Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


domenica 27 novembre 2011

Due giorni seminando grano

Il 23 ed il 25 Novembre sono stati coltivati 3 terreni al limite della no-go zone unilateralmente imposta da Israele. Tutte le terre si trovano tra i 250 ed i 400 metri dal confine, nel governoratorato di Khan Younis.

Il 23 novembre sono stati coltivati almeno 2 dunam in due diversi appezzamenti, nella zona anNajjar, villaggio di Khuza'a. Il primo terreno appartiene a Raji Radwan, si trova tra i 300 ed i 400 metri dal confine, e non è stato coltivato negli ultimi 6 anni. I lavori sono iniziati alle 10 del mattino, due contadini portavano il grano in due secchi neri e lo lanciavano a manciate su un terreno violentato dai bulldozer e carri armati israeliani. Seminavano camminando tra i solchi e le buche create dalle forze di occupazione, dove faceva capolino qui e li qualche cespuglio secco. Ciascuno dei due era accompagnato da un attivista internazionale. Un altro contadino stava sul trattore, insieme a due attivisti internazionali, ed arava e livellava il fertile terreno fino per sei anni inutilizzato. In tutto, nell'area, erano presenti 3 contadini, 4 attivisti internazionali e 2 attivisti palestinesi.
Finita questa prima terra a 200 metri di distanza anche Walid AnNajar ha coltivato nello stesso modo un terreno ugualmente rovinato dai mezzi militari. Al di la del confine due jeep si sono avvicinate all'avanposto, alla torretta di controllo. Da li le forze di occupazione hanno sparato 2 colpi in aria, quando ormai il terreno era stato seminato e quasi completamente arato. Ce ne siamo andati a lavoro quasi finito, torneremo quando sarà il tempo della raccolta.

Il 25 novembre invece è stato coltivato un terreno di almeno un dunam nel villaggio di Faraheen. Esso si trovava ad una distanza compresa tra i 250 ed i 350 metri dal confine, apparteneva a Yusef Aburjela ed in esso, all'arrivo del contadino e degli attivisti si trovavano 7 cani. Le forze armate israeliane, talvolta, usano animali inconsapevoli per i loro fini immorali: come lanciano cinghiali contro le coltivazioni palestinesi nella valle del Giordano, liberano branchi di cani nella zone di confine all'interno del territorio di Gaza per terrorizzare i palestinesi che si trovano nelle vicinanze. Questi branchi di cani randagi sono addestrati ad inseguire chiunque cammini a passo sostenuto: Yusef Aburjela stava muovendosi velocemente verso il sacco del grano per riempire il suo secchio quando il branco di cani ha cominciato a correre verso di lui. Allora il trattore si è mosso ed i cani sono indietreggiati impauriti: sono rimasti a debita distanza per tutto il tempo dei lavori.
Il 35% delle aree coltivabili di Gaza si trovano in un'area ad alto rischio o addirittura nella no-go zone, fascia di terreno in cui l'accesso è unilateralmente proibito dai soldati israeliani ai palestinesi. In queste zone prima dell'ultima intifada venivano coltivati ulivi e limoni, oggi rimangono incolte e segnate dal passaggio dei mezzi militari israeliani. Questo, però, non limita la voglia dei contadini di tornare alla loro terra per poterla coltivare e perchè possa dare frutto.
(grazie a Rosa Schiano per le foto)

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