati liberati. Ma non ci dimentichiamo mica di quelli ancora in carcere, vero?”



2 commenti:

  1. Silvia ... Vi siamo .. ti siamo ... vicini anche quando non scriviamo ...
    cercate di mangiare in questi giorni di stop e controllate bene le vostre condizioni fisiche prima di eventualmente ricominciare ...
    lo dico da mamma ... :) vi abbraccio ..

    grazie di tutto questo. grz davvero

    qui c'è un appello prchè PRIMI ... in quella lista ... vengano inseriti QUEI BAMBINI ...
    lo ha postato Convoglio i giorni scorsi, lo posto anche qui :)
    http://occupiedpalestine.wordp­­ress.com/2011/10/17/urgent-ap­p­eal-prisoner-exchange-list-d­oe­s-not-include-any-children-­urg­ent/

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  2. Cara Silvia, quel che stai/state facendo non ha parole per essere descritto.
    Approffitate di questi tre giornni per rimettervi un po' in forze.

    Grazie, mille volte grazie!

    Sappi che siamo in tanti qui ogni mattina ad aspettare con impazienza di leggere il tuo blog, come prima cosa!
    Anna

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