Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


martedì 1 novembre 2011

Bispensiero

Vi scrivo queste poche righe mentre i droni continuano a sorvolare il cielo di Gaza, e mentre le notizie su cosa accadrà nelle prossime ore sono tutt'altro che chiare.

Mentre la Palestina è antrata a far parte dell'UNESCO, e in conseguenza a ciò gli Stati Uniti hanno deciso di tagliare i fonti a quella branca dell'ONU, è arrivata la notizia che Israele avrebbe deciso di rispondere in maniera consistente ai missili lanciati da Gaza. Ora, come si dice, se Israele decidesse di rispondere in maniera consistente, i primi a saperlo saremmo noi da qui, e non i giornalisti. E poi, come dice qualcuno su twitter, Israele non dichiara mai quello che farà, per cui se davvero volesse attaccare non lo dichiarerebbe. Ma tanto fa, serve sempre a creare tensione, paura, ansia, angoscia. In anziani, donne uomini bambini...in una popolazione tutta.

Dopo che ho scritto il post l'altroieri le cose sono evolute. Alle 5 di ieri mattina ci sarebbe dovuta essere una tregua, alle 7 di mattina israele aveva già bombardato 10 siti in Gaza. Successivamente l'Egitto ha cercato di mediare un'altra tregua, ma da Gaza è arrivato un “non ci fidiamo”. Non è chiaro nulla, non si sa cosa accadrà ora, mentre il numero totale dei morti è salito a 12 (un israeliano e 11 palestinesi).

Intanto c'è chi definisce il continuo sorvolare di droni una tortura psicologica. Io lo chiamerei punizione collettiva. Modo per terrorizzare un'intera popolazione. Per fare tornare alla mente i peggiori traumi del passato.

Vorrei qui fare un po' chiarezza, perchè mi sembra che a parlare di raid e prigionieri talvolta si faccia un po' di confusione coni concetti e le parole.

I carcerati palestinesi, per esempio, si dice che dabbano stare in carcere perchè hanno ucciso delle persone. Nessun soldato israeliano è stato posto in isolamento o in carcere per i crimini efferati dell'operazione piombo fuso. Ci troviamo di fronte al paradosso per cui se un'uccisione è portata avanti da un esercito, questo la rende agli occhi del mondo accettabile, mentre se viene portata avanti nel quadro di una lotta di liberazione viene chiamata terrorismo. In Israele, chiariamolo, chi si rifiuta di prestare servizio nell'esercito, finisce in galera.

Qui siamo di fronte da un lato ad un popolo sotto occupazione, che ha subito pulizia etnica, deportazioni e genocidi, che tenta, in mille modi possibili, di difendersi dalla potenza occupante; e dall'altro alla 4° potenza militare al mondo, che ha fatto pulizia etnica, deportazioni e genocidi, e che spara a bambini, contadini e pescatori per scelta, sapendo di avere di fronte bambini contadini o pescatori, e volendo appositamente colpire bambini contadini e pescatori. Potremmo stare qui a discutere per anni su quali siano i mezzi migliori o peggiori, più o meno utili, più o meno eticamente accettabili per resistere all'occupazione israeliana. Ciò non cambia il diritto del popolo occupato di scegliere il suo modo di resistere (che tra parentesi è garantito anche dalla legislazione internazionale).

Quello che stanno facendo i palestinesi si chiama Resistenza.
Quello che stanno facendo gli israeliani si chiama terrorismo.
Poi la resistenza può piacere oppure no, si può condannare il terrorismo oppure no. Però chiamiamo le cose con il loro nome.

Definizione Hoepli di terrorismo: “Metodo di lotta violenta, adottato da una fazione politica, da gruppi o movimenti di guerriglia, per abbattere un regime, un governo con atti di violenza destinati, oltre che a colpire gli avversari, a creare tensione e insicurezza tra la popolazione”.

Ricordate Orwell? 1984? Il bispensiero?

p.s.: Io qui per scielta condurrò e conduco azioni nonviolente, perchè penso che per un'internazionale questo tipo di azioni siano più efficaci, o per varie ragioni preferibili. Ma questo non significa che giudico le forme di resistenza dei palestinesi stessi... sicuramente non sono nella posizione per farlo, e non credo che tra chi mi sta leggendo qualcun* lo sia.

p.s.2:ZZZZZZZZZZZZZZZzzzzzzzzzzzzzzZZZZZZZZzzzzZZZZzzzZZzzzZZzZZZzZZzzZZzzzzzzzzzzZZZZZZZZzzzzZZzzZZZZZZZZZZZZZZzzzzzZZzzZZZZZZZZZZZzzzzZZzzZZZZZZZZZZzzzzZZzzzZzzzzzzzzzzZzzzzzzZzzzzzzzzzZZzzZZzZZzzZzzZzzzZZZZzzZZZZZZZZZZZZzzzzzzZZzzZzzzzzZzzZZZzzZZZZZZzzzzzzZZZZZZ-Zannana!

p.s.3: questo è l'audio della mia intervista di ieri con radio cooperativa (grazie Gustavo!)

2 commenti:

  1. Ciao Silvia,

    Intanto mi presento: mi chiamo Mattia, ho 24 anni e scrito dalla Sardegna.
    E' da diversi anni che attraverso la lettura di siti, libro e blog mi interesso della questione palestinese.
    Nel 2009 ho avuto la fortuna di conoscere Vik di persona e farci una gran bella chiacchierata. Già da prima lo seguvo, come ho seguito dopo.
    Ora è da svariati giorni che leggo gli articoli del tuo Blog e che cerco di diffonderli su Facebook. Ho appena finito di sentire il tuo inervento a Radio Cooperativa è stato molto emozionante. Ti stimo molto per quello che fai quotidianamente. GRAZIE PER TUTTO.

    Mattia

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  2. Credo che anche questi due pensieri, sempre di Orwell, che sto per trascrivere si addicano in modo superbo alla realtà dei fatti che purtroppo "abbraccia" (abbraccio che oserei definire come: MORTALE da parte del governo Israeliano) la terra Palestinese...
    Cito letteralmente:
    "I governanti di uno stato del genere esercitano un potere assoluto, possono riplasmare la realtà a loro piacimento"
    E continuo:
    “La menzogna diventa verità e passa alla Storia”.

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